Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

SECONDA RACCOLTA DI APPUNTI  VERSO L'ESPANSIONE SPIRITUALE 1994-1995  (Rev. Febbraio 1998)

di Renzo Ronca

 

 

IL VIAGGIO DELL'UOMO E DELLA CHIESA VERSO DIO nella relatività delle nostre azioni limitate e dei nostri piccoli pensieri

 

PARTE  IV

 

CAP. 1 - L'IMPRONTA DI DIO: ORIGINE E FINE

 

Se Dio e' al di sopra delle nostre concezioni ed e' al di là delle dottrine ecclesiastiche, dobbiamo saperlo amare nel mistero del suo Essere e nella dolorosa nostalgia che il ricordo di Lui ha impresso nel nostro cuore.

      Come già vedemmo all'inizio, portiamo in noi stessi la sua impronta perché ci ha amati per primo e in quel pensiero d'amore e' il concepimento della nostra vita; la radice della nostra anima.

 

 

 

 

     Un marchio, un "imprinting", una memoria ancestrale, un segno della creatività divina che a sua volta ci spinge in due direzioni:

 

  1.      da una parte a ritrovare Lui, il Dio Padre-Madre; l'Alfa, l'Origine;

  2.      dall'altra verso l'obiettivo, il fine, l'Omega, ovvero a partecipare alla realizzazione del progetto che Lui continua sempre, fino al suo compimento: la stabilità, l'amore e la pace del creato, per l'eternità'.

 

 Vediamo queste due direzioni:

 

     1)  Direzione dell'origine: avere amore; la ricerca di Dio.

     E' il nostro grido continuo, doloroso e quasi disperato: il bambino lasciato solo nella stanza buia piange di paura, dolore, per mancanza della madre; in questa vita nostra le ombre sembrano luci e le luci sembrano ombre senza vita. E' il grido del popolo di Dio staccato da Lui, che vive solo per poterlo riabbracciare, un giorno. Qualsiasi cosa facciamo qui sulla terra sarà sempre dominata dal desiderio di quell'amore che ci fu tolto. Lo possiamo ricoprire di filosofia, di psicologia; possiamo mascherarlo con affermazioni sociali, successi più o meno soddisfacenti, ma in ultima analisi e' solo l'amore che ci manca.

 

     2) Direzione del fine: dare amore.

      Assieme al desiderio di ricevere amore e' fortissimo in noi il desiderio di dare amore. Ma se riceverlo e' ritrovare Dio, ritrovare l'abbraccio della Madre-Creatore, donarlo e' donare proprio questa stessa impronta di Dio. Come un donare se stessi.

 

     Pensate al concepimento ed alla nascita: nel bambino vi e' la trasmissione dei nostri caratteri genetici. Amare davvero, e' donare Dio.

     Come in una nascita la persona amata rivive, acquista elementi nuovi, rifiorisce, gioisce e cresce per l'amore di chi ama. 

     Amare il prossimo e' continuare l'opera creativa di Dio.

      La creazione non si e' mai arrestata; l'opera di Dio e' in perpetuo movimento e trasformazione.[1] Amare e' estendere l'attività' creatrice di Dio che col suo braccio sulle nostra dita compie opere mirabili; con la sua mente nella nostra mente ci permette di testimoniare sapienze incommensurabili.

      Quando il nostro cuore e' in sintonia col Suo, allora la persona amata da Dio che ci incontrerà riconoscerà la Sua voce e sentirà sussultare in se stessa il "bambino", il progetto di salvezza di Dio, già impresso nel cuore di ognuno.[2]

      Questo progetto infatti e' come l'incontro di Giovanni il Battista con Gesù, ovvero della preparazione e della realizzazione: e' l'opera di salvezza di Dio fatto uomo, nell'uomo.

      Questa direzione, cioè la strada che prende la nostra vita attendendo la piena realizzazione del disegno divino con la venuta di Gesù, e' molto simile a quella del Battista: la nostra persona si prepara e viene forgiata nei deserti delle prove; e' essenziale e decisa; sa consigliare, battezzare, testimoniare, sa riconoscere il Cristo, rimpiccolire fino a morire a se stessa perché Lui solo esista. 

     Ma queste due direzioni: dell'inizio, della nostra origine e della fine sono poi veramente una l'opposto dell'altra?

      Il desiderio di scomparire nell'abbraccio di Dio per essere "risucchiati" dal suo amore,  ed il desiderio di amare già adesso, partecipando alla realizzazione del Suo progetto, sembrano partire da dentro di noi in maniera opposta; ed in effetti la prima desidera avere e la seconda dare, ma in realtà non sono due spinte separate:

 Se osserviamo lo schema dandogli profondità, ci accorgiamo che esse si incontrano nella stessa eternità di Dio.

  

  

Ma che significa incontrarsi nell'eternità' di Dio? 

  

     E' quando non abbiamo più bisogno di valutare i fatti le persone ed i concetti secondo la nostra mente; quando rinunciamo a dare definizioni.

      Noi viviamo in un mondo definito, tangibile; ma come cristiani, non siamo parte di questo mondo. La fede permette al seme di Dio di crescere ed operare e "PER ISTINTO" se così si può dire;[3] cresce verso l'alto, cresce con la luce del sole della grazia, mette rami, foglie, radici e TROVA DIO, perché DIO SI FA TROVARE DA LUI. Il frutto di questa pianta umana e' la capacità di poter amare e generare altri figli di fede.

     Come e' equilibrato e maturo un rapporto di due coniugi che desiderano, concepiscono educano e fanno crescere dei figli, cosi' e' imprescindibile l'unione con Dio e l'atto d'amare il prossimo.

      Per questa specie di istinto innato, sempreché lo accogliamo e lo educhiamo e lo lasciamo vivere, noi possiamo uscire dal consueto; possiamo uscire da questo sistema di cose basato sull'apparenza, possiamo sorvolare tutto e trovarci già al di là del definibile, al di là di questo mondo, là, dove non ci sono più misure che la nostra mente possa capire, dove c'e' solo l'Amore e l'Amare, il Padre e il Figlio; imprescindibili anche loro in un continuo creare e donare amore; una perfezione sublime, eterna, che permea ed unisce creato e Creatore in un unico Spirito, staccato da questo mondo, uno Spirito Santo che e' sempre lo stesso Dio che continua ad amare, a dare vita e movimento all'infinita' di mondi che non conosciamo, ma che per istinto abbracciamo nello stesso momento che Dio ci abbraccia.

      Può apparire difficile il ragionamento, ma in realtà e' semplice e non aggiunge nulla di nuovo a quanto dice la Scrittura che già abbiamo incontrato:

 "Non c'e' ne' Giudeo ne' Greco, non c'e' ne' schiavo ne' libero, non c'e' ne' maschio ne' femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesù"[4]

 Nulla di nuovo, dicevamo, come contenuto; ma tutto nuovo nel senso che ancora e' quasi tutto da realizzare; noi infatti non mettiamo veramente in pratica questo insegnamento.

      Rileggete questa frase di Paolo e pensate a quanta strada dobbiamo ancora fare, a quanto non abbiamo ancora capito! Qui si sta rivoluzionando un modo di vivere, di pensare, di essere!

      L'uomo abbracciato da Dio, che volontariamente cerca di ricambiare questo abbraccio ponendo la sua fiducia in Lui, abbandonandosi a questo abbraccio ciecamente, non e' più lo stesso, non può più esserlo. Ma non e' che cambia solo apparenza, abitudini, come succede nell'ingresso in molte chiese: egli cambia DA DENTRO AL CUORE: infatti la natura di Dio, il Suo germoglio, rifiorisce e produce una consapevolezza dolce-amara: dolce perché sentiamo Dio e con il nostro spirito viviamo già accanto a Lui; amara perché siamo ancora sulla terra.

      Già parlammo di questa profonda trasformazione della nostra persona quando leggemmo Romani 12:1-2, lo ricordate?

 "Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che e' il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio. E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio."

Ma a che serve essere d'accordo se poi non abbiamo il coraggio di lasciarci "abbracciare" da Dio? Questa trasformazione non e' un atto magico: avviene con il nostro consenso ed e' una unione d'amore. Dio ci invita, per amore, a presentare i nostri corpi  in offerta a Lui, cioè a donarci a Lui; ed in questo abbraccio sta tutta la nostra vita.

     Vi sono infatti due motivi da tenere presente: 

     1) siamo puri abbastanza per sopportare il suo abbraccio?

     2) Abbiamo il coraggio sufficiente per abbandonarci COMPLETAMENTE a Lui?

 

     Tralasciamo il primo punto, la nostra purificazione, su cui già abbiamo avuto modo di parlare ed occupiamoci qui principalmente del secondo: L'abbandonarci completamente a Dio.

      Vi sono due aspetti che tratteremo brevemente:

 a) la reazione istintiva dell'uomo individualmente  all'abbraccio di Dio;

 b) la reazione all'abbraccio di Dio come insieme di uomini organizzati.

 

 

 

Correlazioni:


2 - LA REAZIONE DELL'UOMO ALL'ABBRACCIO DI DIO

3 - LA REAZIONE DELLA COMUNITA' ALL'ABBRACCIO DI DIO:

4 - ECUMENISMO ED IMPOCRISIA - PERSONE NON CHIESE - PROPOSTE CONCRETE PER TUTTI   

 

 

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[1] Vedi i nostri appunti precedenti “ES-1 - Il processo di espansione spirituale”

[2] “E avvenne che, appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sobbalzò nel grembo…” Luca 1:41

[3] Lo chiamiamo così perché non abbiamo parole adatte, ma questo "istinto spirituale" non è da confondere con l'istinto  psicologico, quello legato alla persona fisica; vedremo più avanti come purtroppo queste due tendenze siano mescolate.

[4] Gal. 3:28; vedi anche Rom 10:22

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