Mano

Da genitori, da persone fatte di carne e ossa già la sola idea di una malattia spaventa, ancor di più quando questo può toccare i nostri figli che sono il nostro tesoro più prezioso. Ho sempre guardato alle cose di Dio come cose che vanno oltre il nostro modo di pensare o anche di capire. Dio non ragiona come noi, non agisce come noi. Lui va oltre.  

"«Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie», dice il SIGNORE. Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri." (Isaia 55:8-9)

È normale pensare alla malattia/morte come conseguenza del peccato, ma se non fosse così? Se Dio che vede oltre ha un proposito per noi anche attraverso la malattia? Non sappiamo se Dio, come fece con Giobbe, ci prova per farci salire nella scala della crescita spirituale e dare questa opportunità a noi ma anche a chi potremmo incontrare in quella situazione. Potremmo essere di testimonianza, evangelisti, potrebbe essere occasione per far arrivare la Parola in luoghi di sofferenza. Esistono le Dio-incidenze (coincidenze preparare da Dio per uno scopo). Non possiamo conoscere cosa ci riserva il domani, ma possiamo vivere il presente nella fede, nella certezza che il Signore ha un piano per noi. Non facciamoci prendere dalla paura che toglie la pace e la benedizione (lo dico per esperienza), semplicemente fidiamoci!

Vi ricordate quando Gesù incontra Iairo (Marco 5:36) alla sua richiesta rispose «Non temere; soltanto continua ad aver fede!».

Da mamma metto i miei figli nelle Sue mani, prego e spero che siano protetti dalle gravi intemperie della vita, malattie comprese, ma non posso aver certezza del domani. Provo a godere dell’oggi. Se e quando pioverà userò l’ombrello, non voglio vivere di ansia. Ci ho ho vissuto negli ultimi anni e mi sono stancata perché ci sono stata male e ho usato male il mio tempo. Ciò che viviamo è la volontà di Dio per noi. Credo che la cosa importante sia arrivare alla fine con la certezza di essere guariti nello spirito e di andare alla sua presenza. Una risposta giusta non credo ci sia perché, come ho detto, Dio va oltre il nostro ragionamento e la nostra interpretazione. Ovvio che se fumo o mi ubriaco in continuazione mi espongo alla malattia, ma questo non credo sia mai una “punizione” nel significato cattolico del termine inteso come un Dio sadico che manda fulmini e saette a chi sbaglia.

Il discorso potrebbe essere ampio ma sempre solo in parte conosciamo e capiamo.

Katia Mallaci

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