Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

SECONDA RACCOLTA DI APPUNTI  VERSO L'ESPANSIONE SPIRITUALE 1994-1995  (Rev. Febbraio 1998)

di Renzo Ronca

 

 

IL VIAGGIO DELL'UOMO E DELLA CHIESA VERSO DIO nella relatività delle nostre azioni limitate e dei nostri piccoli pensieri

 

PARTE  IV

 

CAP. 3 - LA REAZIONE DELLE COMUNITA' ALL'ABBRACCIO DI DIO

 

Divideremo questo capitolo in tre parti:

 

  1. Nella prima ci soffermeremo sui rischi "normali" dell'involuzione comunitaria, sempre presenti, come l'eccessivo legalizzare e l'eccessivo teorizzare, puntualizzando due esempi: il "pastore" ed il "teologo". Pastore come irrigidimento eccessivo degli insegnamenti biblici e teologo come il distaccarsi di una e'lite di persone sapienti dalla base dei semplici credenti;

  2. Nella seconda parte vedremo cosa avviene in un gruppo da un punto di vista psicologico;

  3. Nella terza parte tenteremo di trarre delle conclusioni.

 

                                 

a) RISCHI D'INVOLUZIONE NELLE COMUNITA' RELIGIOSE

 

     Noi che siamo usciti dal cattolicesimo rischiamo spesso di perdere quella libertà guadagnata con tanta fatica per merito di Cristo, delegando di nuovo ad altri la nostra intima trasformazione personale spirituale, che compete SOLO A DIO.[1]

      Questo decentramento progressivo dal cuore dell'uomo alla consuetudine più o meno gerarchica della comunità, produce un effetto peggiore dell'istinto di sfuggire individuale. Si avverte meno, si nota meno, e' piacevole da accettare, non presenta crisi esistenziali o sensi di colpa o esami di Cosenza diretti; anzi fa apparire il nostro cristianesimo come una pagina di un giornale dai caratteri ordinati, precisi, regolarmente stampati, dove tutto va bene, dove tutto e' regolare, sotto controllo.

      Ma la sistemazione del tempio non e' finita cari fratelli, e' appena cominciata; non ci sentiamo dunque già sazi di cambiamenti perché siamo ancora molto lontani dalla maturità della fede che ci viene richiesta. I cambiamenti e le trasformazioni avverranno fino a che durerà la nostra vita, per il nostro bene.

      Guardate come e' facile tornare sotto il peso della legge: basta che un gruppo di credenti si riunisca sempre lo stesso giorno,  per passare in poche settimane all'abitudine e quindi alla "normalità" di  quell'incontro fisso.  Ma attenzione: normalità deriva da "norma", e di solito chi la impugna se ne serve per esprimere un giudizio; quel giorno fisso diventerà quasi una tacita legge. Allora, dopo, chi la penserà diversamente non rischierà di apparire trasgressore?

Prendiamo un esempio sugli irrigidimenti delle interpretazioni bibliche:

1) SACERDOTE O PRETE?

 L'abitudine-norma-quasi-"legge", sancita dalla comunità per l'uomo di Dio o "pastore" di non lavorare.  

 Proprio in questi giorni un amico mi ha detto "il pastore non DEVE lavorare; e' un obbligo perché così ha stabilito Dio". 

Incredibile: siamo usciti da una chiesa dove il consiglio dato ad alcuni di non sposarsi[2] e' diventato ferrea e dolorosa legge; ed ora vediamo altri che "per legge" "NON DEVONO" lavorare!

      Ma perché questo irrigidimento? E' vero che la possibilità di non lavorare ha radici bibliche, ma il possibile diritto di un responsabile di una comunità (scelto e confermato democraticamente dalla comunità stessa) a non lavorare e a vivere delle decime o delle offerte dei componenti della comunità, non può essere scambiato per legge, per obbligo. Non e' un imperativo ma una possibile concessione. Se una comunità ha piacere in questo e si elegge una persona che si occupi di sé a tempo pieno e vuole liberarlo dalle incombenze del lavoro, faccia pure, e' liberissima di farlo; ma se un' altra comunità preferisce invece di un "pastore" avere tre "anziani" che insieme, lavorando come tutti i comuni mortali ed alternandosi e confrontandosi nel servizio ai fratelli, riescono lo stesso a portare avanti l'educazione e la cura di quelle anime, che abbiamo noi da obiettare?  O sono le parole che ancora una volta ci dividono? "pastore, anziano, diacono, vescovo, direttore, apostolo..." cari fratelli c'e' una sola parola che conta davanti a Dio: SACERDOTE, COLUI CHE E' FATTO SACRO.

Sappiamo già che questo "fare sacro" e' una possibilità che compete solo a Dio, e allora perché vogliamo sempre fare di più? Dio chiama, santifica, ovvero ci allontana dal mondo, ma allo stesso tempo ci spinge ancora di più verso il mondo, soprattutto verso chi e' debole, solo, chi e' malato.

Ciascuno di noi e' sacerdote, fatto sacro da Dio, se Lui l'ha chiamato e se l'uomo ha detto si.

     Una volta chiaro questo concetto di base si può passare alle varie forme di organizzazione, ai diversi modi di rispondere a seconda della Grazia che ci viene accordata. Ci possono essere vari "spessori" di sacerdozio e vai doni dello Spirito di Dio, ma attenzione a non forzare troppo le possibilità e le scelte per esigenze pratiche tanto da farle diventare delle leggi! Chi l'ha detto che il pastore "deve" per forza conoscere le lingue straniere, aver sostenuto e superato gli esami universitari, esibire una laurea in teologia? Poveri noi se solo le persone colte, al tempo di Gesù, avessero dovuto raccogliere il cristianesimo! Certamente sarebbe diventata una religione com'era a quel tempo quella degli scribi e dei sacerdoti e come c'e' il rischio che diventi adesso: religiosità di pochi, di e'lite, solo di chi "riesce".

      Uno degli errori del cattolicesimo e' stato proprio quello di aver riformato una "classe" sacerdotale che a furia di avere deleghe dalle persone e' diventata la padrona delle anime delle persone. 

     Noi protestanti che facciamo? Invece di continuare la conversione e la santificazione ci incamminiamo di nuovo verso la stessa strada che lasciammo. 

     Il fatto che i sacerdoti in Israele erano organizzati in un certo modo non ci autorizza a riformare le stesse cose: pensate alla legge mosaica: che sia giusta la condanna di un peccato e' una cosa, ma riprendere i sassi per lapidare la persona mi pare eccessivo. Allora il cristianesimo a che e' servito? Sarebbe come riesumare non più la sostanza degli insegnamenti ma la loro forma esteriore. Dunque che sia consigliabile per qualcuno non sposarsi passi pure, ma che se ne faccia una legge castrante per chiunque si sente di seguire Dio e' assurdo!  

     Si regolino da sole le comunità, liberamente, e se ritengono utile e giusto mantenere un pastore con le loro offerte lo facciano, ma per cortesia smettiamola con questi: "L'ha detto Dio"! 

     Il punto e' che noi uomini dimentichiamo.  

Dimentichiamo per esempio che Dio ci trasforma CONTINUAMENTE e che non possiamo giacere nell'acquisito.  

     Vorrei andare ancora più oltre se me lo consentite: vi ricordate quando parlavamo della famiglia? Più i genitori erano super-efficienti e più i figlioli crescevano incapaci; ebbene e' proprio la nostra pigrizia evangelica che rende i responsabili delle comunità super-efficienti, troppo potenti, e troppo ingombranti. 

     Il tempio che una volta curavano i Leviti e' il nostro corpo;  i sacrifici di animali sono le nostre offerte di lode; tutta la cura dei sacerdoti nel tempio e' la nostra cura del nostro tempio perché prima di tutto dentro di noi dobbiamo riconoscere Gesù: noi siamo uniti a Gesù tanto che l'Eterno possa dichiarare a noi come dichiarò al Figlio Suo:

 "Il Signore l'ha giurato, non si pentirà, tu sei sacerdote in eterno."

Il pastore, il prete, il vescovo, e' un uomo, non andiamo a formare altri "papi"; e' un uomo che come tutti può anche sbagliare e peccare.

      Il "Sacerdote" e' chiamato ed influenzato da Dio solo. Tutti sono chiamati. Alcuni ricevono anche sapienza e capacità non comuni per il bene di altri, ma e' sempre Dio che trasforma, indica, suggerisce, mostra: il sacerdote riferisce, testimonia, intercede, trasporta la sacralità dell'Eterno.

 Poi vi sono le "cariche dell'uomo" i "cardinali, preti, pastori, anziani, diaconi, ecc." i quali  ricevono nomina e mandati dall'uomo, non da Dio; tanto e' vero che se un pastore non si comporta bene può anche essere destituito dal suo incarico. Ma ben diverso e' il sacerdote davanti a Dio: egli qualsiasi cosa faccia rimane sacerdote in eterno. Ora questa vocazione non e' prerogativa di alcuni perché più bravi di altri, ma dipende solo dalla chiamata di Dio. Ma rileggiamo alcune parole di buon insegnamento:

 "Riguardate infatti la vostra vocazione, fratelli, perché non ci sono tra voi molti savi secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili, ma Dio ha scelto le cose stolte del mondo per svergognare le savie; e Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; e Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose spregevoli e le cose che non sono per ridurre a niente quelle che sono, affinché nessuna carne si glori alla sua presenza. " (1 Cor. 1:26-29).

      Ecco questo ci insegna la croce: non guardare mai l'apparenza ma la sostanza; evitare l'esteriore per l'interiore; umiltà.

      Se oggi andiamo a fare una graduatoria formale dei mandati delle chiese tanto da dire: - l'apostolo comanda più del diacono ed il profeta meno del vescovo- allora penso che non abbiamo capito niente.

      Il ruolo pastorale e' compreso nel germoglio che tutti riceviamo. Qualcuno lo ha sviluppato di più di altri per una serie di motivi pratici, ma nessuno può dire -Pensaci tu a me perché tu sei il mio pastore- così come allo stesso modo non possiamo dire "padre, o guida o maestro" a nessuno che non sia il nostro Signore.

      Una comunità che cresca con questa penosa abitudine a delegare al "pastore" la cura delle proprie anime fa esattamente come fanno nella loro gerarchia i cattolici, il cui peso così faticosamente e dolorosamente ci siamo tolti dalle spalle.

      Che siamo arrivati ad un punto in cui il nostro abbraccio col Signore e' reso difficile da questo nostro adagiarci nell'uomo (seppure per certi versi uomo di Dio) si può dedurre e sintetizzare anche da un'altra considerazione:

  

2) TEOLOGO O SOFISTICATO SCRIBA?

 

     Tempo fa ascoltavo un conoscente avvocato che mi dava dei consigli per una questione in merito a questa iniziativa cristiana: parlava con facilità usando però termini comuni a lui solo. Lingua degli avvocati, della burocrazia. Non riuscivo a capire niente. Risultava chiaro che se volevo fare una qualsiasi cosa, anche una lettera, un domanda, che avesse attinenza con la legge dello Stato dovevo per forza passare attraverso di lui che si faceva interprete tra me e lo Stato stesso. Certo io sono negato per le questioni burocratiche ed ammetto la mia ignoranza, ma penso che ci sono molte persone semplici come me, e moltissime anche in situazioni peggiori: che faranno di fronte a questa lingua sconosciuta che solo gli avvocati riescono a parlare? Devono pagare. Cercare e trovare dei soldi per pagare chi "traduce" la loro volontà e la risposta di uno Stato incomprensibile e lontano.

      Scusate i miei esempi forse troppo forti, ma non c'e' il rischio che anche nelle chiese si stia formando una classe di teologi-avvocati?

  "Il teologo" ha assunto un ruolo troppo distaccato dal credente comune. Questa persona che ha ricevuto da Dio il dono dell'istruzione, la sapienza per l'interpretazione di molte Scritture, ha elaborato nel corso degli anni una lingua sua, comprensibile solo agli addetti, che nessuno più ormai senza appositi studi riesce a capire.  

     Questo non va bene, non era così il nostro Signore Gesù.

      Il credente di fronte a molti scritti religiosi in lingua "teologese" si scoraggia e deve chiedere continuamente aiuto alle persone preposte: i pastori o i preti. Il credente finisce col sentirsi distaccato e lontano da un universo dove pare che solo loro capiscano.

     I pastori ed i preti acquisiscono invece sempre più importanza tanto da  formulare commenti e regole e giudizi "in nome di Dio". 

     Ma io penso che a molti che dicono: -"Io-noi" abbiamo le chiavi del regno dei cieli per legare e sciogliere- (rif. a Matt. 16:19), probabilmente il Signore dirà: "Guai a voi dottori della legge! Perché avete sottratto la chiave della scienza; voi stessi non siete entrati e ne avete impedito l'accesso a coloro che entravano" (Luca 11:52). 

     Non sono le persone a DOVER elevare il loro grado di cultura per poter capire il teologo, ma sono i responsabili, i dotti, i sapienti a dover scendere al livello delle persone comuni per farsi capire, per servire dal basso come fece Gesù, per poter salvare i semplici e i peccatori e non per isolare una classe privilegiata di sapienti.  

     Questi sapientissimi cristiani non sono nulla, non posseggono nulla che non sia di Dio; e Dio ha un particolare riguardo per le persone semplici: quando parlava Gesù non c'era bisogno del dizionario dei termini filosofici o teologici per capirlo. Se uno che scrive intorno alle cose del Signore non riesce a farlo in maniera chiara e comprensibile da tutti, allora e' meglio che non scriva più, se non per se stesso; il suo dono sarà come quello delle lingue: inutile per le persone comuni.

  

b)  AZIONI PSICOLOGICHE DEL GRUPPO - ISTINTI DELETERI

 

Torniamo alla domanda che ci siamo posti all'inizio:  

"Abbiamo il coraggio sufficiente per abbandonarci COMPLETAMENTE al Signore?"

      Dopo aver sviluppato la risposta istintiva personale del singolo uomo ed aver visto che tende sempre a sfuggire all'Abbraccio di Dio, osserviamo ora il comportamento dei fedeli quando sono in gruppo. La domanda si può dunque riformulare in questo modo:

 L'abbandono completo al nostro stesso Signore Gesù, che tutti diciamo di attuare, permette veramente allo Spirito Suo di abbracciarci, trasformarci incondizionatamente, quando ci abbandoniamo, di fatto, alla volontà dell'organizzazione delle nostre differenti chiese?

      L'abbandono a Dio e l'abbandono alla chiesa di appartenenza non sempre sono la stessa cosa. Di questo già iniziammo a parlare nei precedenti appunti. Già sapete dei rischi del delegare troppe responsabilità ad altre persone: in questo modo la tentazione del "lasciarsi portare" sarebbe molto forte e per la maggioranza risulterebbe quasi inevitabile l'adagiamento passivo nella sicurezza di un seguire senza pensieri, senza scelte troppo coinvolgenti, senza dover pensare e discernere troppe cose. Insomma sarebbe piacevole e comodo per tutti, seguire.

      Vedremo ora nella risposta alla nostra domanda, lo anticipo,  come La reazione del gruppo organizzato di fronte all'abbraccio divino sia lo scadere della fede.

      Un'affermazione che appare piuttosto categorica, lo ammetto; ma con un minimo di riflessione potremo constatare che e' basata su fondamenti reali.

      Per sviluppare bene la questione che ci siamo posti occorrono almeno due indagini:

      a) Occorre un'analisi della chiesa di appartenenza per determinare in maniera più possibile corretta se seguiamo veramente una comunità com'era quella apostolica o se seguiamo una semplice organizzazione religiosa.

      b) A prescindere dagli atteggiamenti delle chiese, dobbiamo vedere se il comportamento istintivo, psicologico, degli uomini, quando professano in gruppo la stessa fede, cambia ed eventualmente in cosa  rispetto al comportamento dei singoli individui.

 

a) L'analisi della chiesa di appartenenza e’ fondamentale

     Nel primo caso (una comunità simile a quella apostolica iniziale[3]) il gruppo, che veramente si potrebbe definire "Chiesa" rispecchierebbe effettivamente la volontà di Dio che si manifesterebbe nella guida concreta dello Spirito Suo a cui sarebbe lecito e doveroso abbandonarsi con fede.

      Nel secondo caso invece (una semplice organizzazione religiosa) si tratterebbe solo di scelte libere, non vincolanti in materia di dottrina, dovute ad esigenze locali che ciascuno può accogliere o meno a seconda del suo pensiero. Il gruppo prenderebbe varie decisioni, da discernere di volta in volta se in linea col volere di Dio o meno. Tale discernimento non andrebbe effettuato solo da alcuni al posto di tutti gli altri, ma esaminato da tutti, singolarmente, nel silenzio di appositi spazi d'ascolto, nell'intimità della preghiera fatta in solitudine.

      Ma senza addentrarci troppo, evidenziamo il nocciolo della questione: un'analisi obiettiva della propria chiesa di appartenenza, nella pratica, e' alquanto difficile per non dire impossibile.

      L'unica possibilità sarebbe un movimento di grazia, dall'esterno, da Dio, che rivelasse, aprisse all'uomo quanto la sua abitudine a seguire ha invece chiuso. Una grazia rivelatrice ad alcuni data in maniera eclatante, come a Saulo sulla via di Damasco, ad altri in forma più diffusa, con cambiamenti più lenti e meditati, come a Nicodemo.[4]

      In mancanza, in preparazione e forse in attesa di questo, dovremo ritornare indietro evidenziando le cose buone e quelle cattive dall'analisi della nostra vita in rapporto agli insegnamenti biblici:

 "Perciò ogni scriba ammaestrato per il regno dei cieli e' simile ad un padrone di casa che trae fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie"[5]

      Ci comporteremo cioè come il cercatore d'oro che setacciando il terreno con l'acqua evidenzia ciò che splende ed ha valore, tralasciando il resto.

      Ma perché e' tanto difficile essere obiettivi all'interno di un'organizzazione?

      Cerchiamo di capirlo passando all'altro punto:

  

b) Vediamo cosa potrebbe succedere all'uomo quando vive in un gruppo.

Per quanto io diffidi in linea di massima da certe analisi psicologiche o filosofiche perché alla fine presentano il pensiero di Dio come una cavia da laboratorio, devo dire che in certi casi la psicologia aiuta a comprendere meglio il comportamento dell'uomo; basta che lo psicologo non vada troppo oltre.

 -L'assenza di libertà. Dice Freud:[6] -Riteniamo di aver trovato la strada giusta per spiegare il fenomeno fondamentale della psicologia collettiva, cioè l'assenza di libertà che caratterizza l'individuo che fa parte di un gruppo.

      Questo della libertà e' un argomento molto complesso e delicato che va visto con estrema accortezza.[7] Limitiamoci a delle considerazioni di carattere psicologico generico.

      L'analisi di Freud sulla chiesa[8] e' quella distaccata di un analista che legge la Sacra Scrittura; e' come l'oculista che osserva gli occhi della gente. Questa analisi può essere utile solo se riferita ai rapporti di carattere comportamentale gerarchico in seno alle organizzazioni ecclesiastiche. Cose dell'uomo. In questo caso il suo apporto e' veramente grande. Quando invece il fondatore della psicanalisi parla del Signore, allora la sua statura diminuisce: e' solo un uomo non credente, che non e' penetrato nella grazia della fede, limitato nelle intuizioni e nella verità. E' bene che ne teniamo conto.

      Benché esistano delle organizzazioni piuttosto rigide di carattere religioso,[9] Gesù non e' paragonabile al capo-generale dell'esercito. Anzi, la sua attività e' di carattere opposto: tutta la missione di Cristo e' di tipo liberatorio, come qualsiasi attività di Dio.

      Credo si debba sostare e comprendere bene questo punto fondamentale perché le organizzazioni religiose hanno in effetti offuscato e poi sostituito questa libertà con la loro autorità.

  

L'ATTIVITà LIBERATORIA DI DIO NON SI RIFLETTE SULLE CHIESE:

 1. Dio ha creato libere tutte le sue creature tanto e' vero che alcune di queste si sono potute ribellare e staccare dalla Sua presenza: Lucifero in primo luogo, poi con i suoi angeli caduti e quindi l'uomo.

 2. L'uomo vive in uno stato di prigionia sulla terra da cui Dio cerca sempre di liberarlo: "Dio e' Colui che opera liberazione in mezzo alla terra";[10] "L'Eterno e' il mio liberatore"[11] "Ho certamente visto l'afflizione del mio popolo che e' in Egitto  ed ho udito il suo grido a motivo dei suoi oppressori, perché conosco le sue sofferenze. Così sono sceso per liberarlo...";[12] "L'Angelo dell'Eterno si accampa attorno a quelli che lo temono e li libera" "molte sono le afflizioni del giusto, ma l'Eterno lo libererà da tutte";[13] "Io vi libererò da tutte le vostre impurità";[14]

 3. Dio si manifesta proprio come liberatore e salvatore. Questo e' il modo in cui lo conosciamo più frequentemente, come possiamo dimenticarlo? Tutta la sua opera e' una liberazione continua che ancora prosegue: nella maturazione del suo tempo Egli stesso e' sceso tra noi per questo. La più evidente manifestazione di liberazione infatti sta nella venuta di Gesù, il nostro stesso Dio di Abramo e di Isacco, che si e' fatto uomo, proprio per addossarsi il peso della condanna a morte che ci possedeva e ricomprarci così "a caro prezzo", a costo della sua stessa vita, del suo sangue, dato in riscatto per la libertà di ognuno di noi.

 "-Lo Spirito del Signore e' sopra di me, perche' mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per guarire quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista i ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi e per predicare l'anno accettevole al Signore-" "Oggi questa scrittura si e' adempiuta ai vostri occhi";[15]

 

     Gesù ha liberato e guarito continuamente gli uomini che hanno creduto in Lui facendoci riflettere sull'interno, sulla sostanza delle cose quando ci liberava dai peccati. Ma questo Signore "che ci ha amati, ci ha lavati dai nostri peccati nel suo sangue"[16] noi l'abbiamo capito?  

     Noi non siamo in grado di comprendere la profondità e l'altezza della sublime libertà: l'uomo sa liberare solo la sua radice bestiale, preferisce l'inganno  alla verità come quando disse "A morte costui e liberaci Barabba".[17]

      Quando sulla verità pensiamo di sapere già tutto ci comportiamo come Pilato che  seppure domanda "che cos'e' verità?" non sa riconoscerla  davanti a lui.[18]

      Dunque Dio libera sempre. Ma ora attenzione. Se Dio e' davvero così, come mai l'uomo che entra nella maggior parte delle chiese dalle diverse denominazioni, invece di essere più "libero", e' più ottuso? Come mai nel corso della storia delle religioni si e' visto che sono proprio gli appartenenti ad una chiesa contro un'altra che manifestano le violenze più terribili agendo "in nome di Dio"?

      Noi sappiamo da Gesù che dimorando nella Sua parola saremo suoi discepoli, così conosceremo la verità e questa ci farà liberi.[19]

      Ma l'essere liberi non dipende da un atto nostro. Non basta leggere sempre le Scritture alle riunioni di culto: e' la risposta di Dio che si sposta nell'uomo, che libera; e' il tocco potente della sua mano che guarisce; in pratica e' il Signore che ci fa liberi con una sua attività: "Se dunque il Figlio vi farà liberi sarete veramente liberi."[20] 

     Quasi tutte le denominazioni leggono continuamente le Scritture ma molte non liberano affatto i loro fedeli, anzi sembrano portarli all'oscurantismo spirituale.[21]

      E allora cosa c'e' nell'uomo che impedisce l'unione, l'abbraccio completo col nostro Dio? Cos'e' che lo spinge ad uccidere il fratello con la spada o solo con una parola di giudizio? Da dove nasce questo fanatismo?

 

CONCLUSIONI

 Da quanto detto in questo discorso possiamo evidenziare due elementi:

 1) L'uomo preferisce l'inganno, liberando Barabba;

 2) Non ci può essere verità nell'uomo senza un intervento esterno da parte di Dio stesso, che corrisponde ad una nostra sincera e attuata nella prova, buona volontà.

 "NON LUI MA LIBERACI BARABBA"[22]

 

Riflettete bene sul comportamento delle folle. Gli individui seguono Gesù per sentirlo e si ritrovano in tanti, circa 5.000 persone. Il Signore ha pietà di questa grande moltitudine: ne guarisce gli infermi e dà loro da mangiare moltiplicando il pane.[23] Eppure il Signore cerca di evitare le folle;[24] Pur non rifiutandole egli ne conosce i pericoli perché quando siamo in gruppo cambiamo e la foga potrebbe procurare anche incidenti; anche per questo dove possibile si fa tenere "sempre pronta un barchetta per non essere schiacciato dalla folla".[25]

      L'individuo può ascoltare e pensare, la folla diventa come una mandria istintiva. Stimoli buoni come l'ascolto degli insegnamenti si mischiano alla curiosità, al voler possedere benefici alla ricerca miracolistica del guadagno personale, come avviene anche oggi. E' anche per questo che Gesù poi li rimprovera: "..voi mi cercate non perché avete visto segni, ma perché avete mangiato pani e vi siete saziati.."[26]

      La folla e' diversa dall'individuo; si lascia condizionare molto più facilmente perché non riesce più a pensare. Basta poco e tutto questo fiume cambia percorso: Quelli che dicono: "Osanna! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore"[27] dicono anche: "A morte costui! Liberaci Barabba!"[28]

      Come nell'unione con Dio l'uomo trova liberazione, vita eterna, felicità, così nell'unione con gli altri uomini, per una misteriosa legge di peccato, l'uomo trova invece l'istinto barbaro, il disfacimento, la depravazione di se stesso. 

     Ecco un sunto di alcuni brani del testo "Psicologia delle folle" di Gustave Le Bon, tratti dal saggio citato di Freud "Psicologia delle masse ed analisi dell'io". Metterò una lettera "F" per quanto riportato da Freud e "LB" per quanto riportato da Le Bon:

 Il fatto più notevole che si può osservare in una folla psicologica e' questo: quali che siano gli individui che la compongono, per quanto il loro tipo di vita,le loro occupazioni, il loro carattere o la loro intelligenza possano essere simili o dissimili, il solo fatto di essersi trasformati in una folla fornisce loro una specie di anima collettiva. Questa li induce a sentire, pensare, agire in modo assolutamente diverso da come sentirebbe, penserebbe, agirebbe ciascuno di loro isolatamente."(LB) 

"Allora i nuovi caratteri che [l'individuo] manifesta sono solo le espressioni di questo inconscio in cui sono ammassati i germi di tutto ciò che di cattivo vi e' nell'animo umano" (F)

 "L'apparizione dei caratteri tipici della folla e' determinata da varie cause. La prima e' che, nella folla l'individuo acquisisce un sentimento di grande potenza che gli consente di cedere ad istinti che, da solo, avrebbe violentemente tenuti a freno. Egli vi cederà tanto più volentieri in quanto, dato che la folla e' anonima e perciò irresponsabile, scompare del tutto il senso di responsabilità che frena sempre gli individui."(LB)

 "La manifestazione delle folle ed il loro orientamento sono determinati anche da un secondo fattore, il contagio mentale. [...]In una folla ogni sentimento, ogni atto e' contagioso e può esserlo al punto che facilmente l'individuo sacrifica a quello collettivo il proprio interesse personale. Questo e' un atteggiamento contrario alla sua natura e che l'uomo assume solo quando fa parte di una folla"(LB)

 Pensavo alla sapienza e all'amore del Signore, quando Egli dice dalla croce:"Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno";[29]  e pensavo alla debolezza dell'animo umano nelle mani dell'ingannatore! Questo angelo caduto potentissimo, che contro Dio sa unire poteri apparentemente in disaccordo;[30] sa guidare complessi organismi religiosi corrotti e li manda a confondere, sobillare e guidare gli impulsi della folla;[31] un regista perverso da cui, con sconforto, mi rendo conto quanto poco ci sappiamo difendere. 

     Ma continuiamo la nostra lettura, domandandoci con un rapido pensiero trasversale, se noi siamo veramente liberi in certe riunioni di calcio, di politica e di culto.

 "Un terzo fattore, di gran lunga il più importante [...] la suggestionabilità, di cui il contagio, di cui si e' accennato sopra e' solo un effetto. [..] Attente osservazioni sembrano dimostrare che l'individuo immerso da qualche tempo in una folla attiva, ben presto cade, per gli influssi che gliene derivano, o per un'altra causa completamente diversa ed ancora ignota, in uno stato particolare, che si avvicina molto allo stato dell'ipnotizzato di fronte all'ipnotizzatore. Dato che nell'individuo ipnotizzato la vita del cervello e' paralizzata, questi diviene schiavo di tutte le  proprie attività inconsce, che l'ipnotizzatore dirige come crede. La personalità cosciente e' annientata, sono venuti meno la volontà ed il discernimento. Sentimento e pensieri sono orientati nel senso determinato dall'ipnotizzatore. Questo e' pressappoco, lo stato di un individuo che fa parte di una folla psicologica. Egli non e' più conscio dei suoi atti. In lui come nell'ipnotizzato, alcune facoltà sono annientate, mentre altre possono giungere ad un altissimo grado di esaltazione. L'influenza di una suggestione lo porterà a compiere certe azioni con irresistibile impetuosità, ancora più violenta nelle folle che nel soggetto ipnotizzato, perche' la suggestione, uguale in tutti gli individui, divenendo reciproca, si esalta. [..] Egli non e' più se stesso, ma un automa che la volontà non e' più in grado di guidare." (LB)

 "La massa e' impulsiva, mobile ed irritabile. Gli impulsi ai quali essa obbedisce possono essere, secondo le circostanze, nobili e crudeli, eroici o vili, ma sono sempre così imperiosi che di fronte ad essi viene meno anche l'interesse per la conservazione. In essa niente e' premeditato. Anche quando desidera violentemente una cosa non la desidera mai a lungo, e' incapace di una volontà persistente. Non sopporta alcun differimento della realizzazione di un desiderio. Prova una sensazione di onnipotenza; per l'individuo che fa parte di una folla non esiste la nozione dell'impossibile. La folla e' straordinariamente influenzabile e credula, manca di senso critico, niente per essa e' inverosimile.[...] La folla giunge subito agli estremi. Portata a tutti gli eccessi, la folla e' influenzata solo da eccitazioni esasperate. Chiunque voglia agire su di essa non ha bisogno di dare ai propri argomenti un carattere logico: deve presentare immagini dai colori più stridenti, esagerare, ripetere incessantemente la stessa cosa." (F)

 Pensate che queste analisi sono state fatte circa un secolo fa!  Riportate il discorso alla pubblicità odierna al suo potere ipnotico, soprattutto verso i bambini; alla televisione come mezzo per suggestionare le moderne piazze; immagini direttamente nelle nostre terminazioni nervose. Come e' semplice per chi detiene il potere continuare a sobillare la folla e far condannare Gesù. E pensate a questo ipnotizzatore, che Le Bon e Freud non sanno o non vogliono vedere: l'angelo del male che ha il controllo delle masse e che si trasforma in continuazione. Vi ricordate il discorso che facemmo sugli orientamenti, le direzioni, i "versi"? L'ingannatore e' colui che opera un trasformazione nell'uomo di verso contrario a quella che opera Gesù. Il fine di Satana e' la distruzione dell'opera di Dio, il fine di Dio e' la salvezza. Sembra così semplice determinare una scelta tra questi due versi! Invece il verso di una folla può essere modificato con incredibile semplicità da chi e' senza scrupoli. Le si può far credere il contrario di quello che credeva qualche ora prima! Pensate non e' incredibile che si stendessero le palme e gli ulivi all'ingresso di Gesù a Gerusalemme e poi subito dopo che con terribile violenza venisse torturato, sfregiato e crocifisso?

      Quanto amo il mio Signore che ha nettamente diviso il Suo dal potere politico, che ha evitato la strada semplice del condizionare le folle! La libertà non si dona in grandi assembramenti retorici di folle, ma lasciando i tempi e gli spazi necessari per formularsi individualmente delle idee e trovare, nel tempo giusto, le risposte.

 "Non avendo nessun dubbio su ciò che essa crede verità o errore, e con la chiara nozione della propria forza, la massa e' tanto obbediente all'autorità quanto intollerante... Sente il prestigio della forza, ed e' scarsamente impressionata dalla bontà, considerata una forma di debolezza. Dai suoi eroi la folla esige forza, persino la violenza. Vuole essere dominata e soggiogata e temere il suo padrone... Infatti la folla ha un irriducibile istinto conservatore e, come tutti i primitivi, un orrore inconscio per ogni innovazione o progresso ed un illimitato rispetto per la tradizione." (LB)

 "Se ci si vuol fare un'idea esatta della moralità delle folle si deve considerare che negli individui riuniti sono scomparse tutte le inibizioni individuali, mentre tutti gli istinti crudeli, animaleschi, distruttori,residui delle epoche primitive, che giacciono nel fondo di ciascuno, si ridestano e cercano la propria soddisfazione.[...] Mentre il livello intellettuale della folla e' sempre inferiore a quello dell'individuo, il suo comportamento morale può sia essere superiore al livello morale di questo, sia scendere molto al di sotto di questo." (F)

Si comprenderebbe così, perché in certi movimenti settari, o certe religioni fondamentaliste, il senso dell'onestà, dei valori familiari, della moralità insomma sia tanto esasperato e la possibilità di pensare, di usare l'intelligenza sia quasi impossibile.

 "Inoltre la folla e' molto sensibile alla forza magica delle parole, che hanno il potere sia di provocare nell'anima collettiva le tempeste più violente, sia di placarla. La ragione e la logica no potrebbero niente contro certe parole e certe formule. [...] Ed infine le folle non hanno mai provato il desiderio della verità. Chiedono solo illusioni, delle quali non possono fare a meno [...] La folla e' un gregge docile incapace di vivere senza un padrone. E' talmente desiderosa di obbedire che si sottopone istintivamente a colui che le si pone a capo." (F)

     

Queste note danno da pensare, indubbiamente.

      Vediamo di fare il punto della situazione.

 

 c) PUNTO DELLA SITUAZIONE - L'ABBANDONO VERO A DIO COME UNICO MEZZO DI SALVEZZA

 

Pure se non fosse tutto così drammatico come riportato dalle note degli studiosi di psicologia del capitolo precedente, tuttavia dobbiamo ammettere che  quando ci riuniamo in gruppi denominazionali e deleghiamo la nostra anima all'organizzazione ecclesiastica, come corpo autonomo, il rischio di scadere nella fede, esiste.

 L'uomo confonde la fede con gli istinti. L'unità con Dio, da ricercare e realizzare interiormente, intimamente, in un rapporto con Dio stesso e nessun altro, che porterebbe POI a realizzazioni comunitarie di fede, diviene, per una umanizzazione della fede stessa, una unità col gruppo che POI prega Dio.

      L'istinto dello spirito nostro di unirsi allo Spirito di Dio, quando non e' realmente accolto, capito e curato, rimane solo un istinto gregario.[32]

      Per questo il diventare come bambini per entrare nel regno di Dio,[33] se non e' attuato con la semplicità della fede, se e' solo un ibrido di legami organizzativi umani dove l'intelligenza ed il discernimento non vengono usati, allora diviene solo uno scadimento della maturità della fede. Infatti la fede deve sempre crescere e maturare come e' scritto:

 "Fratelli, non siate bambini di senno, ma siate bambini in malizia e uomini compiuti in senno"[34] 

     Come dicevamo in precedenza Ci vuole un movimento esteriore da parte di Dio stesso per liberarci e ci vuole una libera fede al di fuori da tutto per poter mantenere questa libertà (come dicevamo al punto 2 di pag.5).

      Un'attività liberatoria che, per sola grazia, parte dal Signore [35] e, per sola fede, deve essere poi realizzata praticamente nella nostra vita.

      E' necessario lasciarci innestare ciecamente da Gesù in Spirito, abbandonandosi totalmente a Lui, vincendo persino l'innato istinto di conservazione che ci spinge a ritrarci.

      Entrando in questa "espansione spirituale" tutta la nostra persona "spirito anima e corpo"[36] viene trasformata fino ad assomigliare sempre più al nostro Signore in sapienza, grazia, bellezza, amore e pace. 

     Solo se realizziamo PRIMA questo abbandono totale e serio, che Dio compirà in noi gradatamente, potremo POI formare gruppi comunitari, organizzazioni semplici, in cui sarà "bello e piacevole che fratelli dimorino insieme nell'unità".[37]

      Vorrei far comprendere in maniera proprio semplice quello che avviene puntualizzando le varie fasi:

 

1. Noi, volenti o nolenti, siamo di fronte a due tipi di trasformazione:

      a) quella che viene da Dio, che ci promette, alla fine, la vita eterna passando su questa terra in varie prove;

      b) quella che viene dall'ingannatore che ci può anche fornire una certa soddisfazione pratica, un certo successo su questa terra, ma che non può garantirci nulla nell'eternità se non la morte;

 

2. Di fronte a queste due trasformazioni, curate da due registi della nostra vita, uno perverso e creatura, l'altro divino e Dio, noi siamo il terzo polo, l'ago della bilancia, quello che deve esercitare il pensiero per la scelta e la volontà per restare coerenti.

3. Se scegliamo il Signore allora il Suo Spirito ci libera e noi dobbiamo saper uscire da TUTTO pur restando in questo sistema come in attesa e nel servizio a lui gradito;

4. Se scegliamo (più o meno consapevolmente) l'ingannatore allora saremo trasformati nella mente da un dio perverso che ci spingerà a confidare in noi stessi ed in altre creature; non ci eleveremo mai e resteremo sempre prigionieri dei desideri e delle paure.

5. Ma non si può fare una scelta a metà. Scegliere il Signore e riposare seguendo l'organizzazione, appoggiandoci ad essa per ricevere forza, significa continuare ad essere ingannati. Come una nascita soffocata.

6. Poter esaminare obiettivamente il proprio gruppo, la propria chiesa significa prima di tutto uscirne; perché per quanto detto fino ad ora, troppi meccanismi psicologici ed umani impediscono la serena valutazione di un'organizzazione quando vi stiamo dentro.

7. Una volta usciti, e ritrovata la via migliore, cioè la strada della preghiera umile in solitudine di fronte al nostro Dio, allora IN SECONDO TEMPO, si potrà anche ritornare nell'organizzazione che più ci piace, per uscirne ancora quando sarà opportuno per riconsiderare serenamente le nostre attività e i nostri pensieri;

8. Questo uscire e rientrare non si deve attuare una volta sola, ma deve essere una pratica continua da realizzare con saggezza ed intelligenza;

9. Solo a questo modo il cristiano potrebbe offrire alla chiesa (minuscolo) ed alla Chiesa (maiuscolo) un ruolo trainante, espressione dei doni dello Spirito Santo, primi fra tutti il discernimento, l'amore, la profezia pluralistica dei fratelli come scritto: "tutti, uno ad uno potete profetare affinché tutti imparino e tutti siano incoraggiati"[38]

10. E' da evitare con cura l'eccessivo soffermarsi sulle personalità dei profeti e delle persone scelte da Dio, il citarli troppo spesso come si fa con le Scritture identificandoli addirittura con le Scritture che essi stessi richiamano. Questo accentramento infatti produrrebbe una specie di monopolio di alcuni, e, per le debolezze umane sfruttate con grande intelligenza dal maligno, porterebbe alle "idealizzazioni" di queste super-persone, che e' uno dei segni del decadimento della fede. Se il profeta e' veramente di Dio eviterà questo egocentrismo e farà opere da profeta, ovvero in ciò che dirà o farà risalterà solo il Signore.

 

 

     RIASSUMENDO, il punto cruciale di quanto detto, per i credenti chiamati già da Dio, e' il sapersi abbandonare totalmente a Lui. Chi ha iniziato a farlo non si fermi a "riposare" lasciandosi trascinare nelle molteplici attività di parrocchia o di chiesa che seppure utili a lungo andare non danno più spazio all'ascolto personale ed alle parole di Dio al nostro cuore nella solitudine.

      Sappia il credente uscire per rientrare, come fa la figlia che si sposa esce dalla famiglia per rientrarci dopo più consapevole e matura; uscire, formarsi, rientrare portare un vento nuovo, fresco Profumo di Dio; tanto diverso dall'aria stagnante di vecchi banconi in cui si ripetono preghiere e parole ormai vecchie e prive di significato.

      Pur se "e' bello quando i fratelli si riuniscono insieme", e' questo il tempo della preghiera forte, quella che si fa nell'angoscia e nel pianto, in solitudine. La nostra unica salvezza e' mantenere la fede in un mondo che l'ha persa. Il tempo delle belle chiese e delle facili missioni sta passando:

 

"-Quando vi mandai senza borsa, senza sacca e senza sandali, vi e' forse mancato qualcosa?- Ed essi dissero: -Nessuna-. Disse loro dunque: -Ma ora chi ha una borsa la prenda con se', e così pure una sacca; e chi non ha la spada venda la veste e ne compri una. Poiché io vi dico che ciò che e' scritto deve essere ancora adempiuto in me: 'Ed egli e' stato annoverato tra i malfattori. Le cose infatti che sono scritte di me hanno il loro compimento- Allora essi dissero: -Signore ecco qui due spade- Ma egli disse loro: -Basta!-".[39]

 

     Ora noi sappiamo che il Cristo ha adempiuto la sua missione. Ma noi che ancora lo seguiamo non siamo ancora risorti. Siamo risorti per fede. Il nostro spirito si sente libero da ogni legge, ma il nostro corpo e' ancora schiavo.

      Gesù come primizia e' morto e risorto e ci ha indicato una via di salvezza; noi ci troviamo ora nell'adempimento dei tempi, a seguire la strada che Lui ci ha tracciato. Non abbiamo una croce di legno ma un morire a noi stessi in maniera sempre più decisa e netta.

      La solitudine, la ricerca della voce di Dio nei silenzi fuori dal mondo e lontani dagli istinti legati alla carne e' l'espressione del cristiano degli ultimi tempi.

      La spada a cui si riferiva Gesù non era evidentemente quella che gli portano i discepoli; si tratta di altro. Egli contrappone un periodo chiamiamolo "d'oro" della evangelizzazione, delle missioni, del crescere del cristianesimo, delle vittorie su Satana, ad un periodo contrario in cui a crescere sarà solo l'ingannatore di questo mondo.

      Satana esce quasi allo scoperto; ha tramato a lungo; oggi ha molto potere. Riesce a dirigere non solo il potere e la politica nel mondo ma la gran parte delle chiese. Queste hanno perso ogni unione cristiana; non si riconoscono più le une con le altre, se non da un punto di vista esteriore e formale. Gesù non ha dato la sua vita per formare un corpo diviso.

      Il bastone "vincoli" e' stato spezzato. Come il Padre fu pieno d'amore nel crearci e nell'assisterci, fu anche severo, dolorosamente severo con Suo Figlio, quando si avvicinava il Suo momento. Nel Getzemani non gli diede altra consolazione che la preghiera ("ed allora pregava ancora più forte"). Nessuno riusciva a capirlo, nessuno vegliava con Lui.  

     Sono addormentate le chiese. Pigre nelle loro sicurezze dormono sicure vicino ad un Gesù che sta per essere loro tolto. E non se ne rendono conto. A nulla servono i richiami del Signore. Esse pensano a come riposare meglio; pensano ancora ad insegnare la pace in un mondo che e' sola guerra; non prendono atto dei segni dei tempi; non partecipano veramente alla solitudine di Dio; non cambiano linguaggio per farsi comprendere; non testimoniano l'avvento di Gesù; si appoggiano gli uni agli altri e non sanno più ascoltare da soli, senza qualcuno che li aiuti.

      Poveri noi abbandonati, gregge senza pastore, pecore erranti con cento bandiere di verità ognuna con una denominazione diversa sopra! 

     Gesù che TUTTO ha unito e preso in se stesso, si rivede in un insegnamento parziale, privato, fatto a pezzi; dove tanti "giusti" si contendono la sua eredità.

      Non abbiamo capito che ora e' il tempo della manifestazione dell'oscurità. Proprio quando ci sentivamo tutti sicuri di entrare a Gerusalemme, come vincitori, un attimo dopo, la delizia dei nostri cuori ci viene tolta e ci sembrerà di stare senza Gesù. Come ascolteremo lo Spirito Suo se non ci siamo preparati ad ascoltarlo? Questo e' il tempo della distretta: l'apparente desolazione interiore ed esteriore; la mancanza di una guida certa. E continuiamo a dormire, ma al riparo di che? Che suono hanno le parole che inneggiano alla pace in nazioni sconvolte dalla guerra e le prediche fatte alla televisione?

      Usciamo! Abbandoniamoci a Dio, lasciamoci avvincere dal suo dolce e potente abbraccio! Torniamo poi alle nostre case, alle nostre riunioni, ma torneremo cambiati in meglio, capaci di evidenziare ripiegamenti e chiusure che altri non avevano ancora visto.

      Come Mose' dobbiamo saper trovare continuamente il nostro monte su cui la presenza di Dio ci rivela Se stesso, ci rivela la nostra identità, come mezzo da Lui scelto e l'opera Sua e ci rivela gli altri, come nostra missione.

      E' solo la ripetuta individuale risposta a questo richiamo in solitudine con Dio che ci permetterà poi di dare un contributo all'organizzazione della vita di famiglia e di chiesa. 

     Ma andiamo davvero soli all'appuntamento con Lui o ci portiamo appresso e dentro la divisa, l'etichetta delle nostre chiese?

      Così alla fine torno a domandarvi: siamo davvero in grado di realizzare l'abbandono completo all'abbraccio del Signore?

 

 
Correlazioni:
 

1 - L'IMPRONTA DI DIO: ORIGINE E FINE

2 - LA REAZIONE DELL'UOMO ALL'ABBRACCIO DI DIO

4 - ECUMENISMO ED IMPOCRISIA - PERSONE NON CHIESE - PROPOSTE CONCRETE PER TUTTI   

 

 

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[1] Ricordate la prima raccolta di appunti, in cui dicevamo tra l'altro che la libertà che ci dona lo  Spirito di Dio va protetta e gestita con grande vigilanza?

[2] 1 Cor 7

[3] Come da precedenti appunti, ci si riferisce alla primissima chiesa apostolica, come nelle comunità paoliniche, nei primi 20-30 anni di attività; prima comunque della formazione della gerarchia, quando sembrava imminente il ritorno di Gesù.

[4] Giov 3:4-6

[5] Matt 13:52

[6] “Psicologia delle masse e analisi dell’io” –TEN Roma – pg 41

[7] Bisognerebbe puntualizzare moltissimi elementi come ad esempio: 1) Vi è una perdita di libertà per chiunque nel mondo civile; Chi infatti può dirsi veramente libero? Basta guidare una bicicletta per dover mantenere la destra; 2) La libertà si applica a diversi campi specifici: comportamentale, di pensiero, sociale, politica, religiosa, ecc. ed ognuna meriterebbe un discorso  a  parte; 3) Non sempre la perdita della libertà è negativa: si pensi al matrimonio, ad un qualsiasi patto che impegni due persone.

[8] Opera citata cap. 5

[9] L’istituzione dei “Gesuiti” in ambiente cattolico, dell’”Esercito della salvezza” in ambiente protestante ecc.

[10] Sal 74:12

[11] Sal 18:2; Sam. 22:2; 144:2; ecc

[12] Esodo 3:7-8

[13] Sal 34:7, 19

[14] Ezech 36:29

[15] Luca 4:18;-19 e 21

[16] Apoc 1:5

[17] Luca 23:18

[18] Giov 18:38

[19] Giov 8:31-32

[20] Giov 8:36

[21] Per  esempio alcune denominazioni religiose come i Testimoni di Geova e la Chiesa di Dio Universale, se ho capito  bene la loro dottrina, negano la divinità del Cristo e non credono che lo Spirito di Dio guidi oggi fattivamente la chiesa e i singoli fedeli; essi comunque conoscono a memoria tutte le Scritture e sono maestri d'insegnamento in tutte le case. Ebbene spero per loro che non sia vero quanto dicono perché se non riconoscono Gesù come Dio, se negano l'opera continua dello Spirito Santo, chi  è che guida la loro chiesa?  

[22] Giov 18:40

[23] Matt 14:14-15, 21

[24] "..grandi folle si radunavano per seguirlo, ma egli si ritirava in luoghi solitari e pregava" (Luca 5:15-16)

[25] Mar 3:9

[26] Giov 6:26

[27] Giov 12:13

[28] Luca 23:18

[29] Luca 23:34

[30] “In quel giorno Erode e Pilato divennero amici, mentre prima erano stati nemici” (Luca 23:12)

[31] “Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla a chiedere piuttosto che si liberasse loro Barabba” (Mar 15:11)

[32] Op cit. cap.9, in cui tra gli istinti primari si citano dal Trotter: l'istinto di conservazione, di nutrizione, istinto  sessuale, e quello gregario

[33] Luca 18:16-17

[34] 1 Cor 14:20

[35] Giovanni 8:36 Se dunque il Figlio vi farà liberi sarete veramente liberi».

[36] 1 Tess 5:23

[37] Sal 133

[38] 1 Cor 14:31

[39] Luca 22:35:38

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