Piattaforma sull'acqua

[da una domanda ricevuta] … 

Ci sono almeno tre argomentazioni che si sovrappongono nella tua domanda: il concetto di perdono (sia in generale che nel cristianesimo), il fatto della guarigione e le opinioni di quella persona “molto spirituale”. Cerchiamo di mettere ordine.

1) In primo luogo, eviterei di partire mettendo in relazione la mancanza di guarigione con la mancanza di perdono. Questa complicata asserzione teologica (basata più che altro su sensazioni della tua amica che forse dà per scontate troppe cose) tende a caricare te della colpa.

Il punto assodato è che esiste un offensore, che ha commesso qualcosa di profondamente ingiusto e grave contro di te, che sei la parte offesa; allora di fronte a questo, è mai possibile che devono sempre essere i cristiani a punirsi e flagellarsi?  

Che Dio poi “ci punisca” (talvolta si arriva a dire che è una specie di premio speciale riservato solo ad alcuni prescelti) per anni e anni nel fisico con malattie o invalidità, non mi pare per nulla condivisibile. Che una persona sia “benedetta” dalla sofferenza o dalla invalidità perché in quella situazione può “scontare” i peccati degli altri “caricandosi dei peccati del mondo”, non mi trova affatto d’accordo. Questa credenza ancora oggi tirata fuori da qualcuno che mostra le stimmate sulle mani da “santo” o da “santa”, riguarda un brutto passato tradizionale di una chiesa non evangelica. A quanto mi consta è stato sufficiente il Cristo a prendere tutti i nostri peccati; non c’è bisogno di altri co-redentori. Direi di chiudere questa pagina delle malattie “che ci purificano”.

Poi trattare il perché delle guarigioni avvenute o non avvenute riguarda un capitolo difficile, in cui nessuno, a mio modo di vedere, può farsi maestro. Una maggiore umiltà nel dire che non lo sappiamo non guasterebbe. Non sempre le risposte sono alla nostra portata. 

2) Riguardo alle opinioni di tanti sapienti, credo che dovrebbero tacere di più; non dico a loro direttamente perché ci saranno sempre persone che parleranno a proposito e sproposito (forse anche io sono tra queste persone); mi riferisco a te invece: Tizio dice, Caio ha detto, Sempronio afferma….  Vorrei ricordarti che il tuo rapporto è con il Signore, per cui solo quello va approfondito.

3) Approfondiamo il concetto di perdono per quanto possibile, perché nelle predicazioni “buoniste” moderne si generalizza troppo senza rimanere ben aderenti alla Scrittura. 

PERDONO IN SENSO GENERALE

Il perdono può essere definito come l’atto di rinunciare al risentimento, alla rabbia o al desiderio di vendetta verso qualcuno che ci ha fatto del male, offeso o trattato con ingiustizia. Il perdono non significa però giustificare, minimizzare o dimenticare il torto subito, né significa necessariamente riconciliarsi o fidarsi nuovamente del trasgressore

Il perdono è soprattutto un beneficio per chi perdona, perché gli permette di liberarsi dal peso emotivo e psicologico del rancore e di vivere in pace con sé stesso e con gli altri.

IN SENSO CRISTIANO

La dimensione cristiana è più profonda, ma non tanto diversa; anzi per certi versi è persino più severa perché davanti a Dio non possiamo “barare”. Da come capisco io, infatti, il perdono dei peccati da parte del Signore passa attraverso il pentimento dell’uomo che si ravvede (pentimento vero, non finto). Senza la consapevolezza di peccato, senza il giusto pentimento (che è già la grazia più importante), l’uomo non potrebbe ottenere il perdono. Mi paiono esaurienti questi passi:

1Giovanni 1:8 Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. 9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.

Luca 17:3 State attenti a voi stessi! Se tuo fratello pecca, riprendilo; e se si ravvede, perdonalo. 4 Se ha peccato contro di te sette volte al giorno, e sette volte torna da te e ti dice: "Mi pento", perdonalo».

Quindi il perdono cristiano è strettamente legato alla penitenza, cioè al pentimento sincero e alla conversione del cuore da parte di chi ha peccato contro Dio e contro il prossimo.

Il perdono implica spesso anche un atteggiamento di benevolenza e compassione verso il colpevole, e a volte la volontà di ripristinare o migliorare la relazione con lui o lei. Che poi tale sentimento fraterno cristiano interiore, venga manifestato esteriormente o tenuto nel proprio cuore, è un altro discorso. Per esempio, se un vicino di casa ha commesso un’azione indegna e grave contro me e la mia famiglia, io per una maturazione spirituale posso pure avere la grazia di essere liberato dal rancore e posso anche arrivare a pregare per lui, ma se lui è rimasto come era prima, duro nella sua offesa, non è detto che io voglia o debba per forza riallacciare buoni rapporti sociali. Tanto meno devo sentirmi in colpa per questo.

Per noi esseri umani perdonare non è facile, né naturale. Richiede umiltà, coraggio, fede e preghiera.

Perdonare non significa negare il male fatto o subito, né rinunciare alla riparazione o alla correzione fraterna. Perdonare significa scegliere di non lasciarsi dominare dall’odio o dalla vendetta. Questa scelta è esposta a Dio in preghiera e Lui tramite l’effusione del Suo amore può darci la grazia di arrivare al perdono dentro al cuore.

Riguardo al “perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34), è un concetto vero, ampio che ci porterebbe molto lontano. È per mezzo della preghiera di Cristo al Padre che noi oggi siamo qui. Procediamo per piccoli passi. Aumentando la nostra sincera consacrazione, e dunque accettazione della volontà di Dio, potremo essere liberati dai legami del rancore e del farci giustizia o vendetta. Questo sarebbe solo un assaggio della pace e della libertà che il Signore ci ha promesso. Ma è un punto di partenza.

Il cristiano è vero che dovrebbe imitare la misericordia di Dio, la sua pazienza, la sua generosità e la sua giustizia. Ma questo significa anche (prima o poi) il riconoscere la propria fragilità e il proprio bisogno di grazia, e ricevendo forza dall’alto, togliere quel fuoco del risentimento che ci fa soffrire.

Dei due ladroni uno (quello pentito) ricevette la grazia del perdono, l’altro no.

In pratica, forse, più capiamo di dover essere perdonati noi, più riusciamo ad essere distaccati dalle ferite del mondo e ad elevarci.

Che il Signore ci aiuti tutti.

R.R.

Sorry, this website uses features that your browser doesn’t support. Upgrade to a newer version of Firefox, Chrome, Safari, or Edge and you’ll be all set.

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull'utilizzo del sito stesso.
Proseguendo nella navigazione accetti l’uso dei cookie; altrimenti è possibile abbandonare il sito.