Sal 131:1 O Eterno, il mio cuore non è orgoglioso e i miei occhi non sono alteri,

e non mi occupo di cose troppo grandi e troppo alte per me.

2 Ho veramente calmato e acquietato la mia anima,

come un bambino svezzato sul seno di sua madre;

la mia anima dentro di me è come un bambino svezzato.

3 O Israele, spera nell'Eterno, ora e per sempre.

Ai nostri giorni non è di moda avere un atteggiamento che non faccia sfoggio di sicurezza di sè, di conoscenza su ogni argomento, come se il valore o il successo di una persona siano inscindibili dal dimostrarsi capaci e saccenti.

Ma anche nella nostra cameretta, da soli, cadiamo in questa illusione: non accettiamo di non capire, ci far star male la mancanza di risposte, pretendiamo di sapere il perché (piuttosto che il come) di tutto.

Per tranquillizzarci abbiamo bisogno di risposte e della conoscenza – finalizzati al controllo - ma puntualmente arriviamo a toccare il limite di noi stessi, e spesso anche questo ci agita nell’animo.

Come Davide anche noi dovremmo accettare il confine, riconoscere che c’è un punto oltre il quale le cose diventano “troppo grandi e troppo alte”, non perché non siamo degni, non perché siamo stupidi o incapaci, ma semplicemente perché vediamo che esiste una soglia che non può essere varcata da noi. Oltre quella soglia inizia la potenza e il mistero di Dio.

Questa percezione consapevole, questo riconoscimento, questa ammissione, acquieta l’animo nostro, ci calma e ci tranquillizza perché mentre riconosciamo il nostro limite affermiamo nel contempo la grandezza di Dio, la sua impescrutabilità, il suo potere ineguagliabile, il suo pensiero infinito che ci avvolge.

Ed allora sì che diventiamo pacati e tranquilli come un bimbo sazio tra le braccia materne; non ci affanniamo più alla ricerca di risposte irraggiungibili ma restiamo pacifici nella Verità, sfamati dalla Grazia ricevuta in dono.