Luce

Nel nostro cammino cristiano il Signore ci apre la mente ogni giorno di più per comprendere i Suoi insegnamenti. Non lo fa solo perché noi possiamo possedere una sapienza speciale in noi stessi e per noi stessi, ma lo fa perché noi siamo stati inseriti nella Sua Chiesa, e in questo modo possiamo trasmettere quella sapienza agli altri, affinché tutti possiamo crescere nell’assomigliare al Signore Gesù, nostro modello. 

In Atti 21:2 è scritto: “Trovata qui una nave che faceva la traversata per la Fenicia, vi salimmo e prendemmo il largo” (CEI).  Il nostro è un navigare attraverso le inquietudini del mondo in compagnia dello Spirito del Risorto, “prendendo il largo”, cioè uscendo dalle inquietudini stesse, allontanandoci da esse, pur attraversandole giorno dopo giorno.

In Matteo 5 dice: “14 Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, 15 e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.” Ragioniamo su questo “essere luce del mondo”. La luce che diffondiamo, va detto subito, è la luce del Signore, non è la nostra! Noi brilliamo di luce riflessa, non di luce propria. Se qualcuno portando dentro di sé le illuminazioni e le aperture mentali che ha ricevuto dallo Spirito del Risorto, se ne appropriasse e trasmettesse quelle luci come fossero le proprie, allora commetterebbe un peccato grave di orgoglio e superbia. Noi siamo solo servitori che riflettono la luce del Signore, non perché quella luce è originata in noi, ma perché è arrivata dal Signore nei nostri cuori e da qui poi viene riflessa, diffusa intorno. Un po’ come la neve che col sole è piena di luce; senza il sole sarebbe solo una distesa gelida. 

Come è possibile che il nostro corpo carnale possa ricevere tanta grazia e luce e addirittura diffonderla? Come può avvenire in noi questo miracolo?

Iniziamo col prendere un caso particolare, Mosè:

Esodo 34:29 - “Poi Mosè scese dal monte Sinai. Egli aveva in mano le due tavole della testimonianza quando scese dal monte. Mosè non sapeva che la pelle del suo viso era diventata tutta raggiante mentre egli parlava con il SIGNORE”.

Mosè, aveva con Dio una comunicazione che nessun uomo ebbe mai. Un dono di intimità sublime. Potremmo dire che quella intimità spirituale con Dio era talmente intensa che, senza rendersene conto, Mosè la trasmetteva sul suo viso; qualcosa di Dio che rimaneva in lui si vedeva nella sua espressione.

Mosè non nacque con questo dono, ci arrivò per gradi: la sua vita potremmo dividerla in tre parti di 40 anni ciascuna: i primi 40 anni arrivano fino alla sua fuga dall’Egitto per andare in esilio nel deserto di Madian; [1] I secondi 40 anni Mosè viene forgiato nel deserto fino ad incontrare Dio; Gli ultimi 40 anni vedranno Mosè alla testa del suo popolo per la liberazione dalla schiavitù egiziana. Quindi fu nella maturità che Mosè fu attratto sul monte ed incontrò il Signore (Es 3:1-6). Dopo questa maturità il Signore cominciò ad avere con lui delle comunicazioni dirette, in un modo che ancora oggi ci meraviglia.

Quando Mosè parlava ad Israele, se anche a volte sembrava irraggiare dal suo volto la luce divina, non trasmetteva qualcosa di suo, ma qualcosa che era di Dio e che, attraverso di lui, veniva diffuso al suo popolo.

Ora questo, rapportato a noi, è grosso modo quello a cui dovremmo tendere: trasmettere le cose di Dio che Dio immette nei nostri cuori.

Certo, si potrebbe obiettare che Mosè era Mosè, e noi siamo solo noi, e quindi il paragone con lui è fuori misura. Però se pensiamo a quello che ci ha donato  Gesù, cioè lo Spirito Santo, allora possiamo trovare un passo biblico rivelatore: 

2Corinzi 3:18 - “E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito”.

  • Questo è il passo è fondamentale per “noi tutti. Per “noi tutti” si intende tutti i cristiani chiamati che hanno sperimentato a) una maturità, b) una riflessione, c) una attrazione verso “il monte di Dio” staccato dalla mondanità, d) l’incontro con il Signore e di conseguenza la consapevolezza di una “nuova nascita”.
  • “a viso scoperto”. Paolo si riferisce a pochi versetti prima: 2 Corinzi 3:13 “e non facciamo come Mosè, che si metteva un velo sul volto perché i figli d'Israele non fissassero lo sguardo sulla fine di ciò che era transitorio”. Infatti con Mosè, nell’AT le cose erano rivelate in modo velato. [2]
  • “contemplando come in uno specchio” Questo essere cristiani dunque, permette anche a noi di contemplare il Signore, ma “come in uno specchio”. MacArthur nella sua nota spiega bene il senso di questo versetto: «a) Paolo non allude tanto alle capacità riflettenti di uno specchio, quanto piuttosto allo sguardo intimo che esso permette. Avvicinandosi a uno specchio è possibile avere una visione priva di impedimenti. b) Ai tempi di Paolo tuttavia, gli specchi erano fatti di metallo lucidato e riflettevano un’immagine tutt’altro che perfetta. Allo stesso modo, pur senza impedimenti, il credente scorge ancora un’immagine imperfetta della gloria di Dio, ma un giorno la conoscerà perfettamente (vedi 1 Cor 12:12)».

Ritornando alla nostra frase:  2Corinzi 3:18 “…contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito” , vediamo che questo è proprio il punto fondamentale di cui abbiamo parlato spesso anche altrove. [3]

Per capire meglio osserviamo questa figura:

In alto quella striscia luminosa gialla rappresenta il Signore, che è l’oggetto Santo della nostra contemplazione.

In basso i quadratini rappresentano l’uomo che contempla il Signore.

Partendo da sinistra in basso verso destra, vediamo che il contemplare dell’uomo verso Dio che lo attrae (freccia verso l’alto posizione 1), produce una illuminazione di ritorno (freccia gialla verso il basso posizione 2), la quale inizia ad illuminare la persona (si vede una piccola striscia di luce all’interno del quadratino-uomo n.2.

Ora se l’uomo continua ad osservare a consacrarsi verso il Signore (posizione 3), vediamo che la sua persona sarà più illuminata dallo Spirito di Dio (posizione 4).

Continuando a contemplare il Signore (posizione 5), vediamo che l’illuminazione o trasformazione  dell’uomo prosegue riempiendolo sempre più (posizione 6).

In pratica allora l’uomo “illuminato” inizia a trasformarsi per fede già adesso, prima del rapimento, quando la sua trasformazione sarà completa:  1Giovanni 3:2 “Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è ancora stato manifestato ciò che saremo; sappiamo però che quando egli sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è.” (ND)

Se ora torniamo al passo di prima:

Matteo 5:14 Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, 15 e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli”, ci accorgiamo di avere maggiore spessore nel comprenderlo e metterlo in atto. Infatti è vero che noi credenti possiamo diffondere la luce del Signore verso il mondo, ma solo quando il Signore ci ha precedentemente illuminati, altrimenti rischiamo di diffondere solo i nostri limiti umani. 

ALLORA NOI CHI SIAMO?

Potremmo in conclusione aggiungere una considerazione:

  1. Se noi trasmettiamo e proiettiamo ciò che abbiamo nell’anima, chi siamo veramente?
  2. Noi siamo ciò che abbiamo nel cuore, nel nostro centro della persona.
  3. Una volta parlammo di “baricentro dell’anima” che determina ciò che siamo, [4] ebbene noi possiamo diffondere la luce di Dio, oppure diffondere le estraneità di Dio.
  4. Per cui prima di andare sulla montagna, convinti di fare luce sul mondo, ognuno dica a se stesso: “Sta' quindi attento che la luce che è in te non sia tenebre” (Luca 11:35).

R.R.


[1] Esodo 2:14 Quello rispose: «Chi ti ha costituito principe e giudice sopra di noi? Vuoi forse uccidermi come uccidesti l'Egiziano?» Allora Mosè ebbe paura e disse: «Certo la cosa è nota». 15 Quando il faraone udì il fatto, cercò di uccidere Mosè, ma Mosè fuggì dalla presenza del faraone, e si fermò nel paese di Madian e si mise seduto presso un pozzo.

[2] In alcune chiese evangeliche, proprio evidenziando quanto si desume da questo passo, si proibisce alle donne di indossare il velo durante i culti.

[3] Vedi anche il breve studio “LA TRASFORMAZIONE DI DIO INIZIA ADESSO”

[4] Dossier “MOVIMENTI DELL’ANIMA - RICERCA DELL’EQUILIBRIO NELLE TRASFORMAZIONI SPIRITUALI CRISTIANE  - BARICENTRO IN MODO SEMPLICE”

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