Naufragio

In Atti 27 c’è un episodio intenso e drammatico: Paolo si trova prigioniero con altri su una nave che parte verso Roma e una tempesta affonda la nave, rischiando di farli morire tutti. Paolo, tuttavia, riceve un messaggio da un angelo di Dio, rafforza gli altri e tutti si salvano.

Dopo aver letto l’episodio (1) soffermiamoci sul v. 24: Atti 27:24 "Paolo, non temere; bisogna che tu compaia davanti a Cesare, ed ecco, Dio ti ha dato tutti quelli che navigano con te".

Sempre nei momenti di silenzio e raccoglimento, in un clima di preghiera e di lode al Signore affinché ci apra la mente, poniamoci queste domande:

  1. Perché l'Angelo dice questo a Paolo?
  2. Che vuol dire il Signore in senso generale?
  3. Cosa vuole dire il Signore a me in particolare?

Riflettiamoci con calma, anche per qualche giorno, servendoci di appunti, e di elaborazione da quanto “ascoltiamo” in noi stessi. Fede, studio e ragione rispettosa consapevoli di essere vicini al Signore. Poi proviamo a mettere tutto in “bella copia”, in modo sintetico, affinché sia facilmente comprensibile. Ecco come la sorella L. F. espone la sua riflessione:

Perché l'Angelo dice questo a Paolo?

Sulla nave c'erano 276 uomini, compreso Paolo, e l'angelo gli dice questo probabilmente perché Paolo era stato incaricato da Dio di andare a Roma per una missione e l'angelo gli stava indicando nel particolare qual era la volontà di Dio. Paolo era certo che la Parola di Dio era efficace e sebbene le condizioni potessero non essere favorevoli, gli fa capire che avendo fede nessuno sarebbe morto.

Che vuol dire il Signore in senso generale?

Leggendo tutto il capitolo è davvero rilevante il senso di quello che vuole rivelare il Signore. Ogni giorno ci troviamo ad affrontare come credenti delle tempeste, e il più delle volte sono così forti che ci lasciamo abbattere e sconfiggere dalla paura di non superarle. Ma come Paolo, noi siamo stati chiamati da Dio verso qualcosa e soprattutto per qualcuno. Dobbiamo avere fede che qualsiasi sia la situazione che affrontiamo, il Signore è con noi; e come il Signore non manda la Sua Parola perché torni a vuoto, così è per quella parola dove è scritto che Dio compirà l'opera Sua in noi. Dio prestabilisce, Dio prepara, Dio ci equipaggia, Dio ci protegge. Noi dobbiamo solo avere fede.

Cosa vuole dire il Signore a me in particolare?

[Questo è un punto sempre riservato tra un’anima e Dio, infatti ad ognuno di noi il Signore dice qualcosa di particolare per la sua edificazione, per cui riporteremo di seguito solo una forma generica della riflessione personale, adatta a tutti] 

Il Signore potrebbe chiamarci ad avere fede in Lui soprattutto in quelle situazioni dove ci sentiamo confusi o abbattuti, perché magari non riusciamo a capire il nostro posto nel disegno di Dio. Forse il Signore vuole equipaggiarci e farci comprendere che in fondo la nostra vita è una missione in cui sono coinvolte altre persone, forse anche quelle che oggi non consideriamo. Probabilmente a volte non vediamo il Suo disegno perché ci siamo proprio dentro.

R.R. di L.F. 


(1) Atti 27:

Paolo è inviato a Roma

1 Quando fu deciso che noi salpassimo per l'Italia, Paolo con altri prigionieri furono consegnati a un centurione, di nome Giulio, della coorte Augusta. 2 Saliti sopra una nave di Adramitto, che doveva toccare i porti della costa d'Asia, salpammo, avendo con noi Aristarco, un macedone di Tessalonica. 3 Il giorno seguente arrivammo a Sidone; e Giulio, usando benevolenza verso Paolo, gli permise di andare dai suoi amici per ricevere le loro cure. 4 Poi, partiti di là, navigammo al riparo di Cipro, perché i venti erano contrari. 5 E, attraversato il mare di Cilicia e di Panfilia, arrivammo a Mira di Licia. 6 Il centurione, trovata qui una nave alessandrina che faceva vela per l'Italia, ci fece salire su quella. 7 Navigando per molti giorni lentamente, giungemmo a fatica, per l'impedimento del vento, di fronte a Cnido. Poi veleggiammo sotto Creta, al largo di Salmone; 8 e, costeggiandola con difficoltà, giungemmo a un luogo detto Beiporti, vicino al quale era la città di Lasea. 9 Intanto era trascorso molto tempo, e la navigazione si era fatta pericolosa, poiché anche il giorno del digiuno era passato. Paolo allora li ammonì dicendo: 10 «Uomini, vedo che la navigazione si farà pericolosa con grave danno, non solo del carico e della nave, ma anche delle nostre persone». 11 Il centurione però aveva più fiducia nel pilota e nel padrone della nave che non nelle parole di Paolo. 12 E, siccome quel porto non era adatto a svernare, la maggioranza fu del parere di partire di là per cercare di arrivare a Fenice, un porto di Creta esposto a sud-ovest e a nord-ovest, e di passarvi l'inverno. 13 Intanto si era alzato un leggero scirocco e, credendo di poter attuare il loro proposito, levarono le ancore e si misero a costeggiare l'isola di Creta più da vicino.

La tempesta

14 Ma poco dopo si scatenò giù dall'isola un vento impetuoso, chiamato Euroaquilone; 15 la nave fu trascinata via e, non potendo resistere al vento, la lasciammo andare ed eravamo portati alla deriva. 16 Passati rapidamente sotto un'isoletta chiamata Clauda, a stento potemmo impadronirci della scialuppa. 17 Dopo averla issata a bordo, utilizzavano dei mezzi di rinforzo, cingendo la nave di sotto; e, temendo di finire incagliati nelle Sirti, calarono l'àncora galleggiante, e si andava così alla deriva. 18 Siccome eravamo sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno dopo cominciarono a gettare il carico. 19 Il terzo giorno, con le loro proprie mani, buttarono in mare l'attrezzatura della nave. 20 Già da molti giorni non si vedevano né sole né stelle, e sopra di noi infuriava una forte tempesta, sicché ogni speranza di scampare era ormai persa. 21 Dopo che furono rimasti per lungo tempo senza mangiare, Paolo si alzò in mezzo a loro, e disse: «Uomini, bisognava darmi ascolto e non partire da Creta, per evitare questo pericolo e questa perdita. 22 Ora però vi esorto a stare di buon animo, perché non vi sarà perdita della vita per nessuno di voi ma solo della nave. 23 Poiché un angelo del Dio al quale appartengo, e che io servo, mi è apparso questa notte, 24 dicendo: "Paolo, non temere; bisogna che tu compaia davanti a Cesare, ed ecco, Dio ti ha dato tutti quelli che navigano con te". 25 Perciò, uomini, state di buon animo, perché ho fede in Dio che avverrà come mi è stato detto. 26 Dovremo però essere gettati sopra un'isola». 27 E la quattordicesima notte da che eravamo portati qua e là per l'Adriatico, verso la mezzanotte, i marinai sospettavano di essere vicini a terra; 28 e, calato lo scandaglio, trovarono venti braccia; poi, passati un po' oltre e scandagliato di nuovo, trovarono quindici braccia. 29 Temendo allora di urtare contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che si facesse giorno. 30 Ma siccome i marinai cercavano di fuggire dalla nave, e già stavano calando la scialuppa in mare con il pretesto di voler gettare le ancore da prua, 31 Paolo disse al centurione e ai soldati: «Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potete scampare». 32 Allora i soldati tagliarono le funi della scialuppa, e la lasciarono cadere. 33 Finché non si fece giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo, dicendo: «Oggi sono quattordici giorni che state aspettando, sempre digiuni, senza prendere nulla. 34 Perciò, vi esorto a prendere cibo, perché questo contribuirà alla vostra salvezza; e neppure un capello del vostro capo perirà». 35 Detto questo, prese del pane e rese grazie a Dio in presenza di tutti; poi lo spezzò e cominciò a mangiare. 36 E tutti, incoraggiati, presero anch'essi del cibo. 37 Sulla nave eravamo duecentosettantasei persone in tutto. 38 E, dopo essersi saziati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.

Il naufragio

39 Quando fu giorno, non riuscivamo a riconoscere il paese; ma scorsero un'insenatura con spiaggia, e decisero, se possibile, di spingervi la nave. 40 Staccate le ancore, le lasciarono andare in mare; sciolsero al tempo stesso i legami dei timoni e, alzata la vela maestra al vento, si diressero verso la spiaggia. 41 Ma essendo incappati in un luogo che aveva il mare dai due lati, vi fecero arenare la nave; e mentre la prua, incagliata, rimaneva immobile, la poppa si sfasciava per la violenza delle onde. 42 Il parere dei soldati era di uccidere i prigionieri, perché nessuno fuggisse a nuoto. 43 Ma il centurione, volendo salvare Paolo, li distolse da quel proposito, e ordinò che per primi si gettassero in mare quelli che sapevano nuotare, per giungere a terra, 44 e gli altri, chi sopra tavole, e chi su rottami della nave. E così avvenne che tutti giunsero salvi a terra.

 

 

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