Chiesa

Il pastore non può assumere tutti i ruoli, come se fosse un mirabolante factotum, o un giocoliere da circo, che mentre sta in precario equilibrio su una serie di cilindri sovrapposti, riesce anche a cantare e a lanciare in aria le sue clavette…

I veri pastori (cioè quelli che hanno a cuore la crescita delle “pecore” loro affidate), oltre a sapere di non essere onnipotenti, sanno anche che non devono alimentare la falsa sicurezza che alcuni nutrono in cuor loro: il pensare di essere a posto con Dio solo perché di tanto in tanto (o tutte le domeniche, non fa differenza) sono presenti alle riunioni di culto!... In effetti, non sono pochi coloro che, stravolgendo completamente il messaggio dell’Evangelo, pensano di avere da Dio la libertà di non fare nulla, e contemporaneamente la possibilità di avere la coscienza pulita dalla Sua grazia misericordiosa!...

Si badi bene: non sto rispolverando una “salvezza per opere”, come piace a certe chiese. Sto affermando solo che la libertà che Dio ci dona è quella del servizio amorevole e gioioso. E la buona coscienza che Egli ci dona, non è frutto del nostro attivismo farisaico, o del nostro narcisismo religioso, ma nasce dalla profonda consapevolezza di essere in comunione con Lui, e da Lui guidati.

A proposito di questo discorso, mi sento di aggiungere (tristemente!) che nel mondo cosiddetto “evangelico”, o “protestante” (almeno qui in Italia), c’è ancora tanto “cattolicesimo” (chiarisco: “l’atteggiamento mentale di chi delega ad altri il ruolo di “fare”). È tale atteggiamento la causa fondamentale dell’esistenza di un clero. E poco importa se questo clero sia vestito con “paramenti sacri” o con abiti civili, perché ciò che conta è il ruolo che gli si conferisce. Infatti, quando si assegna a qualcuno il compito di “fare il culto”, o di “amministrare i sacramenti”, o di “pregare per invocare la presenza di Dio o la Sua benedizione”, in pratica si sta affermando il principio che ci sono cristiani di serie A (il “clero”) e cristiani di serie B (i “laici”). Ma così dove va a finire il sacerdozio universale raffigurato splendidamente in 1 Pietro 2:1-10 ?

Concludo questa mia breve riflessione confidando e sperando che tante comunità “passive” possano finalmente scuotersi, per scoprire (o riscoprire) la bellezza di servire il Signore in piena libertà ed autonomia. Il Signore, infatti, non ha dato se stesso per renderci schiavi di qualche “sistema” religioso, ma per fare di noi delle persone adulte, responsabili, e consapevoli del ruolo che Dio assegna a ciascuno di noi. Solo così la Chiesa può crescere, dando contemporaneamente un’immagine credibile al mondo.

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare” (Matteo 23:13)

Angelo Galliani (prima pubblicazione 2006 / ultimo aggiornamento 2024)

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