Cammino cristiano

Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. (Romani 7:19)

“Se non lo voglio non lo faccio”. Questo è quello che pensiamo, una deduzione quasi logica se vogliamo ma… c’è un “ma”!

C’è un detto che recita “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Penso che lo conoscano un po’ tutti e penso che ognuno di noi lo abbia sperimentato almeno una volta nella propria vita. Ora, vorrei spendere qualche parola sul verso che ho preso in considerazione per questa riflessione. Leggendolo mi sono posta qualche domanda: “Perché se voglio agire bene non lo metto poi in pratica?” Una ragione ci deve pur essere. Se mi pongo un obiettivo, in questo caso “fare del bene”, va da sé che devo solo mettermi all’opera. Ma sia nella prima parte del versetto che nella seconda si parla di “volontà”. E questo mi porta alla seconda domanda: “Perché se non voglio commettere il male lo faccio comunque?” Ma c’è una terza domanda: “Perché la mia volontà spinge per fare il male e non il bene?”

Diciamo pure che è dalla scelta compiuta dai nostri progenitori nell’Eden, che “il mondo giace sotto il potere del maligno” come è scritto nella Parola di Dio (1 Giovanni 5:19), tuttavia non possiamo fare di questa verità una scusa per vivere secondo la nostra volontà carnale, senza tener conto di Dio e dei Suoi comandamenti. Dobbiamo prendere atto che in questo mondo, il nemico delle anime nostre contrasterà ogni iniziativa che un figlio di Dio prenderà per fare il bene, vuoi per sé stesso vuoi per il prossimo, e arriverà sempre a insinuarsi nella nostra mente per creare dubbio, confusione e farci cadere nello scoraggiamento. Se vogliamo fare il bene e non lo facciamo è proprio perché l’ingannatore trama a nostro danno per farci cadere in peccato e pur avendo il potere del libero arbitrio, la nostra volontà diventa fragile, tanto da farci desistere.

La seconda parte del versetto è altrettanto interessante e vi spiego il motivo. L’uomo pur essendo attratto dal male sa che è sbagliato commetterlo. La sua mente in realtà lo rifiuta, perché è pur sempre stato creato dall’Iddio di ogni benignità! Purtroppo, però, il suo desiderio di non fare il male occupa una percentuale molto ridotta nella sua mente. Gesù nei Vangeli dice apertamente che è dal cuore dell’uomo che proviene ogni sorta di malvagità (Matteo 15:19). Il cuore e la mente si “parlano”. Ora, tendenzialmente siamo portati a fare il male e a vedere con i nostri occhi le sue sfaccettature che si riflettono in questo nostro mondo. Non lo vogliamo ma lo facciamo, ovvero: quella piccola percentuale “del fare il bene” che è insita in noi non viene incrementata quindi resta ferma, nella maggior parte dei casi, e lascia che la nostra volontà segua l’istinto primordiale della famosa “scelta sbagliata” che tutti conosciamo. Allora, qual è la soluzione a tutto questo? Semplice: dobbiamo dar credito al bene che vogliamo realmente mettere in pratica e per fare questo bisogna necessariamente aprire il cuore all’amore di Dio in Cristo Gesù. Senza di Lui e la Sua guida, anche la più piccola delle nostre buone azioni non ha valore! E nel caso in cui il nostro cuore vacillasse, dobbiamo avere l’umiltà di ammettere, come l’apostolo Paolo, che la nostra natura è così, siamo fragili, suscettibili e a volte abbiamo anche molta poca fede! Non voglio scoraggiare nessuno, infatti lo stesso Paolo ha anche affermato un’altra cosa molto importante che serve anche a noi come incoraggiamento a proseguire il cammino: “Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica”. (Filippesi 4:13)

A Dio la gloria!

V.D.S.

 

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