PRIMO E SECONDO COMANDAMENTO BIBLICO – Il contesto al monte Sinai -  

da "AVVICINIAMOCI AI COMANDAMENTI BIBLICI IN MODO RAGIONATO" parte 11 - di Renzo Ronca – 8-2-19

 

 

Monte Sinai

 

 

(Segue)

 

Precedentemente abbiamo riflettuto sul quarto comandamento biblico: il riposo sabbatico. Abbiamo iniziato volutamente dal più dimenticato e complesso tra tutti i comandamenti, affrontando riflessioni difficili in dieci tappe. In questo modo è avvenuta una specie di “selezione naturale” in base alla determinazione e alla maturità della fede di chi legge. Se siete ancora qui è un buon segno, vuol dire che siete interessati e non superficiali.

Allora proseguiamo avvicinandoci al primo e secondo comandamento osservandoli il più possibile dalla prospettiva biblica originale.[1]

 

Noi occidentali siamo spesso fuorviati negli studi biblici da tre tendenze:

a) Predisposizione a filosofeggiare su tutto, di derivazione greca;

b) Disposizione razionale a ridurre/semplificare tutto con un efficientismo basato sul nostro solo buonsenso;

c) Propensione derivata dall’uso delle comunicazioni mediatiche che tende a parlare per slogan, che evita di far pensare ed esprime solo “i titoli” di un argomento, dando solo la parvenza della conoscenza.

 

Anche per evitare il più possibile questi difetti abbiamo esposto in maniera completa i comandamenti secondo quanto dice la Bibbia, senza le modifiche che ci sono state insegnate nei vari catechismi.[2]

 

NUMERAZIONE DEI COMANDAMENTI – Può sorprendere il lettore di educazione cattolica la numerazione diversa dei comandamenti. Nei nostri scritti ci rifacciamo alla numerazione canonica così come si trova nella Bibbia, data da Dio,  non alla versione catechistica cattolica dove è stato cancellato il secondo comandamento e diviso il decimo per far tornare il conto di dieci. Maggiori chiarimenti sono nella parte 14: “IL SECONDO COMANDAMENTO – LA NUMERAZIONE DEI COMANDAMENTI – LA VERSIONE MNEMONICA CATTOLICA

 

 

Riporto i versetti biblici che ci interessano da Esodo capitolo 20:

1 Allora Dio pronunciò tutte queste parole:

2 «Io sono il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù.

3 Non avere altri dèi oltre a me.

4 Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. 5 Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, 6 e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.

 

Solitamente il primo versetto, purtroppo, non viene letto, invece è importantissimo:

1 Allora Dio pronunciò tutte queste parole

 

Abbiamo appena iniziato ma ci accorgiamo subito che dobbiamo riflettere bene prima di continuare. 

Quando ero bambino mi fu detto che Mosè andò sul monte, prese le tavole dei comandamenti e poi le diede a Israele; il soggetto, colui che compiva l’azione era dunque Mosè. Ma se leggiamo quanto dice la Bibbia ci accorgiamo che il soggetto, colui che compie l’azione, è Dio stesso. Non è senza importanza e merita di essere approfondito, per cui, senza fretta, sarebbe bene leggere tutto il capitolo 19 di Esodo perché ci descrive i fatti in un modo dettagliato:

Esodo 19

1 Nel primo giorno del terzo mese, da quando furono usciti dal paese d'Egitto, i figli d'Israele giunsero al deserto del Sinai. 2 Partiti da Refidim, giunsero al deserto del Sinai e si accamparono nel deserto; qui Israele si accampò di fronte al monte.

Mosè che scrisse questo secondo libro è definito colui che “mise per iscritto le loro marce, tappa per tappa” (Num 33:2) ed in effetti la sua precisione e maestria si vede anche da come in due soli versetti, senza giri inutili, riesce a dare un quadro perfetto della situazione. Il versetto finale poi è già un anticipo: “qui Israele si accampò di fronte al monte”. Tutto sembra fermarsi davanti a due parti una di fronte all’altra: Israele e il monte di Dio.

Cerchiamo di renderci conto del quadro anche nelle proporzioni, per quanto possibile:  è scritto che gli israeliti erano persino più numerosi degli egiziani (Es 1:9) e quando si misero in marcia nel deserto erano un numero elevatissimo; solo di uomini a piedi è scritto 600.000 (Es 12:37); a questi andavano aggiunti i bambini, i vecchi, le donne, gli invalidi e molti stranieri che li accompagnavano per scelta o perché imparentati.[3] Anche se storicamente i dati biblici fossero esagerati, la cosa non è tuttavia inverosimile;[4] che siano stati più milioni o uno solo, si tratterebbe comunque di un numero imponente di persone, che si avviava a diventare un popolo importante sotto la guida dell’Eterno. Ebbene questa grande massa di persone si accampò davanti al monte Sinai, detto anche monte Oreb. E’ lo stesso monte in cui Mosè incontrò il Signore per la prima volta nel roveto ardente.

Nella descrizione che segue troviamo la motivazione e i preparativi di questo evento, probabilmente il più grande della storia umana.

 

“Es 19:3 Mosè salì verso Dio e il SIGNORE lo chiamò dal monte dicendo: «Parla così alla casa di Giacobbe e annuncia questo ai figli d'Israele: 4 "Voi avete visto quello che ho fatto agli Egiziani e come vi ho portato sopra ali d'aquila e vi ho condotti a me. 5 Dunque, se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto…..

            

Troppo spesso dimentichiamo la parola “patto”. Il patto è un accordo consapevole tra due parti, con l’impegno reciproco ad osservarlo. E’ da qui che nasce la fedeltà. La nostra fede di oggi non si basa sulla fedeltà dell’uomo, perché l’uomo continua a trasgredire, ma si basa sulla fedeltà di Dio, Il Quale sappiamo che se prende un impegno lo porta comunque a termine; non per nostro merito, ma in virtù del Suo nome santo. E’ questa immeritata coscienza di un Dio che mantiene la Sue promesse che ci fa sperare nel futuro di salvezza.

 

“Es 19:5 …sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia; 6 e mi sarete un regno di sacerdoti, una nazione santa". Queste sono le parole che dirai ai figli d'Israele».

             Israele, diventato un popolo importante nelle mani di Dio, avrebbe dovuto essere un modello per tutti gli altri popoli. Poi come sappiamo, per una serie di trasgressioni e indurimenti, questo popolo è stato messo come in attesa, quando noi “non-giudei” siamo stati suscitati nella fede e innestati; ma la promessa di Dio per loro resta valida[5] e si realizzerà in quello che noi cristiani chiamiamo secondo avvento di Gesù, quando il Signore tornerà con i credenti precedentemente rapiti per giudicare le nazioni; e allora Israele Lo riconoscerà come Colui che hanno trafitto. E’ probabile che nel millennio questo popolo pentito, riempito di Spirito Santo, assumerà quei ruoli sacerdotali che Dio aveva pensato all’origine.

             Leggiamo il resto del capitolo:

Es 19:7 Allora Mosè venne, chiamò gli anziani del popolo ed espose loro tutte queste parole che il SIGNORE gli aveva ordinato di dire. 8 Tutto il popolo rispose concordemente e disse: «Noi faremo tutto quello che il SIGNORE ha detto». E Mosè riferì al SIGNORE le parole del popolo. 9 Il SIGNORE disse a Mosè: «Ecco, io verrò a te in una fitta nuvola, affinché il popolo oda quando io parlerò con te, e ti presti fede per sempre». E Mosè riferì al SIGNORE le parole del popolo.

10 Allora il SIGNORE disse a Mosè: «Va' dal popolo, santificalo oggi e domani; fa' che si lavi le vesti. 11 Siano pronti per il terzo giorno; perché il terzo giorno il SIGNORE scenderà in presenza di tutto il popolo sul monte Sinai. 12 Tu fisserai tutto intorno dei limiti al popolo, e dirai: "Guardatevi dal salire sul monte o dal toccarne i fianchi. Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte. 13 Nessuna mano dovrà toccare il colpevole: questo sarà lapidato o trafitto con frecce; animale o uomo che sia, non dovrà vivere!" Quando il corno suonerà a distesa, allora essi potranno salire sul monte». 14 E Mosè scese dal monte verso il popolo; santificò il popolo, e quelli si lavarono le vesti. 15 Mosè disse al popolo: «Siate pronti fra tre giorni; non avvicinatevi a donna».

16 Il terzo giorno, come fu mattino, ci furono tuoni, lampi, una fitta nuvola sul monte e si udì un fortissimo suono di tromba. Tutto il popolo che era nell'accampamento tremò. 17 Mosè fece uscire il popolo dall'accampamento per condurlo a incontrare Dio; e si fermarono ai piedi del monte. 18 Il monte Sinai era tutto fumante, perché il SIGNORE vi era disceso in mezzo al fuoco; il fumo saliva come il fumo di una fornace, e tutto il monte tremava forte.

19 Il suono della tromba si faceva sempre più forte; Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce. 20 Il SIGNORE dunque scese sul monte Sinai, in vetta al monte; e il SIGNORE chiamò Mosè sulla vetta del monte, e Mosè vi salì.

21 Il SIGNORE disse a Mosè: «Scendi, avverti solennemente il popolo di non fare irruzione verso il SIGNORE per guardare, altrimenti molti di loro periranno. 22 Anche i sacerdoti che si avvicinano al SIGNORE, si santifichino, affinché il SIGNORE non si avventi contro di loro». 23 Mosè disse al SIGNORE: «Il popolo non può salire sul monte Sinai, poiché tu ce lo hai vietato dicendo: "Fissa dei limiti intorno al monte, e santificalo"». 24 Ma il SIGNORE gli disse: «Va', scendi; poi risalirai insieme ad Aaronne. Ma i sacerdoti e il popolo non facciano irruzione per salire verso il SIGNORE, affinché egli non si avventi contro di loro. 25 Mosè scese verso il popolo e glielo disse.

 

             Avrete notato la perfetta descrizione molto particolareggiata dei preparativi in un crescendo di solennità e attenzione verso l’Eterno. Siamo di fronte a Dio, l’Eterno che si abbassa e contatta il Suo popolo. Le attenzioni a non avvicinarsi troppo non sono solo un modo letterario di evidenziare la divinità, ma un reale divario esistente tra forme di vita incompatibili: la nostra, terrena, e quella di Dio dove la Sua essenza (una forma di energia? Non sappiamo trovare una parola corrispondente) finché siamo terreni potrebbe distruggerci.

             L’insistenza sulla consacrazione/santificazione/purificazione è importante. Tutta la vita del credente, e dunque an<che la nostra, è un cammino di santificazione e consacrazione per prepararsi all’incontro con Dio.

Mosè aveva 40 anni quando fuggì dall’Egitto e restò nel deserto altri 40 anni! Poi ancora 40 anni dopo guidò Israele verso la terra promessa. La sua vita è divisa perfettamente in tre fasi: quella umana, quella della santificazione, quella della missione. Ogni uomo chiamato da Dio si trasforma probabilmente attraversando queste fasi simili.

Mosè è anche la prefigurazione del Cristo. Quello che intercede e parla con l’Eterno in favore del Suo popolo. Attualmente Gesù Cristo è il nostro Sommo Sacerdote che intercede per noi davanti al Padre: “….. Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi.” (Romani 8:34). Non ci sono altri intercessori o “corredentori/correndentrici”.

In questo scenario, in una zona desertica, appartata dal resto del mondo, Dio scende si manifesta si rivela e sottoscrive un patto col Suo popolo. Anche con noi che per grazia siamo stati innestati in quella radice.

 

Dio non sta mai nella confusione, nella distrazione mondana. Egli sempre “ci chiama fuori”. L’Eterno nel Suo piano di “recupero” dell’uomo che aveva perduto l’Eden, lo invita sempre “ad uscire” dal suo ambiente per entrare in un altro. Fece così con Abramo promettendogli anche una discendenza grande.  “Il Dio della gloria apparve ad Abraamo, nostro padre, mentr'egli era in Mesopotamia, prima che si stabilisse in Carran, 3 e gli disse: "Esci dal tuo paese e dal tuo parentado, e va' nel paese che io ti mostrerò". 4 Allora egli lasciò il paese dei Caldei, e andò ad abitare in Carran;...”  (Atti 7:2-4; Ge 15). Fece uscire anche Israele dalla schiavitù dell’Egitto e lo condusse in un posto al di fuori degli sguardi impuri del mondo e lì gli parlò. Questo richiamo particolare di Dio verso l’uomo “ad uscire” a liberarsi, è avvertito da tutte le anime che potranno così  ritrovare se stesse in un nuovo/antico patto. Rileggiamo queste frasi meravigliose riguardo alla restaurazione del popolo di Dio in Osea cap 2: “14 «Perciò, ecco, io l'attirerò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. 15 Allora le darò le sue vigne e la valle di Akor come porta di speranza; là ella canterà come ai giorni della sua giovinezza, come quando uscì fuori dal paese d'Egitto. 16 In quel giorno avverrà, dice l'Eterno, che tu mi chiamerai: "Marito mio", e non mi chiamerai più: "Mio Baal". 17 Toglierò dalla sua bocca i nomi dei Baal e non si ricorderanno più del loro nome. 18 In quel giorno io farò per loro un patto con le bestie dei campi, con gli uccelli del cielo e i rettili della terra. Spezzerò l'arco, la spada e la guerra eliminandoli dalla terra e li farò riposare al sicuro. 19 Ti fidanzerò a me per l'eternità; sì, ti fidanzerò a me in giustizia, in equità, in benignità e in compassioni. 20 Ti fidanzerò a me in fedeltà, e tu conoscerai l'Eterno. 21 In quel giorno avverrà che io risponderò», dice l'Eterno. «Risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; 22 e la terra risponderà con il grano, il mosto e l'olio, e questi risponderanno a Jezreel. 23 Io la seminerò per me sulla terra e avrò compassione di Lo-ruhamah; e dirò a Lo-ammi: "Tu sei il popolo mio", ed egli mi risponderà: "Tu sei il mio DIO"».

Vedete l’invito ad appartarsi dalla mondanità, a rispettare il patto…  Ognuno di noi averte questo richiamo e la nostra felicità che ci riempirà il cuore sta proprio nel corrispondere a tale richiamo.

 

E’ dunque in questo contesto che andremo a riprendere i passi del decalogo,  che avevamo preso in esame all’inizio; tenendo cioè presente i seguenti aspetti:

a) una potenza vera dell’Eterno che intimorisce (sul monte lampi, tuoni, nuvola fitta, la tromba che suona..);

b) una consacrazione fondamentale di cui accennammo già a proposito del sabato;

c) una consapevolezza di un patto unico nella storia del genere umano.

 

Avviciniamoci e continuiamo a contemplare con rinnovato timore rispetto e gioia la perfetta sintesi delle "dieci parole" dataci da Dio stesso per il nostro bene. Partiamo dall’ide a che si tratta di un dono per il ns bene, di cui abbiamo scordato il valore e l’intenzione benefica.

 

(continua)

 

 

 


 

[1]

Ricordo ancora che per comprendere meglio quanto  scriviamo sarebbe bene ascoltare prima una ns fondamentale introduzione VIDEO su youtube: "QUALI DIECI COMANDAMENTI?" – (di Renzo Ronca 18 min)   Link: https://youtu.be/QwJp3vZ9d3s     

 

[3]

“Una folla di gente di ogni specie salì anch'essa con loro.” (Esodo 12:38a)

 

[4]

“Il numero di coloro che uscirono dall’Egitto, cioè 600.000 uomini robusti oltre alle donne e ai bambini, indicherebbe che in tutto dovevano essere più di tre milioni di persone. Questa cifra, anche se contestata da alcuni, non è affatto irragionevole. Infatti…(ricostruzione genealogica biblica) “  https://wol.jw.org/it/wol/d/r6/lp-i/1200001458#h=19;  

 

[5]

Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di certo! (Rom. 11:1a), ma sarebbe bene leggere tutto il cap.11 di Romani

 

 

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