Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

QUANDO CI SONO TROPPI DUBBI SU SE STESSI NEL SERVIRE IL SIGNORE

di Renzo Ronca - 8-1-15- h.9,45 - (Livello 2 su 5)

 

 

 

A CHI CI RIVOLGIAMO

Ci sono brave persone che sono combattute in se stesse nella loro eventuale attrazione spirituale. Queste vivono un conflitto interiore notevole, dove la razionalità il desiderio sincero di servire Dio e la loro consapevolezza di essere inadeguate, si fronteggiano fin a diventare incertezza e ansia; qualche volta arrivano a  chiudersi in se stesse reprimendo spinte evangeliche sane della loro anima perché “non si sentono degne”. E’ a queste persone che ci rivolgiamo.

 

A CHI NON CI RIVOLGIAMO

In alcune chiese d’avanguardia o nella nostra posta incontriamo spesso esaltati, fanatici, persone troppo zelanti o troppo prese emotivamente, o egocentriche  che si sentono spinte a grandi missioni per la salvezza del mondo. Ebbene NON è a loro che stavolta ci rivolgiamo. Ci son già troppi esaltati nel mondo.

 

 

INCORAGGIAMENTO A CHI TEME DI NON ESSERE ADATTO A SERVIRE IL SIGNORE

Il Signore chiama spesso i credenti a testimoniarLo; il perché non lo so, poteva farlo direttamente o scegliere gli angeli, ma Egli ha scelto gli uomini per trasmettere i Suoi insegnamenti ad altri uomini. Non c’è da commentare o controbattere, è così.

 

Questo succede in tanti modi: ad esempio quando ci capita di parlare di Lui agli altri perché ce lo chiedono, oppure proprio perché sentiamo in noi come una sincera vocazione spirituale, una spinta a nell’evangelizzazione o compiendo azioni a Lui gradite o in compiti più specifici, oppure semplicemente perché il Signore ce lo chiede.

 

La prima domanda che ci sorge spontanea è: “ma perché proprio io?”. Questa domanda ha due risvolti simili: 1) Una reale consapevolezza dei propri limiti,  tipo: “non mi sento in grado di fare questa cosa, per favore Signore chiama un altro”; 2) La sorpresa per essere scelti tra tanti altri.

 

1)Reale consapevolezza dei propri limiti,  tipo: “Non mi sento in grado di fare questa cosa, per favore Signore chiama un altro”

 

Questo fece Mosè quando ricevette l’incarico da Dio stesso di guidare il suo popolo verso al terra promessa: “Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire dall'Egitto i figli d'Israele?»” (Esodo 3:11).

Anche se può sembrarci normale una obiezione del genere e può sembrare molto umile, essa è sbagliata ed ha una radice di non considerazione verso l’Eterno. La domanda giusta non è: “chi sono io per…” bensì “Chi sei Tu per…” Infatti quando Dio sceglie decide invia compie, non è un uomo che lo fa, ma è l’Eterno. Lo saprà Lui chi deve chiamare e come deve fare non vi pare? O vogliamo dirGli che si è sbagliato?

 

A scanso equivoci c’è un punto di partenza valido per tutti: NOI NON SIAMO NULLA. O che veniamo chiamati a fare qualcosa o che non veniamo chiamati, siamo allo stesso livello, cioè niente. “Nessun uomo è giusto nemmeno uno” (Romani 3:10; Eccl. 7:20)

Quindi anche un’apparente umiltà, se persiste nella testardaggine, può essere un peccato. Mosè infatti nel suo continuo obiettare e cercare di non andare, alla fine fece “arrabbiare” Dio stesso: “..Mosè disse: «Ti prego, Signore, manda il tuo messaggio per mezzo di chi vorrai!» Allora l'ira del SIGNORE si accese contro Mosè..” (Esodo 4:13-14)

 

Quindi  l’umiltà va bene, il sentirsi poco adatti va bene, ma l’insistenza la resistenza eccessiva davanti al Signore non va bene. Ripeto: a ben guardare, esiste un uomo sulla terra che possa dirsi “adeguato”, “giusto” “adatto” a rappresentare il Signore Dio del cielo? No, non c’è, non esiste! MA E’ PROPRIO CON QUESTA CONSAPEVOLEZZA NOSTRA DI NON ESSERE NULLA, CHE DIO PUO’ OPERARE CON LA SUA POTENZA.

 

2) sorpresa per essere scelti tra tanti altri.

Anche per questo eventuale sentimento nostro di sorpresa vale lo stesso discorso fatto prima. La sorpresa nasconde sempre un sentirsi comunque migliori di altri.  Dio non ti ha scelto perché sei migliore di altri, levatelo dalla testa! Non sei nessuno, ricordalo sempre! Anche il più grande pastore predicatore del mondo non è nessuno. Se in noi c’è qualcosa di buono è perché Dio opera anche tramite noi. Anche se uno facesse miracoli non è nessuno perché è “in nome di Gesù” cioè in nome di qualcun altro non di se stesso che farebbe opere potenti.

Quindi non essere sorpreso e vedi bene prima se è il Signore a chiamarti o è solo la tua suggestione. In questo discernimento il tuo pastore e la tua comunità dei credenti che frequenti ti potrà aiutare molto. Se pensi di essere qualcosa di avere qualche valore tuo personale, di essere bravo, di avere dei meriti, di non aver bisogno di nessuno, allora chi ti chiama probabilmente non è Dio.

 

Concludendo possiamo dire che l’ingannatore si serve di due eccessi per impedire alle anime di servire Dio nel modo giusto:

a)Amplifica le tue qualità convincendoti che sono solo “tue” perché tu sei superiore e che devi diffondere chissà quali messaggi senza ascoltare nessuno;

b)Amplifica la tua umiltà fino a renderla repressione della vocazione che la tua anima sente.

Entrambi gli eccessi sono errati. L’equilibrio e il giusto discernimento hanno bisogno di fratelli, di entrare nella “Chiesa di Cristo” di confronti con altri, di consigli ed ascolto degli anziani.

 

Noi in questa pagina vorremmo incoraggiare le anime che si sentono “troppo poco” per poter servire il Signore:

 

Geremia 1:4 La parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini: 5 «Prima che io ti avessi formato nel grembo di tua madre, io ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, io ti ho consacrato e ti ho costituito profeta delle nazioni». 6 Io risposi: «Ahimè, Signore, DIO, io non so parlare, perché non sono che un ragazzo». 7 Ma il SIGNORE mi disse: «Non dire: "Sono un ragazzo", perché tu andrai da tutti quelli ai quali ti manderò, e dirai tutto quello che io ti comanderò. 8 Non li temere, perché io sono con te per liberarti», dice il SIGNORE. 9 Poi il SIGNORE stese la mano e mi toccò la bocca; e il SIGNORE mi disse: «Ecco, io ho messo le mie parole nella tua bocca. 10 Vedi, io ti stabilisco oggi sulle nazioni e sopra i regni, per sradicare, per demolire, per abbattere, per distruggere, per costruire e per piantare».

 

Tutti ci sentiamo inadeguati davanti a Dio, anche i grandi profeti come Geremia, che avete appena letto sopra, si sentivano poca cosa, ma è sempre Dio il nostro “vasaio” cioè quello che forma plasma i vasi fragili dei nostri corpi e sa come utilizzarli rafforzandoli per il bene comune secondo i suoi meravigliosi disegni. Accettiamo le nostre responsabilità se ci vengono date, senza fare di più, senza fare di meno,  restiamo nel timor di Dio e continuiamo il nostro cammino. Non nascondiamo i talenti che il Signore ci ha donato ma vigiliamo attentamente contro l'esibizionismo personale ascoltando gli anziani delle nostre chiese.

 

 

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