Discriminazione

RAZZISMO E ANTIRAZZISMO BUONISTA: ESTREMI PERICOLOSI – MANDRIE UMANE SENZA PENSIERO - CONOSCERE PER POTER SCEGLIERE

Ci capita di guardare sempre con sospetto e diffidenza quelli “diversi” da noi. I comportamenti e i sentimenti possono essere tanti e le cause diversissime; tuttavia, mi vorrei concentrare in maniera semplice su due eccessi: il razzismo e l’antirazzismo intellettuale “buonista”. Soprattutto il secondo – l’antirazzismo buonista – merita, secondo me, una riflessione più prolungata perché viene sottovalutato.

Per spiegarmi meglio mi permetto di fare un esempio personale: negli anni ’70 avevo vent’anni e come altri coetanei ero sospinto da grandi ideali. Avevo deciso di fare il volontario nel terzo mondo per dare un aiuto sociale alle popolazioni meno fortunate. La preparazione per andare in Brasile durava più di un anno e per mantenermi mi fu proposto di andare sempre come volontario in una grande comunità autogestita di “handicappati” (1) a Roma. La cosa mi piacque. In quel modo, pensavo, potevo aiutare loro ed allo stesso tempo avere vitto e alloggio mentre frequentavo il corso.

Avevo dei disabili un’idea confusa; nella mia eroica spinta sociale teorica, priva di esperienza, li consideravo un blocco di gente da aiutare e basta. Tutta una massa identica e bisognosa, a cui io generosamente davo una mano perché “ero buono e bravo”. In realtà le cose non stavano così, come poi mi resi conto. Prima di tutto non erano una categoria anonima, ma erano persone singole che abitavano nello stesso posto. Potevano avere varie invalidità ma erano semplicemente persone come me, come noi. Per me fu una grande scoperta superare quel muro di preconcetti, anche se erano preconcetti bonari. Tra loro c’erano quelli odiosi antipatici e quelli simpatici; c’erano i furbi odiosi e disonesti e le brave persone. Con alcuni legavo con altri no. In pratica vivendo insieme in quella grossa comunità, uscii da me stesso e scoprii veramente “gli altri” individualmente. Non una categoria di “diversi”, spesso compatita ed evitata dalla società, evitata ipocritamente così tanto da chiamarla in certi posti “gli infelici”, ma semplicemente un insieme di persone con la loro identità, pregi e difetti. Alcuni buoni, altri cattivi, senza preconcetti, senza favoritismi, a prescindere dalla loro invalidità.

Cosa voglio dire con questo esempio? Riportiamoci al problema dei profughi dei nostri giorni: col razzismo oggi si cacciano via tutti, come sono, sono. Con l’antirazzismo unito al buonismo propagandato dalle chiese invece, si accettano tutti, come sono, sono.  A mio parere entrambi i comportamenti sono sbagliati.

Il razzismo è una forma esasperata di pretesa superiorità su altre “razze” che si può spingere fino al genocidio quando non facciamo niente per evitarlo. Per fare un esempio significativo, nella propaganda nazista prima della guerra c'erano appelli che aizzavano il popolo tedesco con scritte 'prima la Germania e i tedeschi', non ci ricorda qualcosa?

Il contrario del razzismo, a mio modo di vedere, non è l’antirazzismo (che presuppone sempre una tensione emotiva, una lotta) ma la tolleranza dettata da sani princìpi morali, la consapevolezza storica scientifica e sociale che non esistono razze superiori. Esiste una sola razza: quella umana! I colori sono relativi. (2)

L’antirazzismo può essere una presa di posizione esasperata che, a seguito di campagne mediatiche, ad un eccesso risponde con un altro eccesso, deleterio anch’esso. Non è l’agire sulla base delle emozioni che può determinare una maturità sociale. Una cosa è l’empatia (3) ed una cosa è il “contagio emotivo!” (4)

Esempi di contagio emotivo di segno opposto con i profughi: quando ci furono casi di violenza contro delle ragazze tutti volevano cacciarli; poi quando ci fu il caso del bambino trovato morto sulla spiaggia tutti volevano accoglierli nelle proprie case. 

Il fenomeno del contagio emotivo è stato analizzato e spiegato molto bene già da tantissimo tempo e purtroppo può essere usato facilmente da persone intelligenti ma senza scrupoli, come sono gli esperti di comunicazioni mediatiche di oggi, che vendono i loro servigi al potere che paga di più. (5)

Chi ama le Sacre Scritture bibliche sa che l’ingannatore sa sfruttare molto bene anche la suggestione, come vedemmo nelle classiche tentazioni del deserto. (6) In questi tempi tecnologici poi dove i governi non seguono più le ideologie ma i consensi pilotati, tutta l’abilità del maligno si sta espandendo a livello globale con l’uso di internet.

Viviamo tempi molto particolari in cui tra forti cambiamenti climatici e disastri, tra “guerre e rumori di guerre”, tra esodi che diventeranno sempre più biblici e pandemie, le persone si impauriscono, cercano sicurezze che non trovano, e alla fine si chiudono in se stesse come una zolla di terra senz’acqua. Infatti, essendo queste persone prive di valori, non sanno trovare germogli di vita e vanno vagando piene di risentimento. Queste energie (rabbia, risentimento ecc.) lievitano sempre più e basta poco poi perché tutto esploda o si focalizzi contro un “nemico” qualsiasi: i profughi, gli omosessuali…  che poi sono quasi sempre minoranze facilmente attaccabili. È raro che lo scontento si riversi contro i veri responsabili del nostro star male. Infatti, in queste condizioni, è relativamente facile per chi gestisce un certo potere con i mass media ed ha interessi economici, sospingere queste persone da una parte o dall’altra, facendo leva sulle loro emozioni represse, siano esse sociali politiche o religiose.

Guardate ciò che viene trasmesso nei social oggi: solo emozioni forti che creano dipendenza e così se ne cercano ancora di più. La nostra epoca è stata convogliata, portata in recinti mentali chiusi dove non c’è più la capacità di pensare.

La nostra epoca è regredita all’adolescenza continua, quando quelle emozioni le cercavamo. Ora ce le danno in pasto e non ci bastano mai, così mangiamo emozioni sempre più esplosive fino poi a scoppiare, facendo noi stessi qualche pazzia. Tutto diventa sempre più estremo, anche gli sport, gli amori, le discussioni, la fede. Gli eccessi fanno parte del nostro quotidiano al punto che nemmeno più ce ne accorgiamo.

In tutto questo una domanda, perché ci facciamo sempre guidare e spostare come mandrie dentro i recinti? Possibile che non capiamo che la libertà non è la possibilità di commentare o dire “mi piace” o “non mi piace” sui social? Non ci facciamo appiattire ed utilizzare come animali senza cervello! Non c’è solo “si” o  “no”  davanti a problemi che ogni giorno loro ci presentano (per non farci vedere quelli dietro)! Non ci facciamo usare per scagliarci contro questo o contro quello! Riattiviamo il pensiero e la riflessione! Cerchiamo per ogni singolo argomento di informarci e capire umilmente come stanno veramente le cose!

Nessuno dica "non sono capace". Anche io che di incapacità ne ho tante, nel mio piccolo, nauseato dai tanti governi ipocriti e corrotti, ho capito che l’unico governo da ricercare sia quello del Signore, così mi sono dedicato alle cose di Dio e ho scoperto che spesso tra quello che ci predicano “in nome di Dio” e quello che l’Eterno ci ha trasmesso attraverso le Scritture c’è una bella differenza! Quindi mi comporto di conseguenza, evitando di indossare divise, evitando fanatismi e usando la coscienza cristiana per trovare il giusto comportamento di volta in volta. Solo conoscendo come stanno le cose si possono fare delle scelte personali. In mancanza di questa libertà di poter pensare e scegliere non potremo fare altro che seguire le liti sui social, o essere condotti in un altro recinto mediatico.

R.R. (prima pubblicazione 2019)


 (1) A quel tempo il termine handicappato era il più diffuso, in seguito si è preferito usare termini come “disabile” o “diversamente abile” o altri.

(2) Tra l’altro, secondo molti studiosi del campo, all’origine gli uomini erano tutti di colore scuro.

(3) Empatia è un termine che deriva dal greco, en-pathos “sentire dentro”, ma senza essere condizionati  dalle emozioni altrui – “In psicologia, la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d'animo o nella situazione di un'altra persona, con nessuna o scarsa partecipazione emotiva.” (Devoto-Oli)

(4) Il contagio emotivo è la prima forma di condivisione affettiva che i bambini manifestano già nelle prime ore di vita. Come sostiene Hoffman, nei primi mesi dopo la nascita i bambini non sono ancora in grado di distinguere sé dall’altro e quindi nel momento in cui percepiscono l’emozione dell’altro, non sono in grado si capire che l’emozione ha una causa esterna e le attribuiscono una causa interna. Il contagio emotivo è una reazione di tipo automatico e involontario, per cui avviene un’imitazione istintiva da parte del bambino alle emozioni espresse dall’altro. Secondo gli studi di antropologia, psicologia sociale ed etologia, il contagio emotivo è una risposta innata comune a numerose specie animali, che svolge un’importante azione adattiva: cogliere e rispondere in modo immediato a dei segnali di pericolo prodotti da un conspecifico, attraverso i quali guidare il proprio comportamento nell’ambiente. È un processo di condivisione pandemica in buona parte involontaria, attivato inconsapevolmente di fronte a determinati segnali. Il contagio emotivo differisce dall’empatia perché differentemente da essa, non vi è la consapevolezza che l’emozione percepita derivi dall’emozione provata e manifestata dall’osservato, non vengono coinvolti processi cognitivi e il focus attentivo è orientato su di sé invece che sull’altro, come invece accade nelle risposte empatiche.

(5) 64D) MECCANISMI DI CONDIZIONAMENTO DEI MEDIA: LE ORIGINI

(6) 65D) LA SUGGESTIONE NELL'ANIMA E NELLA MENTE

 

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