Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

PRIMA RACCOLTA DI APPUNTI  VERSO L'ESPANSIONE SPIRITUALE

1989-1994  Rev.3

di Renzo Ronca

 

PARTE  XI

 

 

CAP. 4 - LE COMUNITA' NELLO SPIRITO DI DIO RESTINO LIBERE

 

Vi sono, grazie a Dio, molti credenti che sentono l'esigenza di riunirsi in gruppi di preghiera, di studio biblico, di attività cristiane.  Specialmente negli ultimi decenni si sono formate piccole e grandi comunità, sia spontanee, sia inserite nelle grandi confessioni. E' tipica del vero cristiano, infatti, l'esigenza di riunirsi ai fratelli, di pregare insieme, di spezzare il pane, di scambiarsi la gioia e le esperienze della stessa fede. Questi movimenti sono, e devono restare, spontanei, liberi. Regole e regolette di chiese diverse si possono superare facilmente con l'umiltà e la fede nel Signore, ne sono convinto. Quello che deve rimanere indiscutibile e fermo e':   

     1. LA BIBBIA completa (vecchio e nuovo testamento), al centro della  tavola e della vita;

     2. LA TRINITA'.

Quasi tutte queste comunità, almeno inizialmente, tendono a riscoprire i veri valori della fratellanza e dell'evangelizzazione, ispirandosi il più possibile alle prime comunità cristiane. Questo non fa meraviglia visto che chi le sospinge, la guida unica, e' lo  Spirito di Gesù, lo stesso Gesù che organizzò la prima comunità dei 12.  Il guaio siamo noi, quando procediamo per eccesso o per difetto. Vediamo almeno uno dei rischi più diffusi:

IL TROPPO ZELO:

vogliamo "migliorare" troppo, e , seppure spinti da una buona volontà, non ci accorgiamo che spingiamo il nostro gruppo ad un perfezionismo eccessivo del comportamento. Lo studio diviene predominante sull'ascolto, le frasi che leggiamo vengono analizzate minuziosamente in maniera forse troppo razionale, alla ricerca di una perfezione non raggiungibile nelle opere e nei pensieri. Inevitabilmente si ricade nella legge. Leggiamo le lettere degli apostoli soffermandoci in modelli comportamentali che estendiamo a tutto il gruppo. Arrivano di nuovo le regole. Con le regole vengono quelli che non le seguono del tutto: quelli che "sbagliano". Vedete? Siamo ricaduti nella legge. Con la legge e' inevitabile il giudizio su chi "sbaglia", e col giudizio torniamo al vecchio concetto di peccato, in questo caso inutilmente inchiodato alla croce. Questo tipo di comunità sarà senz'altro ordinata ed efficiente, ma sarà come quelle coppie che non vogliono avere figli: a volte vivaci, a volte annoiate, apparentemente libere, molti amici, ma, tutto sommato, molto sole e tristi in fondo al cuore.

L'insegnamento di Gesù più grande, la sua affermazione di vittoria più grande su questo mondo, sulla morte che lo domina, non sta tanto nella sua passione, quanto nella sua resurrezione. E' bene ricordarlo. E resurrezione per gli apostoli e' non restare più chiusi nelle loro case pieni di paura, e' constatazione della potenza di Dio, "toccare con mano" la sua persona glorificata dal Padre, ascoltare gli insegnamenti non più sotto forma di parabole ma diretti, forti, completi. E' essere rafforzati dal tocco della mano di Gesù; rinascere veramente a nuova vita; uscire fuori, nel mondo, senza più paura. Consapevoli delle lotte ma anche della straordinaria potenza dello Spirito di Dio che sempre sarà presente. La resurrezione e' per noi la missione.

Il superamento di ogni divisione e il portare Gesù a chiunque lui vorrà. Le comunità cattoliche hanno certamente più difficoltà di quelle evangeliche in questa libertà. Il loro cammino, imbrigliato dalle varie obbedienze nella gerarchia, potrà risultare pieno di sofferenza, contrastato, sofferto. Mi auguro tanto però, che la loro obbedienza alla chiesa non sia mai in contrasto con l'obbedienza a Gesù, il vero l'unico capo della chiesa. Eccesso di zelo = settarismo: ricordo un'amicizia con una donna appartenente ai Testimoni di Geova. Ci incontravamo spesso e parlavamo delle varie confessioni, della Bibbia, dei modi di pregare, di cosa poteva essere meglio e perché. Ad un certo punto gli "anziani" del suo gruppo, dopo averla avvisata "con le buone", le imposero una scelta drastica: o frequentava me o loro. Frequentando me avrebbe perso la sua comunità, persino il loro saluto, e Dio stesso, che l'avrebbe punita. La ragazza identificava, come fanno quasi tutte le persone "inserite", la propria chiesa con Dio stesso e ciò che diceva Dio, secondo lei, era espresso in ciò che diceva la sua chiesa. Per cui, con molta sofferenza, ritenne meglio accettare il ricatto, così, come due fratelli che partono per morire, ci abbracciammo e non ci vedemmo più. In effetti una morte ci fu, e fu quella dello spirito di quella mia amica.  Le comunità cattoliche vanno distinte in due gruppi fondamentali:

a) quelle "nate libere" e successivamente inserite nel cattolicesimo;

b) quelle nate all'interno della confessione.

     Tra le b) troviamo quasi tutti gli ordini religiosi che vivono nei conventi. Persone che accettano una vita basata su alcune regole precise, dichiarate, che costituiscono l'armatura della loro espressione religiosa. Tra le regole o "voti" troviamo per es. l'obbedienza, la castità, la povertà, come nei francescani; con l'aggiunta della passione per i passionisti, e così via.

     Tra le a) troviamo maggiormente i movimenti che sono il risultato di spinte relativamente recenti di rinnovamento spirituale e comportamentale. (carismatici, neocatecumenali ecc.). Tra questi, secondo la mia povera esperienza, c'e' una maggiore difficoltà di adattamento. Prendiamo il movimento pentecostale, evangelico. Ha avuto il grande pregio di ricordare agli uomini che esiste ancora lo Spirito Santo, che e' sempre Dio, che agisce ancora oggi e non e' lontano o prerogativa di alcuni, ma vicino, per tutti quelli che lo chiedono, in accordo con l'Eterno. Le idee di questo movimento sono state, mi pare negli anni settanta, inserite anche nel cattolicesimo. Lo Spirito di Dio non si sa da dove viene ne' dove e' diretto  (Giov.3:8), e' la libertà per eccellenza.

    L'ascolto della volontà di Dio e' determinante, come l'uso non condizionato da strutture dei suoi carismi. Evidente la difficoltà. Come una persona che a tutti i costi vuole indossare l'abito stretto di quando era bambino. L'obbedienza gerarchica e la libertà nello Spirito, entrambe dichiarate ed attuate, non potevano non provocare sofferenze e complicazioni tra i vari fratelli. Si verifica spesso come un "imbrigliamento" dello Spirito tra i mille canali dei dogmi e del comportamento liturgico e sacramentale. Sia per la mia esperienza personale che verso altre situazioni, ho potuto constatare spesso come l'indottrinamento, causasse  giudizi azzardati "in nome di Dio", o sofferenze interiori a chi da una parte voleva "sentire" lo Spirito di Dio, e dall'altra "doveva" adeguarsi alla linea ufficiale della chiesa. Insomma i cattolici, e gli "inseriti" in genere anche di altre chiese, devono per forza far coincidere la fede in Dio con la fede nella chiesa per stare bene. Quando però si presentano ( e fortunatamente il Signore ce li presenta) situazioni che sfuggono ad un impersonale e cattivo esame solo legislativo, allora dobbiamo fare i conti con la nostra coscienza.

    Questi movimenti "nati liberi" vivono la contraddizione in maniera a volte drammatica, ma se non affrontano il problema alla radice non riusciranno a risolvere. Uno degli effetti più evidenti e' l'ambiguità, il disaccordo e la conseguente divisione dei gruppi. La "Comunità Maria", il "Rinnovamento nello Spirito", il "Gesù risorto", sono divisioni risultanti da un unico ceppo. Se non si comprende che e' lo Spirito a guidare e  che deve restare libero, al di là di ogni diritto canonico e di obbedienza all'uomo, allora le divisioni continueranno perché continueranno i giudizi degli uni sugli altri. Le comunità evangeliche pure se godono di una maggiore libertà, indubbiamente rischiano di più. Anche loro, certo, soffrono a volte di inquadramenti dettati da comportamenti specifici delle singole chiese, ma in linea di massima non e' questo il rischio. Paradossalmente e' proprio la libertà non sempre gestita con saggezza, o la facilità di sentire lo Spirito di Dio, che determinano una eccessiva personalizzazione di ciò che si sente.

    C'e' una spinta, troppo spesso, che non viene da Dio: quella che ci fa sentire "gli unici". Crediamo di essere nel giusto, e come persone, e come chiesa.  Come persone, diventiamo bravi, colti, preparati, capaci di dare risposte a tutti, ma incapaci di accettare correzioni. Il nostro "io" diviene sempre più ingombrante, fino a trasferire i nostri pensieri, le nostre sensazioni, le nostre interpretazioni, ai pensieri e alle interpretazioni che vengono da Dio. E' facile vedere come l'ingannatore ci ha giocati. I complimenti di qualcuno, qualche successo qua e là, la considerazione di noi stessi che cresce, il renderci conto che qualcuno ci segue... l'orgoglio, la superbia sono molto vicini. Tentazioni da evitare con tutte le forze.

    Solo nell'umiltà si riconosce la grandezza degli uomini di Dio.  Come chiesa invece di proiettarci verso gli altri, fratelli e non, ci rivolgiamo a noi stessi. Acquisiamo sempre più la "perfezione". Cerchiamo i doni più grandi, prepariamo le preghiere stando attenti a far bella figura, osserviamo con sospetto ogni movimento appena un poco diverso dal nostro. No, non viene da Dio questa "perfezione". Una chiesa così, facesse pure i miracoli, ha scavato un muro attorno a sé. Invece di progredire, regredisce. Credendo di essere qualcosa si esaurisce in un perfezionismo formale fino a ritrovarsi completamente isolata dall'insegnamento più grande di Gesù, cioè la carità, l'amore. Invece del confronto con i fratelli, seguendo un impulso opaco di differenziazione, facciamo delle nostre convinzioni, magari giuste per noi in quanto ad efficienza, delle regole valide per tutti, cadendo inesorabilmente sotto il peso della legge.

 


 

Correlazioni:

NOTE VARIE RIMANENTI - UN SALUTO FINALE CAP. 1 - ALCUNI "ANIMALI" TRA I CRISTIANI

CAP. 2 - LIVELLI DI FEDE E DI INTERPRETAZIONE

CAP. 3 - QUALCHE NOTA RIASSUNTIVA

CAP. 5 - FEDELTA':  A CHI?

CAP. 6 - IL PERFEZIONISMO - LE IPOCRISIE

CAP. 7 - ESEMPIO SULLA PREDICAZIONE MODERNA: ALMENO IN "TRE LINGUE"

CAP. 8 - UN RINGRAZIAMENTO ED UN INVITO

 

 

 

 

 

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