Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

PRIMA RACCOLTA DI APPUNTI  VERSO L'ESPANSIONE SPIRITUALE

19891994  Rev.3

di Renzo Ronca

 

PARTE  X

 

CAP. 9 - QUALCHE RIFLESSIONE SUL PATTO DI DIO CON L'UOMO

  

    1. Non perdiamo mai di vista la visione d'insieme. Abituiamoci a vedere la storia dell'UOMO dalla creazione all'esilio e al suo ritorno, dopo l'affinamento delle prove. Noi non siamo che un piccolo puntino su un'infinita striscia di sabbia. Per cui l'idea di noi personalmente, del tempo limitato della nostra vita, della nostra generazione alle soglie del 2000, va subito rivisto ed ampliata. 

    2. In Eden il primissimo patto. Così vicini al Creatore, fisicamente e per età (l'uomo era appena nato), non sussistevano gli inquinamenti del peccato. Tuttavia l'universo era ancora "in prova": molte creature aprivano gli occhi e si muovevano, libere, pensavano, vedevano, avevano coscienza di esistere e di veder esistere. Forse l'uomo fu  tra gli ultimi creati, tra molti fratelli. Una specie di tenerezza particolare ci lega al Padre. Certe volte un genitore ama un figlio non perché  il migliore tra gli altri, ma per la sua fragilità. Lo vorrebbe tenere sempre accanto non per predilezione estetica, ma per proteggerlo meglio. Dio conosceva l'agitarsi di pensieri confusi in Lucifero, vedeva l'estendersi della sua influenza su altre creature incerte, per questo, in attesa di una stabilità universale che avrebbe attuato nella sua giustizia, legò il rapporto con l'uomo ad un piccolo patto, che ci e' stato tramandato come la faccenda del frutto dell'albero da non mangiare.

Vedete, poco ci importa sapere del frutto, il suo colore il suo gusto, se no ritorniamo alla tentazione originale; inutile indagare sull'oggetto specifico: quello che ci importa e' sapere che vi era una regola da osservare. La vita di benessere data subito come dono all'uomo appena creato doveva essere mantenuta dall'osservanza di un piccolo patto. Una cosa poco importante. Il non mangiare un frutto in un mondo pieno di infiniti frutti. Non sembra molto difficile, vero? Probabilmente, sempre in attesa di una stabilità conseguente all'agitazione di Lucifero, anche altre creature ebbero il loro "frutto proibito" nei loro rispettivi mondi.

Creare esseri che non devono crescere perché già "perfetti" assomiglia molto alla formazione di robot. Invece l'atto creativo più completo d'amore e' dare la possibilità di crescere, di diventare maturi, di formulare delle scelte. Le creature di Dio, tutte, in tutti i mondi da lui creati, devono aver avuto questa possibilità. Ma vi sono fratelli ubbidienti e fratelli disubbidienti. Vi sono più grandi e più piccoli. Un fratello maggiore ha molto ascendente sui minori. Lucifero era forse il maggiore di tutti e molti altri sono stati spinti a seguirlo. Ma il Padre conosce i suoi figli; li conosce tutti ad uno ad uno; per questo ha fatto in modo che tutti, ad uno ad uno, si trovassero nella personale possibilità di scelta. A Dio tutto e' possibile, anche di cambiare il male in bene; dunque, la ribellione strisciante di Lucifero divenne la prima prova per tutti i suoi figli. Prova positiva, che avrebbe permesso alle creature di passare dallo stadio di "bambini" a quello di "adulti". Ma l'uomo ha preferito credere all'inganno e così si e' allontanato dal Padre.[1]

    3. Dopo la trasgressione, l'uomo e' SEMPRE in difetto. Questo per ribaltare il nostro concetto di giustizia. "Le bilance giuste appartengono all'Eterno" (Prov.16:11) significa che la giustizia e' cosa di Dio non dell'uomo. Secondo noi infatti, se una persona ha di più, o viene da Dio salvata prima, o ha benedizioni e noi no, diciamo che Dio e' "ingiusto". Se abbiamo tradito e ci siamo allontanati dal Padre, abbiamo qualche diritto?  No.  Abbiamo scelto noi di seguire la falsità, dunque come possiamo PRETENDERE di essere salvati? Possiamo pregare, chiedere, aspettare; pretendere no di certo. Che Dio ci salvi non e' automatico, ne' dovuto, ne' sicuro.  Nemmeno dopo averlo chiesto. Dipende da molti fattori, soprattutto dalla nostra fiducia in lui.

La fiducia, tanto per cominciare non e' nel giudicarlo se ad un altro ha dato qualcosa e a noi niente. Per questo noi partiamo sempre da una posizione di torto e mai di ragione davanti a Dio. Non possiamo avanzare nessuna pretesa, solo confidare nella sua benevolenza. Questo può sembrare ingiusto solo a chi si crede giusto, ma quale uomo potrà mai essere giusto davanti a Dio dopo averlo tradito? Se il Padre non ci salvasse, se non ci chiamasse di nuovo, non potremmo obiettare nulla perché siamo stati noi stessi a decidere liberamente del nostro destino. Siamo ancora poco umili, questo e' il fatto: l'uomo nasce già in una situazione di handicap perché in esilio, da padri che hanno voltato le spalle al Creatore, che non si sono fidati di Lui, che l'hanno ritenuto un bugiardo ed hanno preferito un amante perverso che li schiavizza. 

Dire -che c'entro io coi miei padri?- e' istintivo e sembra logico, ma rivela poca profondità: l'uomo non e' il singolo uomo; nel decalogo e nelle Scritture in genere, si parla di popoli, di famiglie e di generazioni che davanti a Dio sono un tutt'uno. L'uomo-umanità e' uno nelle mani di Dio. I nostri corpi divisi, i nostri spiriti separati, davanti al Signore sono un insieme splendido; non mischiato, dove ognuno perde la propria personalità, ma un insieme come l'arcobaleno dove e' difficile dire quando finisce un colore e ne inizia un altro. Ma su questa terra l'uomo nasce e vive in una condizione di "senza-Dio" fino a che non manifesta la sua fede in Lui (per esempio con la decisione di cambiare vita) ed allora tutto cambia.

    5. Dall'albero in Eden alle tavole della legge. Il decalogo come "recupero" di una possibilità di salvezza. Non più una sola proibizione: "di quell'albero non ne mangiare" legata solo ad una semplice obbedienza, ma 10 comandamenti legati anche alla nostra sopravvivenza sulla terra (di cui prima non c'era bisogno). Uno solo, di quei dieci, e' ancora rimasto come semplice atto di obbedienza per testimoniare la signoria di Dio: quello relativo al riposo sabatico. Ma oggi, come allora, mettiamo sempre in dubbio la volontà di Dio.

    6. Dal "terrore" di Dio, al timore di Dio. Col nuovo patto, da Gesù in poi, si passa dalla quantità alla qualità. I comandamenti non vengono abrogati, ma ampliati infatti leggiamo:   "Durante il sabato si riposarono, secondo il comandamento;" (Luca 24:1) Il MODO di applicare le regole e' diverso. Gesù non dettato nessuna norma. Egli parla. Il suo modo sconcertante e spesso provocatorio ha il solo scopo di far riflettere. Dio ha visto che del decalogo l'uomo ne aveva fatto solo un mezzo di giudizio sugli altri, trasformandolo in un codice manovrato da pochi:

"Guai a voi dottori della legge, poiché avete tolta la chiave della scienza! Voi stessi non siete entrati ed avete impedito quelli che entravano" (Luca 11:52).

Per questo, nelle vesti di Gesù, non lascia più scritti, ma agisce, opera, parla, spiega. Non più la regole imparate a memoria ed applicate senza cuore, ma un cuore grande che supera ogni norma. Infatti  l'unità di misura per valutare la regola e' l'amore. Se di sabato non si deve lavorare e' pur vero che si può tirare su dal pozzo l'asino caduto; o sempre di sabato si può guarire; Addirittura Gesù ha "rubato" le spighe di grano di sabato. Il non rubare non e' solo un'azione, ma un atteggiamento: dall'accaparramento o possesso, al suo opposto, il dare. Ed anche il dare e' un "versare", un'inclinazione del cuore, indipendente dall'oggetto a cui si dà, proprio per evitare altre regole tra buoni e non buoni "Dà a chi ti chiede" (Matt. 5:42).

Dunque le azioni pratiche divengono atteggiamenti del cuore. Non sarà più la sola osservanza della legge che cui permetterà di essere salvati, ma la salvezza, irraggiungibile dall'uomo che da solo non  può salvarsi, arriva all'uomo PER GRAZIA, dal Padre.   Tutti questi patti: l'Eden, il decalogo, lo Spirito che ci libera, e' sempre e solo un unico patto: siamo noi che stentiamo sempre a capire!

LA BASE CHE UNISCE DUE SPOSI E' L'AMORE. NUTRIMENTO DELL'AMORE E' LA FIDUCIA. SU QUESTO ABBIAMO MANCATO E CONTINUIAMO A MANCARE. Per essere considerati giusti dal nostro Sposo occorre avere fiducia in lui: "Il giusto vivrà di fede". Quante volte Dio si e' preso cura di noi, ci e' pazientemente venuto vicino e ci ha di nuovo accolto tra le sue braccia: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figlioli, come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!" (Matt. 23:37) Abbiamo già accennato alle due alternanze che viviamo nella religiosità:

  1. L'atteggiamento fanatico e un poco falso dei giudei non e' finito, perdura ancora oggi anche tra gruppi che dovrebbero essere cristiani. Ecco il nascere di tante sette; alcune spinte da apparente desiderio di "fare meglio, di fare di più", altre nell'ottusità perversa di chi non vuole usare ne' ragione ne' cuore. Anche escludendo le sette, molti gruppi religiosi, anche illuminati, cadono continuamente nell'errore di regolarizzare abitudini e formare nuove leggi, che inevitabilmente divengono giudizio e separazione.

  2. D'altra parte esiste chi della "libertà nello Spirito" intende "posso fare qualunque cosa" e non vuole sentir parlare minimamente di comandamenti o  "Vecchio Testamento", se non come bagaglio  chiarificatore da aggiungere al "Nuovo".  Come trovare un giusto equilibrio?


 

Correlazioni:

 

CAP. 1 - LA CONVERSIONE PROSEGUE

CAP. 2 - I SACERDOTI E LA LEGGE

CAP. 3 - SULLA LEGGE : SABATO-IDOLO

CAP. 4 - CONTROLLIAMO SE SIAMO NEL GIUSTO

CAP. 5 - CI SARA' UN GIUDIZIO SULL'AMORE

CAP. 6 - SUL GIUDIZIO

CAP. 7 -IL RITORNO DEL PESO DELLA LEGGE IN COMPORTAMENTI SEMPLICI COMUNITARI

CAP. 8 - RITORNO AL PATTO - STUDIO DEL SANTUARIO

CAP. 10 - LEGGE E SPIRITO

 


 

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[1] Ellen G. White, che la chiesa Avventista del 7ø Giorno considera gratificata dal Signore di Spirito profetico, in una visione fu portata in uno dei tanti mondi creati dal Padre, un posto meraviglioso; le creature che vivevano là le spiegarono che era così perché loro non avevano mangiato il frutto dell'albero proibito.

 

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