Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

SECONDA RACCOLTA DI APPUNTI  VERSO L'ESPANSIONE SPIRITUALE 1994-1995  (Rev. Febbraio 1998)

di Renzo Ronca

 

 

IL VIAGGIO DELL'UOMO E DELLA CHIESA VERSO DIO nella relatività delle nostre azioni limitate e dei nostri piccoli pensieri

 

PARTE  I

 

 

CAP. 4 - RAPPORTO SIMBOLICO TRA CIELO E TERRA

 

 

     Vi e' sempre, a saperlo leggere, un certo parallelo, o comunque una certa relazione, tra le cose di sopra e quelle di sotto;  non a caso "la nostra cittadinanza e' nei cieli" ed abbiamo un domicilio provvisorio qui sulla terra.

     Per comprendere meglio questo parallelismo si pensi al Santuario, realizzato da Mose' sul modello celeste che gli fu mostrato sul monte; il Santuario e' presenza di Dio, sulla terra ("..che io abiti in mezzo a loro.." ) ma anche nel cielo, come sarà mostrato alla fine dei tempi ("E dopo queste corse , io vidi e fu aperto il tempio del tabernacolo e della testimonianza nel cielo.").

      Il parallelo esiste solo fino a che esiste questo sistema di cose, infatti nei nuovi cieli e nuova terra che si formeranno,  i due non saranno più paralleli, ma perfettamente uniti.

     Il simbolo sparirà; non sarà più bisogno di servirsi di esempi; conosceremo e vedremo direttamente.

     Ma visto che siamo ancora sulla terra, si tratta dunque, come nel simbolismo profetico, di leggere, comprendere, unire ciò che vediamo sulla terra, realtà terrena, ad una realtà che ci viene mostrata o rivelata nel cielo; luogo dove ha sede la nostra casa vera, la nostra identità e la realtà ultima delle cose con la presenza viva del Signore che finalmente vedremo

 e, siccome trasformati,

 saremo anche noi come Lui, per sempre.

Questa comprensione, dono di Dio ai suoi servi (Amos 3:7), non va tenuta per sé, ma va poi spiegata nel linguaggio comprensibile delle coscienze (Ezec. 37:18).

      E allora, cominciamo subito a mettere in pratica: guardiamo il cielo. Per ora facciamolo proprio fisicamente, alzando realmente gli occhi; in futuro lo faremo interiormente, alzando i nostri pensieri ed il nostro cuore a Dio.

      Dal posto dove vi trovate, provate ad alzare lo sguardo, realmente verso il cielo. Cosa vedete? Profondità, nuvole, movimenti... non e' mai lo stesso, il cielo. La stessa cosa dicasi per il mare. Non ci si stanca di guardarlo: e' sempre diverso nella sua immensità.

      Ora fermatevi un poco: guardiamo verso l'infinito, la mente libera da ogni pensiero....

      Adesso riportate lo sguardo nell'ambiente dove vi trovate.

      Che sbalzo! Che differenza, vero?

      Questa e' la relatività delle cose e la prima liberazione dalle cose stesse. Vivendo nel mondo siamo inevitabilmente contagiati dal sistema,

 e' necessario ripulirsi, purificarci ogni tanto. A seconda di ciò che guardiamo agisce il nostro cuore; il "posare lo sguardo" e' determinante. 

     Così, andando al lavoro, o quando ci sentiamo appesantiti, stressati da qualcosa, invece di osservare sempre le stesse mura o le stesse strade o le stesse persone (che a volte sono peggio dei muri), alziamo lo sguardo al cielo! Vedrete che con lo sguardo si alzeranno le nostre ansietà e le nostre angosce. Lasciamo libero questo sguardo di spaziare nell'azzurro, tra le nuvole...  Dimentichiamo quello che ci circonda e per un attimo SIAMO anche noi alti, lassù... Quando poi ritorniamo alla realtà del quotidiano, sarà triste si, ma noi non saremo più gli stessi. Resterà un po' di cielo nelle nostre azioni. 

     Possiamo anche chiamarle "evasioni", nel senso letterale della parola. Evasione dal quotidiano limitante e soffocante per una escursione nell'infinito.

      Il tornare alla realtà di questo sistema di cose, l'abbassare lo sguardo dal cielo sulla terra, ci produce un senso di ristrettezza, di angoscia, di sofferenza; quasi stavamo meglio prima, col pensiero in un luogo senza confini...  Molto si parla oggi di queste "evasioni"; molti esagerando ne hanno fatto addirittura una necessità fisica, come uno scopo della vita; ma quale vita? Quella che ci e' nascosta in Cristo Gesù

 o quella che viviamo adesso su questo mondo? C'e' sempre un'ambiguità di fondo; l'uomo non sa orientarsi. Sente l'attrazione del divino ma reagisce alla maniera istintiva e bestiale di chi non e' divino ma solo uomo carico di molti peccati: vuole possedere.

 Cerca a diversi livelli di gestire questa tendenza verso la spiritualità che non si sa spiegare; vuole assumerne il controllo per ritrovare in se stesso delle sicurezze. Ecco l'umanizzazione del divino. Vi e' allora una frammentazione di significati e di operazioni che specializzano, coordinano e regolarizzano questa tendenza, tanto da farne una parte di questo sistema attuale di cose... così, ciò che era nascosto nelle profondità di Dio, diviene "normale", comprensibile, accessibile a chiunque.

     Ma come e' possibile regolarizzare il cielo? Come possiamo pretendere di tenere sempre una fotografia ferma e fissa del mare? Eppure ci innalziamo a tanto. Alle volte le intenzioni buone diventano schemi fissi ed imprigionanti del nostro spirito.

      Vorrei farvi una domanda :La Bibbia, le Sacre Scritture, sono elementi fissi o mobili? Hanno sempre e comunque un significato immutabile o sono l'espressione di una sapienza in continua espansione e creazione?

      Forse un po' l'uno e un po' l'altro vero? Hanno una base immutabile quando le prendiamo nel loro insieme, come obbedienza, rivelazione, volontà del Signore, riferimento della nostra vita, ecc. ma hanno anche un'infinità di comprensioni e di interpretazioni, insegnamento per insegnamento; non sono mai identiche le stesse frasi a rileggerle due volte; come le onde del mare che sembrano uguali ma sono sempre diverse.

      E' nell'equilibrio tra la stabilità delle Scritture da una parte e la loro mutazione dall'altra, di ciò che nelle stesse Scritture e' ispirato, che possiamo avvicinarci alla sapienza di Dio. Quando diamo troppa importanza o all'una, la stabilità, o all'altra, la trasformazione, ci "squilibriamo" nella fede e rischiamo di andare fuori.

      Le Scritture contengono insegnamenti, rivelazioni, caratteri di Dio, ma Dio e' incontenibile. Tenere le Scritture fisse equivale a tenere un bel quadro del mare appeso in una parete: e' bello, si immagina il fluire delle onde, il vento, persino la salsedine... ma e' solo immaginazione. Il pensiero e' libero, lo Spirito e' libero e soffia dove vuole,[1] lasciamo dunque allo Spirito di Dio il compito di sceglierci gli insegnamenti più giusti, non a settori, a "chiese", ma individualmente, secondo la grazia che Dio dona a ciascuno.

      Ecco il giudeo forse amò molto osservare il dipinto del mare, la Scrittura, la legge: ne fece un altare per ogni stanza della sua casa e lo guardò con timore. Divenne un culto esterno come se fosse vivo; ma era morto.  L'obbedienza e' certo un grande valore, ma la devozione, senza testa, senza mare, senza Signore vivo, risorto,[2] e' come nutrire un morto.

      Il Protestante non cade certo in questo errore! E' troppo bravo; e' troppo intelligente: lui ama il mare vero, non l'idolo! Si perde  dentro al mare stesso, ama nuotare fino al largo, non vede più la terra ferma... A che serve l'obbedienza se e' libero in questo spirito in cui può perdersi in nuotate solitarie o di gruppo?  Si allontana in questa sua libertà fino a non vedere più il punto da cui era partito. La Scrittura, prima in piccoli tratti e poi, via via, in quantità crescenti, gli sembrerà sempre più un contorno quasi inutile. E continuerà a nuotare... E quando e se si stancherà di nuotare e si guarderà attorno, non troverà più riferimenti; nella sua libertà divenuta isolamento egocentrico, contemplerà solo un vuoto se stesso.

      Che differenza ci sarà allora tra lui e l'idolatra che prega una cosa morta?

      Il Signore abbia pietà di noi, così saccenti e presuntuosi e duri di cuore.

      Come mantenere questo fragile equilibrio tra passato e futuro, tra fissità delle Scritture e loro espansione?

 

 

Correlazioni:
 

1 - SEME, RADICE DELL'UOMO: "IMPRINTING" DI DIO

2 - ORIENTAMENTO

3 - CONFINI ENTRO CUI MUOVERSI - IL GIOVANE RICCO E I COMANDAMENTI

5 - UNA VOLTA ERA LO SPIRITO SANTO A GUIDARCI - ELEMENTI  INGANNEVOLI DI SATANA  

6 - L'APERTURA ALLO SPIRITO DI DIO INSTAURA UN'ATTRAZIONE,  UN ORIENTAMENTO NEI PENSIERI DELL'UOMO E UN MOVIMENTO DI TUTTA LA PERSONA

7 - LINEA IDEALE: ACCENNI AL RAPPORTO DIRETTO CON DIO NELLA  SOLITUDINE E NELL'ABBANDONO

 

 

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[1] Giov. 3:8

[2] 1) "Gesù le disse: 'Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me anche se dovesse morire vivrà. E chiunque vive e crede  in me, non morirà mai in eternò..." (Giov. 11:25-26); 2) "[..] 'Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.  E noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente'" (Giov. 6:68-69).

 

 

 

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