Pastore al pascolo con gregge

Il pastore è una figura simbolica della precarietà umana: la sua vita è in continuo spostamento, sempre in presenza e in attenzione. Sempre alla ricerca di pascoli adatti ai bisogni delle sue pecore. Attento ad osservare il suo gregge per capirne le necessità, attento alle caratteristiche della zona dove fermarsi che non sia pericolosa,  attento a scegliere il momento giusto per fermarsi o per spostarsi, a trovare il percorso meno rischioso.  Sua caratteristica è la pazienza, il non aver fretta: aspetta che le sue pecore si sazino, aspetta che pascolino, ruminino, che si spostino; aspetta che il caldo diminuisca o che cessi il maltempo per prendere altre decisioni.

Quanto sono preziose le sue pecore per questo buon pastore! Ognuna è importante e lui sa distinguerle una per una, le guarda una ad una. Tiene ad ognuna nella stessa misura.

Il salmista qui però ci offre un’altra prospettiva del rapporto pastore-gregge, ci dà la visione di una pecorella, immagina i suoi pensieri, i suoi sentimenti, ciò che prova verso il suo pastore.

L’amore è reciproco, il legame è corrispondente, i sentimenti sono condivisi: “Nulla mi manca”, lui “mi guida lungo acque calme”, “mi conduce per sentieri di giustizia”. “… non temo alcun male perché tu sei con me”.

La fiducia, l’attaccamento, la serenità di questa pecorella sono i sentimenti di chi si sente accudita/o, seguita/o, custodita/o, amata/o da qualcuno che non si distrarrà mai dai suoi bisogni, non la metterà mai a rischio inutilmente, è lo stato d’animo di chi crede che non sarà mai trascurata/o né abbandonata/o.

È L' ETERNO IL MIO PASTORE.

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