Denti di leone

DOMANDA:

“Stavo leggendo atti degli apostoli e mi sono imbattuta nel paragrafo di Filippo e l'eunuco, dove Filippo viene rapito dallo Spirito Santo e ha fatto un "viaggio spazio temporale " e mi sono chiesta se può essere un’analogia del rapimento della chiesa. So che può essere una domanda banale ma ho come avuto un flash...” 

RISPOSTA:

La gradita domanda della nostra ascoltatrice non è banale, ma una attenta osservazione di un versetto che di solito viene trascurato, e ha proposto una acuta analogia su cui ora ragioneremo. 

Il versetto in questione nella versione Nuova Riveduta è tradotto così:

“Quando uscirono dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo, e l'eunuco non lo vide più; ma proseguì il suo cammino pieno di gioia.” (Atti 8:39)

Io non conosco il greco, ma per chi lo conosce, dalle fonti trovate, la scrittura originale sembra essere questa:

ὅτε δὲ ἀνέβησαν ἐκ τοῦ ὕδατος, πνεῦμα κυρίου ἥρπασεν τὸν Φίλιππον, καὶ οὐκ εἶδεν αὐτὸν οὐκέτι ὁ εὐνοῦχος, ἐπορεύετο γὰρ τὴν ὁδὸν αὐτοῦ χαίρων. 

La traduzione letterale in italiano potrebbe essere così: “Quando poi salirono dall’acqua, lo spirito del Signore rapì Filippo, e non lo vide più l’eunuco, perché andava per la sua strada rallegrato”.

Il verbo usato per la parola “rapì” è ἥρπασεν, che deriva dal verbo ἁρπάζω, che significa “strappare, rapire, portare via con forza”. Questo verbo è usato anche in altri passi della Bibbia, come in 2 Corinzi 12:2, dove Paolo dice di essere stato rapito fino al terzo cielo (si tratta qui probabilmente di un “rapimento mistico” molto intenso, di cui lo stesso Paolo non sapeva se fosse “nel corpo o fuori dal corpo”), o in 1 Tessalonicesi 4:17, dove si parla dei credenti che saranno rapiti nelle nuvole per incontrare il Signore (si tratta qui del rapimento reale effettivo che tutti noi aspettiamo). 

Considerando soprattutto 1 Tessalonicesi 4:17 dove si parla del rapimento reale dei credenti, l’analogia del rapimento di Filippo col rapimento della Chiesa sembra avere in effetti una relazione interessante. Proviamo a chiarire di più:

Sappiamo che Filippo evangelizzò ancora per molti anni, dunque il “rapimento” di cui si parla non fu completo come quello di Enoc o di Elia,[1] che furono portati via dalla terra senza passare attraverso la morte,  ma certo fa riflettere, perché esprime comunque un atto particolarmente forte compiuto per volontà e per mezzo dello Spirito Santo.

Che sia stato un rapimento effettivo di tipo soprannaturale con cui Filippo fu preso realmente e portato da un’altra parte (MacArthur; MacDonald), oppure un semplice rapido allontanamento fisico di Filippo sospinto dallo Spirito del Signore (E.Bosio), non è semplice da capire. Ma tutto sommato, se la Scrittura ne fa solo un fugace accenno potrebbe anche indicare che non è determinante per comprendere il senso del passo in questione, la cui sostanza edificante (senza nulla togliere all’analogia di chi ci ha scritto) potrebbe indicare un insegnamento più importante.

Quale potrebbe essere allora l’interrogativo prioritario per noi? Forse si potrebbe porre la questione in questi termini: perché Filippo fu subito allontanato dall’etiope, per volontà dello Spirito Santo (avvenuta in un modo o nell’altro)?

Il motivo primario, da come capisco, è l’estirpazione immediata della possibilità di dipendenza o di idealizzazione da parte dell’etiope verso Filippo.

Solo la grazia di Dio doveva essere protagonista; quella che porta il rinnovo della vita nostra e la felicità dell’anima. Infatti, l’etiope in questo modo capì, si battezzò e poi “… proseguì il suo cammino pieno di gioia”.

Le considerazioni principali che possiamo trarne allora sono due:

  1. (per chi ascolta l’evangelizzazione) - Non dobbiamo idealizzare chi ci annuncia la buona novella della salvezza in Cristo, né dipendere da dagli evangelizzatori, ma al più presto dovremmo riprendere il cammino con lo Spirito di Dio perché è Lui che rivela Cristo; lo Spirito Santo che non smetterà mai di guidarci, fino al rapimento di tutti i credenti dalla terra.
  2. (per chi evangelizza) - Non dobbiamo mai formare cristiani dipendenti dalla nostra persona. Questo rischierebbe la nostra esaltazione e significherebbe sostituirsi alla guida dello Spirito di Dio.  Ampliando il concetto, ogni responsabile o pastore di una chiesa non dovrebbe mai considerare i credenti come “suoi” o la chiesa come “sua”. Il pastore o responsabile dovrà rimanere un servitore come Filippo in grado di eclissarsi discretamente ed umilmente al crescere del Signore, come fece anche Giovanni Battista  Giov. 3:30 “Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca” 

R.R.


[1] Infatti, nel testo greco della Bibbia, il verbo ἁρπάζω (come in Filippo) appare solo in 2 Re 2:11, dove si narra il rapimento di Elia in cielo in un carro di fuoco. Per Enoc, invece, si usa il verbo μετατίθημι, che significa “trasferire, trasportare, cambiare” in Genesi 5:24, dove si dice che Enoc camminò con Dio e poi non fu più, perché Dio lo trasferì.  Per Ezechiele, si usa il verbo ἐπαίρω, che significa “sollevare, alzare, elevare” in Ezechiele 3:12, dove si dice che lo spirito lo sollevò e udì dietro di sé una voce fragorosa. (bibbiaedu)

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