giovane in moto  vicino al mare

In casa non parlano volentieri di mio zio; da piccolo mi dicevano che era morto e poi cambiavano discorso. Mentre sistemavo delle cianfrusaglie in cantina ho trovato uno scatolone con dentro dei fogli che riguardavano la sua vita e devo dire che mi ha molto interessato. Anche se era la “pecora nera” della famiglia  (una vocazione che sembra abbia perseguito con molta determinazione) ha un che di simpatico, se non altro perché diceva sempre quello che pensava e perché cercava cose impossibili da trovare. La vecchia foto che vedete lo ritrae da giovane, quando aveva circa la mia età, poco più di vent’anni, sulla sua grossa moto, in riva al mare della Sardegna.  Da quel che rimane di un diario bruciato, sembra che fu un viaggio importante, significativo per tutto quello che gli accadde dopo. Se vi interessa ve lo racconto: a volte mio zio era travolgente nei suoi entusiasmi e riuscì a convincere la bella fidanzata a interrompere per qualche giorno gli studi (era una ragazza molto seria, onesta, studiosa, avevano dei progetti per il viaggio di nozze, era il suo punto fermo del futuro) e a seguirlo in questa gita con altri due amici che avevano altre moto. Se all’andata in quel bel sole fuori stagione gli sembrava di toccare il cielo per la felicità, al ritorno era notte, era solo, perplesso infreddolito sull’autostrada verso Roma, per scaldarsi le mani doveva appoggiarle vicino al motore. Dai pochi frammenti rimasti, pezzettini di fogli vicino la foto, scritti pure male, mi pare di poter risalire ad un periodo chiamato austerity intorno al 1973, quando le domeniche, per risparmiare la benzina, non si poteva prendere la macchina. Frugando nello scatolone mi pare di aver capito che la sua bella ragazza era tornata prima di lui a Roma con gli altri due amici in pullman, lasciandolo a Civitavecchia, perché lui si era impuntato a voler restare lì nel giorno di domenica, in cui appunto non si poteva viaggiare fino a mezzanotte. Il fatto che poi questa bella seria fidanzata si mise qualche giorno dopo insieme a uno di questi due cari amici, che vuol dire... sono cose che capitano. In questa foto è proprio rappresentato il momento più bello e felice di mio zio, quando era ancora tra noi e pensava che in fondo vivere era semplice e bello. Sembra che proprio l’acqua del mare, entrata nel motore della moto (si può vedere nella foto) fu la causa del guasto e del ritardo nel prendere il traghetto, quindi della discussione e della divisione dei destini a Civitavecchia. Ma mio zio non si arrese, la sua vocazione per le cause perse e per toccare di nuovo il cielo andò avanti fino all’impossibile, fino a che dopo un paio di altre storie sentimentali una più disastrosa dell’altra, dopo anni passati da solo a vendere giornali con notizie che lo deprimevano sempre più, sembra che a un certo punto, nauseato, si decise e sparì. Da una mezza cartolina pare che fu preso dagli alieni e posto, come suo desiderio, in una navicella in alto nel cielo, nei pressi di Marte, in santa pace.

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