Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

PRIMA RACCOLTA DI APPUNTI  VERSO L'ESPANSIONE SPIRITUALE

19891994  Rev.3

di Renzo Ronca

 

PARTE  X

 

CAP. 10 - LEGGE E SPIRITO[1]

  

 

Sentirsi, per fede, liberi da tutto e vivere poi prigionieri di tutto. Com'è triste e difficile restare in questo corpo, in questa terra, quando lo spirito nostro subito si getterebbe tra le braccia di Gesù, nella sua casa

"Come la cerva agogna i rivi dell'acque, così l'anima mia agogna a te, o Dio. L'anima mia è assetata di Dio, dell'Iddio vivente: quando verrò e comparirò al cospetto di Dio?" (Sal. 42:1-2)

 

INEVITABILMENTE la nostra natura ci porta a peccare. INEVITABILMENTE lo spirito nostro soffre per questo e languisce dalla struggente nostalgia dell'amore del Padre. "Io so che il bene non abita in me, cioè nella mia carne; una volontà di bene c'è senza dubbio in me, ma non ha la forza di compierlo. Poiché io non faccio quello che voglio; ma al contrario faccio quello che non voglio: ecco ciò che faccio. Ora, se io fo quel che non voglio, non sono io che lo faccio, ma il peccato, che abita in me. Io riscontro dunque in me questa legge, che volendo io fare il bene, mi si presenta il male. Difatti provo diletto nella Legge di Dio, secondo l'uomo interiore; ma vedo nelle mie membra un'altra legge, che lotta contro la legge della mia mente e che mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra.  Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?"    (Rom. 7:18-24)

Credo che la risposta possiamo trovarla nel dono della giustificazione per fede[2]. Avere fede nel Signore (parlo di una fede vera, non quella esteriore, per abitudine) significa che già in noi qualcosa vive.  Quella "volontà di bene", di cui parla l'apostolo, fosse anche un piccola fiammella, è importantissima; è l'ago della bilancia; è il nostro sguardo che si volge dalla parte giusta. Accanto a questo debole e insufficiente gesto, che è di guardare Gesù, e che da solo non ci porterebbe altro che nostalgia e sofferenza,  si affianca, immediatamente, un alleato potente: la Sua grazia trasformante. E’ Gesù stesso che si affianca a noi, prende la nostra intenzione, il nostro piccolo gesto, lo amplifica, lo rende consistente, lo illumina, ci avvolge di quella luce. Una luce palpitante di vita che non si può tenere nascosta sotto il letto della nostra pigrizia o soffocare nella nostra limitatezza umana: è una luce che non si può contenere, che anche altri possono e debbono vedere... è la luce della salvezza eterna per aver avuto un briciolo di fede.  

CON LA LEGGE, SENZA LA LEGGE

Abbiamo visto che nessun uomo è giusto. Sappiamo che la legge, da sola, non salva; proprio per l'impossibilità dell'uomo di osservarla. Se non "nasciamo di nuovo" sarà inutile ogni sforzo umano. Rinascere significa accogliere Gesù. Gesù ha osservato i comandamenti  e con la sua morte ha "superato" il peccato che conduce alla morte: lo ha superato perché è risorto. Con la resurrezione arriva il suo dono: lo Spirito Santo. La presenza dello Spirito in noi, ovvero di Dio, significa la presenza di chi ha già superato il peccato e il suo frutto che è la morte. 

 

VI SONO DUE MODI DI VEDERE LA LEGGE:

  1. Aspetto umano-giudaico = legge come un nemico, come uno sforzarsi continuamente per non peccare, come un peso enorme che ci schiaccia e impedisce ogni pensiero di libertà; un peso fatto di regole come sbarre di una prigione.

  2. Aspetto cristiano di chi è "rinato" o è stato liberato, o salvato da Cristo = legge-amica: in essa prova diletto, la desidera. È una questione di semplice e logica armonia: se in noi c'è Gesù che ha osservato la legge e l'ha adempiuta, completata, soddisfatta, (non abrogata, annullata), allora l'uomo nuovo in noi, "aderirà" istintivamente a questo completamento e tenderà a vivere, senza sforzo alcuno, la legge di Dio. Questa tendenza deve sempre fare i conti con la nostra natura umana (che tenderà a peccare, a giudicare) ma senza angoscia, con serenità. Portiamo il nostro pentimento tra le braccia di Gesù, così il peccato non ci stringerà la gola: Il nostro Sacerdote, Cristo, ci riconcilierà col Padre.

 

Il cuore della legge, il decalogo (legge morale) è stampato nel nostro cuore nuovo, non più di pietra, ma di carne; cioè non più morto, ma vivo, e costituito a somiglianza del Padre, della stessa sostanza. Non devo andarmi a leggere che non si uccide, che non si ruba, che non si deve commettere adulterio: lo Spirito Santo in me, attraverso la coscienza rigenerata, mi farà sentire immediatamente orrore del peccato come un dolore dentro di me. Non sarà il codice, il dogma, il comandamento ad obbligarmi a non peccare, ma sarà la nausea del peccato in me che tenderà ad allontanarlo dal mio cuore.

L'infrazione della legge alla maniera giudaica, mi porta la colpa e la disperazione. La condanna appare come qualcosa di terrorizzante che mi segue sempre. Le mie azioni sono continuamente frenate dalla paura di sbagliare e dalla timidezza di non poter osare. Frustrazioni continue in una vita sempre più buia. Dio appare come il giudice che somma freddamente le mie colpe e mi porge un conto di sofferenze ed infelicità. Più cerco di migliorare e più mi sento oppresso.

Per chi vive nella fede di Gesù, non è sparita la legge. Questa va sempre adempiuta, come l'adempì Gesù: quello che cambia è la posizione in cui uno si trova: per dirlo in maniera fin troppo semplice: non più "sotto" il peso della legge, ma "sopra" le tavole della legge. La legge rimane sempre; ma non io da solo posso adempierla perché solo Cristo poteva porsi come alternativa ad Adamo, ma Gesù in me, adempiuta la legge con la Sua morte, mi riempie di questo “adempimento” gratuitamente; e col Suo Spirito io servirò la legge. Attenzione però: io servirò la legge nel vero intento della legge, non nella lettera. La lettera della legge ha ucciso Gesù, lo spirito della legge è libertà, che risorge dal decalogo. Adempirò dunque la legge non con la pratica in maniera letterale, nella sua sostanza di dono d’amore.

 

CONCLUDENDO SUI COMANDAMENTI ED IL SABATO

Ho molto insistito sull'osservanza dei comandamenti non per dar vita alla vecchia legge giudaica che ci riporterebbe ad estendere i comandamenti ad altre prescrizioni,[3] ma perché se Gesù è veramente dentro i nostri cuori, Egli adempie, soddisfa, completa, la legge per noi: Egli la copre come il  propiziatorio (coperchio, chiusura) copre le tavole, nel luogo Santissimo dell'Arca.[4] Gesù è la soddisfazione della legge.

Ripeto: come esseri spirituali, a somiglianza dello Spirito di Gesù che alberga nel nostro cuore, tendiamo anche noi a soddisfare, completare, la legge. Ma la legge è un dono d’amore verso l’uomo, non l’imposizione di un despota. Il giorno di riposo è per l’ansietà quotidiana ed allo stesso tempo prefigurazione dell’eternità. Entrare nel riposo sabbatico è entrare nell’eternità. Non è questione di giorni, venerdì sabato o domenica, ma di significato. La settima parte della mia vita e delle mie azioni deve trovare riposo e pace in Dio. Nell’abitudine quotidiana, non solo settimanale, ad entrare nel riposo dell’abbandono a Dio, tramite lo Spirito Suo, troviamo riposo per le anime nostre. Il settimo giorno avvolge di pace ogni giorno ed ogni pensiero nell’attesa del ritorno di Gesù, dove finalmente, realmente, il riposo sabbatico sarà la nostra vita.

Questo non è lo sforzo, l'angoscia di seguire i comandamenti alla lettera, ma la buona volontà per mettere in pratica lo spirito della legge.  Se per ora questo discorso vi causa qualche problema di fede, non vi preoccupate troppo. Lasciate fare al Signore: sa lui quando far spuntare il seme. Sappiamo che ci sono tanti livelli di fede, di grazia e di maturità. Nessuno di noi è più bravo di un altro. Lasciamoci sempre trasformare, però, da Dio, senza paura, senza troppe resistenze. Proviamo a rinunciare a guidare la nostra "macchina" della ragione (vi ricordate Romani 12:1-2 la parte centrale del nostro credo?). Nella misura della grazia e della fede che ci viene accordata, assieme al nostro impegno, adempiremo in maggiore o minore misura il decalogo. La cosa infatti che non capivo, e che mi pare ancora oggi sorprendente e misteriosa, è che pure l’osservanza dei comandamenti biblici si realizza per grazia.

Non c’è verso: ho sperimentato che nel momento in cui noi mettiamo rigorosamente in pratica la legge, la legge ci trasforma in legalisti; è una porta aperta al perfezionismo; una discesa verso le opere e  l’efficientismo umano. Da qui il compiacimento delle proprie opere giuste e lo spontaneo giudizio verso chi non lo è. Da qui la porta delle opere si apre al controllo della salvezza non solo su noi stessi ma su tutti gli altri. Abbiamo un bel dire che le opere non salvano se poi nella pratica diciamo al fratello il contrario: “tu che non compi questa opera non sarai salvato!” Le opere ci vogliono, è giusto, ma non come fattore primario, bensì come conseguenza della trasformazione interiore ottenuta con la gratuita grazia. Non sono le opere che portano a Cristo, ma è Cristo, col Suo Spirito che ci insegna ad operare; avvolgendo legge e non legge.

Nel momento infatti in cui centriamo la nostra fede sull’incontro col Risorto, ciò che ci trasforma e ci libera è il Suo Spirito. Uno Spirito che in Cristo ha già adempiuto, per noi, la legge stessa donandoci una grande pace.

Ma la pace donata non è pace sperimentata.

Quando la nostra coscienza, il nostro io, si abbandonerà veramente al Signore -mente e cuore- allora sparirà in noi la necessità del dover fare, del dover realizzare per forza azioni giuste e perfette per poter piacere a Dio; ed evaporerà un poco alla volta dal nostro istinto, il giudizio su noi stessi e gli altri. Così sperimenteremo finalmente la rimozione del senso di colpa ed il dono del riposo; il riposo in Dio delle anime nostre.

Sia lode e gloria a Dio che ci guida e ci trasforma continuamente per il nostro bene.



 

Correlazioni:
 

CAP. 1 - LA CONVERSIONE PROSEGUE

CAP. 2 - I SACERDOTI E LA LEGGE

CAP. 3 - SULLA LEGGE : SABATO-IDOLO

CAP. 4 - CONTROLLIAMO SE SIAMO NEL GIUSTO

CAP. 5 - CI SARA' UN GIUDIZIO SULL'AMORE

CAP. 6 - SUL GIUDIZIO

CAP. 7 -IL RITORNO DEL PESO DELLA LEGGE IN COMPORTAMENTI SEMPLICI COMUNITARI

CAP. 8 - RITORNO AL PATTO - STUDIO DEL SANTUARIO

CAP. 9 - QUALCHE RIFLESSIONE SUL PATTO DI DIO CON L'UOMO


 

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[1] Come nella migliore tradizione della “Espansione spirituale” si cresce, si sperimenta, ci si abbandona al Signore e si finisce col  cambiare in tante cose. Guai se non cambiassimo mai! Non tutti i cambiamenti  si spiegano bene razionalmente, ma in fondo non è indispensabile capire sempre tutto, se procediamo per fede. Ho vissuto molto intensamente la questione della legge e del sabato nelle mie contraddizioni umane e vivo ancora una trasformazione continua. Questo capitolo che sostituisce il precedente, presenta una prospettiva più ampia. E’  stato aggiornato nell’agosto del 2002.

[2] Romani 5:1 Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore;

Galati 2:16 Sappiamo che l'uomo non è giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato;

Galati 3:24 Così la legge è stata come un precettore per condurci a Cristo, affinché noi fossimo giustificati per fede.

[3] La rigidezza dell'osservanza quasi inevitabilmente porta alla rigidezza delle idee e delle attività: si comincia a diventare umanamente più efficienti, si finisce con l'eccesso di zelo ad aprirsi a regole comportamentali spesso al limite del fanatismo (come il divieto di certi cibi, la proibizione delle trasfusioni, il divieto, per alcuni, di sposarsi, l'obbligo dell'obbedienza al superiore, obbligo di vestiti particolari, obbligo di riti segni immagini e parole a memoria che vengono rese sacre, ecc. ecc.). È solo la mancanza di fede che per paura impone delle regole "protettive".  

[4] "Figlioletti miei, vi scrivo queste cose affinché non pecchiate; e se alcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè Gesù Cristo, il giusto; ed  egli è la propiziazione per i nostri peccati; e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo" (I Giov.2:2)


 

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