Caino e Abele offrono rispettivamente un sacrificio

ABBIAMO GIÀ ACCENNATO ALLA PAURA NEL VIDEO 142) LA PAURA RIFLESSIONE DALLA GENESI - parte prima, quando parlammo del comportamento di Eva ed Adamo nell’Eden. Ci siamo resi conto che il peccato simboleggiato nel mangiare il frutto dell’albero del bene e del male ha significati e conseguenze molto profonde, molte delle quali sono ancora da scoprire. Tuttavia, per quel che riguarda il nostro studio abbiamo notato come l’uomo, “contagiato” dal seme del serpente, non fu più lo stesso e precipitò nella constatazione della morte, invece che dell’eternità divina promessa dall’Ingannatore (Gen 3:4-5). La presenza dell’Eterno, l’ascolto della Sua voce, una volta fonte di serenità, divenne paura, vergogna, senso di colpa, con relativo istinto a nascondersi. È probabile che queste emozioni e modi di agire siano rimaste nel nostro istinto ancora oggi, seppure diffuse poi in una miriade di emozioni e comportamenti secondari. Il distacco da Dio che predisponeva alla Vita eterna, e la conoscenza del male senza la preparazione e la protezione del Padre celeste, causò una frattura sconvolgente, insanabile, tra Vita perduta e morte presente, ineluttabile; pur con la memoria di un Dio tanto caro che ci aveva creati e che non potevamo più incontrare come prima. Anzi è proprio la memoria inconscia di Dio o, come dico spesso, del Suo imprinting in fondo al nostro cuore, che ci causa irrequietezza sconforto e sofferenza; perché è illogica la morte davanti a Dio ed è invece istinto spirituale naturale per noi voler essere uniti a Dio, essendo parte di Lui. Questa frattura nella nostra persona è così profonda, radicale e immensa, che nessun tentativo umano può nasconderla o risolverla (come lo sforzo di coprirsi con le foglie di un albero in Gen. 3:7). Ci volle solo l’amore di Dio che ci rivestì con le tuniche di pelli (Gen 3:21) che anticipavano la nostra liberazione per i meriti dell’Agnello ucciso, per rivestirci di salvezza e strappandoci dalla condanna a morte.

I sentimenti istintivi dei nostri progenitori abbiamo detto, potrebbero essere stati ereditati da tutto il genere umano, per questo non ci dobbiamo meravigliare anche oggi di vederli.

Prendiamo per esempio la mancanza di responsabilità e l’accusa agli altri per discolpare noi stessi. Adamo dà la colpa ad Eva (e in maniera indiretta a Dio stesso: “la donna, CHE TU mi hai messo accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero..” Gen 3:12) ed Eva dà la colpa al serpente. Anche oggi per esempio, è rarissimo trovare (almeno nel nostro Paese) un dirigente che si assuma la responsabilità di un fallimento, di un errore, e chieda perdono.  L’atteggiamento più comune è quello di negare sempre la verità o comunque di addossare la colpa ad un altro o magari al proprio capo a cui “non potevano dire di no” (non è stata forse questa la linea di difesa anche dei nazisti? Me l’hanno ordinato, che potevo fare?). E’ talmente bene orchestrata questa strategia che il colpevole, ad esempio nella politica che vediamo tutti i giorni, con la giusta propaganda mediatica fa passare se stesso per vittima, assumendo addirittura il ruolo eroico di chi combatte coraggiosamente per il bene; egli si trasforma così in quello “bravo e giusto” che non dà mai le dimissioni, anzi al contrario lui non molla, resiste, perché è “bravo e giusto”, lo fa per il popolo, per noi, con il plauso dei suoi cortigiani o degli ingenui.

Ora, CAINO (Gen 4:1-15) fu il primo figlio di Adamo ed Eva. Conosciamo la storia: Caino offrì a Dio dei prodotti vegetali perché lavorava la terra, che però Dio non accolse e preferì l’offerta di Abele, cioè degli animali visto che era allevatore. Vista così la decisione dell’Eterno può lasciarci perplessi. Ci manca qualcosa.

Partiamo da quello che dice l’apostolo Giovanni: 1Giov. 3:10 “In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello. 11 Poiché questo è il messaggio che avete udito fin dal principio: che ci amiamo gli uni gli altri. 12 Non come Caino, che era dal maligno e uccise il proprio fratello. Perché l'uccise? Perché le sue opere erano malvagie e quelle di suo fratello erano giuste.”

Se ci fate caso questo passo sembra quasi riprendere il filo del nostro discorso accennato nel video 143) LA PROGENIE DEL SERPENTE E LA PROGENIE DELLA DONNA; SATANA OMICIDA DAL PRINCIPIO, in Gen 3:15.

Giovanni qui dice che Caino “era dal maligno” (ek tou ponerou), ovvero «non in comunione con Dio» [Diz. GBU].  Quanto dice Giovanni nel v.10 “In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello.” calza in maniera perfetta a Caino. Caino, che era dal maligno, figlio de diavolo, non poteva amare il fratello, e per invidia l’uccise. «Il cuore di Caino non era retto; Iddio respinse la sua offerta. Allora si manifestò il vero carattere di Caino: geloso, collerico, insensibile alle esortazioni a lottare contro il peccato, criminale e bugiardo. Quando fu pronunziata la condanna, l’omicida non mostrò alcun segno di pentimento, ma solo la paura del castigo» (Diz. René Pache). Ma attenzione, è facile cadere in quella distorta concezione della predestinazione (1), che ci farebbe dire: “Caino DOVEVA per forza essere così, era predestinato, c’era bisogno di lui come primo omicida…” A volte questa dottrina si attacca ai nostri pensieri e si potrebbe cadere in una specie di fatalismo in cui nei momenti di sconforto, magari quando qualcuno che stimiamo ci accusa di un grave peccato, arriviamo a pensare: “forse ha ragione, per me oramai non c’è salvezza, non c’è niente da fare, che posso fare oramai… meglio morire, così soffro di meno”. Questo modo di pensare è un grave errore; non viene da Dio, ma da Satana che, come sappiamo, è stato “omicida fin dal principio” e il suo obiettivo è sempre quello di distruggerci.

Ritengo che se Dio esortò Caino a combattere contro il peccato che lo sospingeva, significa che Caino ce l’avrebbe potuta fare se avesse avuto un minimo di fede. Le parole di Dio, che tentò un paterno dialogo con lui, sono molto importanti: Dio intervenne in un momento di irritazione e di abbattimento, per l’offerta rifiutata. Non era ancora esploso nella rabbia omicida, poteva ancora fermarsi, riflettere, fidarsi delle parole dell’Eterno: Genesi 4:3 Avvenne, dopo qualche tempo, che Caino fece un'offerta di frutti della terra al SIGNORE. 4 Abele offrì anch'egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta, 5 ma non guardò con favore Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato, e il suo viso era abbattuto. 6 Il SIGNORE disse a Caino: «Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? 7 Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!»

La domanda di Dio non è retorica; Egli voleva invitare Caino a ragionare, ad aprirsi per osservare ed osservarsi, a non richiudersi in sé stesso, dove sarebbe stato facile preda di una miscela esplosiva (abbattimento e irritazione).  

Le emozioni scomposte, non elaborate, che derivano da una prima impressione, come quella di chi è convinto di aver ricevuto una ingiustizia, possono essere molto pericolose una volta che diventano azione. Personalmente credo che se Caino avesse dato una minima importanza alle parole di Dio e si fosse fermato a pensare, magari chiedendo il perché della non accoglienza della sua offerta, Dio glielo avrebbe spiegato.

Nell’abbattimento e nella irritazione, il rimuginìo dell’insoddisfazione e dell’apparente ingiustizia subìta, amplificata da Caino giorno per giorno, senza dare spazio alle parole di Dio, lo portarono all’esplosione dell’omicidio: Genesi 4:8 “Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l'uccise.” Quello che ci serve capire è che non è automatico che certe condizioni oggettive, come quelle in cui si trovò Caino, debbano portare all’omicidio.

Dio mise in evidenza non le difficoltà del male, come se avessero potenza in se stesse, ma la reazione nostra di fronte all’azione del male: Gen 4:7 “Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!”; Il peccato sta spiando tutti noi, e sta spiandoci alla porta. Questo richiama un altro versetto dell’apostolo Pietro: 1Pietro 5:8 “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare”. Il diavolo che, lo ripeto “è stato omicida fin dal principio” (Giov 8:44) è sempre in agguato ma la sua azione iniziale è FUORI DI NOI, non ha possesso di noi. Se noi coltiviamo i pensieri sbagliati come irritazione e abbattimento che possono diventare depressione e aggressività, è facile che Satana entri in noi facendoci perdere il controllo.

Noi possiamo dominare il male. In che modo? Non perché siamo più forti del maligno, ma perché Dio stesso non permetterà mai che la tentazione del peccato sia superiore alle nostre forze: 1Corinzi 10:13 “Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare”. Anche nelle peggiori situazioni di sconforto e di tristezza che possano esistere, Dio stabilisce dei limiti oltre i quali Satana non può andare: Giobbe 1:12 “Il SIGNORE disse a Satana: «Ebbene, tutto quello che possiede è in tuo potere; soltanto, non stender la mano sulla sua persona». E Satana si ritirò dalla presenza del SIGNORE”. E anche se ci sembrasse di non farcela più fisicamente e fosse colpita la nostra persona, lo stesso, Dio stabilisce dei limiti: Giobbe 2:4 “Satana rispose al SIGNORE: «Pelle per pelle! L'uomo dà tutto quel che possiede per la sua vita; 5 ma stendi un po' la tua mano, toccagli le ossa e la carne, e vedrai se non ti rinnega in faccia». 6 Il SIGNORE disse a Satana: «Ebbene, egli è in tuo potere; soltanto rispetta la sua vita»”.

In conclusione, vorrei esagerare nel modo di parlare, anche se noi moriamo fisicamente, se abbiamo fiducia nel Signore, Dio non permette che siamo vinti dal male: Romani 8:31 “Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? 32 Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui? 33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. 34 Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi. 35 Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36 Com'è scritto: «Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello». 37 Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. 38 Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, 39 né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.” Gloria a Dio.

 (Continua...“DA ADAMO A CAINO – PAURA ED ALTRE CONSIDERAZIONI” (seconda parte) – 320 UT)

R.R.


(1) Non approfondisco qui la complessità della “dottrina della predestinazione” che teologicamente divide già molte chiese cristiane. Personalmente io seguo la linea di fede che non accoglie la teoria della predestinazione (secondo la quale Dio salverebbe alcuni si ed altri no a prescindere dalle loro scelte). Ritengo TUTTO il genere umano sia stato creato per la salvezza, dunque predestinato in questo senso alla salvezza e sono convinto che abbia il libero arbitrio nella sua scelta. Le scelte individuali possono poi instradare le singole persone in un binario oppure in un altro. A conferma di questo vorrei citare frasi come Giovanni 3:16Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”, o anche Is 55:1; Ez 18:23; 1 Tim 2:4; Tito 2:11; 2 Pt 3:9; 1 Giov 2:2; Apoc 22:17. Tuttavia, anche se la penso così, è bene non dogmatizzare, ed è forse più giusto dire che l’argomento è complesso e necessita dell’apertura che ci può donare lo Spirito Santo.

 

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