Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

SECONDA RACCOLTA DI APPUNTI  VERSO L'ESPANSIONE SPIRITUALE 1994-1995  (Rev. Febbraio 1998)

di Renzo Ronca

 

 

IL VIAGGIO DELL'UOMO E DELLA CHIESA VERSO DIO nella relatività delle nostre azioni limitate e dei nostri piccoli pensieri

 

PARTE  II

 

CAP. 6 - NECESSITA' DELL'ESSENZIALE

 

     Gesù e' la porta,[1] e questa porta e' molto stretta.[2] Potremmo anche dire che nel piano salvifico di Dio e' prevista una purificazione non indifferente del suo popolo che stringe continuamente questa porta già stretta.[3]

      Ora scusate, potrà sembrare banale, ma già in una porta normale non può passare chi ha sulle spalle una scala o delle tavole, a meno che non le posi prima; in una porta stretta non passa nemmeno chi porta un quaderno, nemmeno chi e' troppo grasso: deve "dimagrire" se vuole passare. Solo chi e' povero di se stesso potrà passare. L'opera dello Spirito e' spesso inaccettabile da molti perché ci priva della nostra ricchezza in noi stessi. Ci indebolisce in un certo senso, mentre noi andiamo nella direzione di chi cerca sempre delle sicurezze.

      Naturalmente io non so la misura giusta della porta, però so che certi spuntoni ingombranti, formati per es. di dogmi, non riescono a passare. Inutile forzare, non si passa. Inutile dire -ma io in nome tuo ho fatto tante cose..-[4] non serve, non si passa se sulla testa ci portiamo l'ingombro, il peso e la vergogna dell'idolatria.

      Alcune idolatrie non ci appaiono tali. E' normale. Se le riconoscessimo tutte ci sarebbe sulla terra un diavolo fallito, incapace di ingannare. Il punto non e' difendere a tutti i costi quello che le nostre chiese ci hanno insegnato, bensì preoccuparsi di cercare il pensiero di Dio e confrontarlo con le proprie azioni e le proprie asserzioni di fede. Se sono in accordo bene, se no bisogna avere la coerenza ed il coraggio di tagliare. Certo tutte le chiese sono ben protette di fronte a questi attacchi di prova e riprova. Assodato un punto diviene legge più o meno ufficiale e chi non lo rispetta se la deve vedere con tutta la chiesa.

 Sarebbe il momento di cominciare ad esaminare noi stessi ed il nostro ambiente religioso per vedere se veramente siamo nella fede  e nella correttezza.

      Nella nostra via siamo forse severi, e' vero; rischiamo di avere poca tolleranza ed anche questo e' vero; ma e' un rischio che corriamo coscientemente. La corruzione e' arrivata ad un punto tale che se vogliamo salvarci occorrono azioni molto energiche. Ad ammorbidire poi gli spigoli avremo tempo dopo, una volta che ci saremo posti in salvo.

      Uno degli interventi liberatori più importanti che da subito possiamo iniziare sta nel concentrarsi sulla centralità del messaggio biblico, nel suo cuore, nella sua essenzialità, come abbiamo avuto modo di dire più volte.

      Questa essenzialità nell'evangelizzazione e' motivata anche dalla considerazione che lo Spirito di Dio ci suggerisce incessantemente che "Il tempo e' abbreviato".

      Nel corso dei secoli abbiamo dimostrato di non avere la capacità di amarci ma solo di litigare; spesso anche di ucciderci. Come possiamo insistere per ricercare una perfezione di chiesa qui sulla terra? Questa unità e' fantasiosa e fuorviante e serve solo ad alimentare le differenze e le questioni dottrinali che ci stanno distruggendo.

      Alle volte ci prendiamo degli incarichi che Dio non ci ha dato e per troppo zelo facciamo troppo rovinando il nostro modesto compito di servitori. Se infatti uno ha il compito di apparecchiare la tavola, faccia questo e basta; lo faccia bene, e se gli avanza tempo lo usi per lodare il Signore e non per andare ad impicciarsi di come si cucina, creando magari ostacolo al cuoco, che il padrone stesso ha scelto per quel ruolo. Noi non abbiamo tutti i ruoli, mettiamocelo bene in testa. Lo Spirito concede doni diversi a ciascuno per il bene comune. Non c'e' un super-apostolo come non c'e' una super-chiesa.

      Allora se qualcuno di noi e' bravo ad insegnare e a spiegare le Scritture lo faccia pure, ma nel caso di una missione di evangelizzazione e conversione per qualcuno, si limiti a spiegare quegli argomenti necessari che gli suggerirà lo Spirito Santo al momento, senza pretendere di dover essere presente per tutta la vita con l'obbligo di spiegare tutta la Bibbia virgola per virgola a quel qualcuno.

      Il nostro efficientismo di chiesa super-organizzata non fa respirare le persone a cui siamo mandati: abbiamo schemi, disegni, opuscoli, studi numerati, testi complementari... il tutto e' così pianificato che diviene praticamente uno standard su come ci si deve salvare, quando e perché. Non c'e' risposta che non conosciamo, tutto e' sotto controllo, tutto e' definito. Mi chiedo se in tanta sapienza lo Spirito Santo possa ancora servire!

      Capisco che spesso e' la buona volontà che ci spinge a strafare, ma questo non ci giustifica. Noi quando facciamo troppo, siamo servitori che sbagliano, proprio come quelli che fanno poco. Siamo "genitori" troppo ansiosi e solleciti[5]  che soffocano la fede non solo nostra ma anche delle persone a cui siamo mandati.

      Più che servitori di Dio diventiamo impiegati professionisti di un'organizzazione religiosa: questo e' facile vederlo in alcuni gruppi religiosi di nascita ed ispirazione americana. Si decide a tavolino in quale piazze operare, quali persone fermare, cosa lasciare in lettura, le frasi che e' meglio usare... Vi ricordate che ne parlammo già? Un gruppo tra i più settari fa addirittura le prove sceneggiate, in sede, su come si presenta la Parola di Dio, o potremmo dire meglio, su come si vende il prodotto "detersivo-scrittura".

      La missione cristiana non e' così; sono troppo "brave" queste persone, non hanno nemmeno bisogno di tanta fede. Il Signore sceglie spesso gente più semplice che non si pone troppi problemi sul look da usare prima di evangelizzare; i servitori che chiama il Signore sono spesso persone che hanno sbagliato e che possono anche sbagliare ancora, ma che hanno anche amato e sofferto e ancora amano e soffrono e non abbandonano la fede. Vanno dove indica lo Spirito di Dio, parlano alle persone che il Signore tocca nel cuore, dicono quello che il Signore dice di dire e poi abbassano la loro statura e la loro personalità affinché nessuno sia dipendente da essi stessi, ma solo da Gesù a cui hanno preparato la strada.

      Il centurione Cornelio ascoltò si Pietro, ma il Signore da prima aveva ascoltato lui ed aveva deciso di gratificarlo;[6] Pietro segue le indicazioni dello Spirito di Dio; ed anche con una certa difficoltà dovuta ai suoi preconcetti. Nella missione infatti non c'e' mai uno che dà e l'altro che riceve e basta: nello scambio evangelico apprendiamo sempre tutti qualcosa: sia chi porta la Parola sia chi la riceve. Questo entrare troppo nella professionalità stereotipata del personaggio di "evangelista" rischia di farci ripetere la lezioncina imparata a memoria. Può darsi anche che riusciamo a dare ancora qualcosa ma noi cosa prendiamo? Noi ci dobbiamo arricchire ad ogni missione e la nostra ricchezza e' la povertà del prossimo, l'ascolto del suo cuore; l'intuizione e l'ascolto  della sua inconscia preghiera che in qualche momento della sua disperazione la sua anima ha rivolto a Dio e che Dio ha corrisposto magari mandando anche noi. Essere parte di questo piano salvifico e' un onore molto grande, da vivere con rispetto ed umiltà, come amici dello Sposo, non come se fossimo noi lo sposo. Nel percepire quell'anima che a mano a mano si apre alla fede e più si apre e più viene guarita dalla potenza del Signore ritroviamo la nostra statura di piccoli servitori inutili a cui Dio da la grazia di poter assistere ai suoi miracoli continui. Non ci appropriamo di niente dunque, non siamo noi a fare miracoli, ma solo Dio.

      Quando Paolo predicò quel sabato a Filippi non fu perché era eccezionalmente bravo a scegliere i posti, ma perché  lo Spirito glielo aveva comunicato in precedenza;[7] e quando convertì Lidia non fu perché Paolo era irresistibile ma perché "Il Signore aprì il suo cuore per dare ascolto alle cose dette da Paolo".

      E' Dio che opera. Noi possiamo essere solo una piccola parte di questa opera. Togliamoci dunque dalla testa l'idea di ogni autonomia di potere. Se non restiamo aggrappati al Signore come i tralci alla vite, non siamo niente; e se restiamo vicini a lui prepariamoci ad una potatura continua per poter fruttificare sempre meglio.[8] Se osserviamo da vicino questa nostra "potatura" vedrete che non e' molto dissimile da quella di cui stiamo parlando in questi appunti. Togliamoci molto dell'impegno e delle responsabilità che ci siamo presi nella cura di tante anime e vedrete che curandone la metà renderemo di più; ed allo stesso tempo faremo spazio ad altri, bravi ad evangelizzare forse quanto e più di noi. Nessuno di noi e' così importante e così indispensabile per la salvezza altrui.

Noi siamo importanti davanti a Dio perché amati individualmente; ma non siamo indispensabili, per fortuna, alla salvezza del prossimo. Non preoccupiamoci troppo se quella persona non ha finito di leggere un certo studio che gli abbiamo affidato come compito: non tutti hanno la stessa sensibilità, lo stesso apprendimento e soprattutto, non tutti hanno bisogno di quello che noi pensiamo! Io mi riferisco allo zelo eccessivo che sembra sospingere tanti responsabili: questo non e' bene: a furia di programmare ed organizzare si finisce per diventare troppo fiduciosi in se stessi e convinti che una nostra dimenticanza possa determinare chissà quale sfacelo; nell'ansietà, nella convinzione di essere gli unici portatori di verità, nello strafare, perdiamo la fede e formiamo negli altri, dei nostri dipendenti spirituali che avranno più fede in noi che nel Signore. In questo modo si che c'e' da essere preoccupati!

 Cerchiamo di essere meno!

      Non e' importante sapere sempre tutto delle nostre missioni: quello che conta e' che sia lo Spirito di Dio a spingerci e ad attestarci;[9] Egli ci rivelerà quanto basta.

      Nostro compito e' "testimoniare pienamente l'evangelo della grazia di Dio".[10] L'evangelo della grazia di Dio non e' necessariamente prendere tutto il Nuovo Testamento e farlo imparare a memoria incrementandolo con studi divisi per numero e data del tipo: "come salvarsi dalla morte in trenta lezioni e vivere felici per l'eternità"; e' testimoniare pienamente la grazia di Dio, la sua salvezza gratuitamente offerta a tutti quelli da Lui chiamati. La grazia di Dio, la Sua salvezza, capite?  E' un'opera Sua, non nostra! Non possiamo presentare un corso di preparazione al battesimo della chiesa tal dei tali. Se fosse così basterebbe un nastro registrato uguale per tutti in cui ci sono delle regole da rispettare ed una salvezza automatica ottenibile con un battesimo formale. Una volta per tutte dobbiamo allontanare quello spirito di possesso maligno che anima troppi credenti: come quei genitori che dicono sempre -mio figlio, mio figlio!- Non e' tuo il figlio! I figli sono creature di Dio ed una di esse te l'ha affidata. Abbine cura ma non farne un idolo.

      Inoltre quel "pienamente" da testimoniare non e' tanto nella quantità, ma nella qualità. Non occorrono tante parole per diffondere la buona novella, quello che serve e' che questa arrivi al cuore in maniera diretta, pura e non falsata o aggravata di elementi dottrinali relativi alle scelte delle nostre organizzazioni ecclesiastiche.

      Bisogna "fare bene ogni cosa"[11] nel senso di applicare il nostro massimo impegno nel compiere ogni più piccola richiesta da parte di Dio: e' facendo bene ogni piccola cosa che POI, tutte queste cose risultano essere perfette nell'insieme, non viceversa! E' solo nell'umiltà di un servizio piccolo, umile, limitato, che possiamo raggiungere la santità a cui siamo chiamati.

      Il Signore ci chiama a testimoniare la sua grazia ad una persona che non la conosce? Bene, parliamo della sua grazia: quello e' il nostro compito; non andiamo subito a polemizzare col papa, non mettiamo in mezzo le differenze con le dottrine buddiste. Limitiamoci a fare bene il poco a cui siamo chiamati.

      Accettare la grazia di Dio non significa necessariamente una conversione subito in blocco di tutta una dottrina. Se quella persona arriva finalmente ad accettare la salvezza per grazia perché lo Spirito ha addolcito il suo cuore, lodiamo il Signore; non andiamo a polemizzarci se non accetta con simpatia il nostro culto settimanale. Potrebbe il Signore avere riservato per lei altri tempi di conversione o altri compiti o addirittura altre strade. Io ho sentito insegnamenti di verità che certamente venivano da Dio e che mi venivano rivolti dalle persone più disparate. Se avessi dovuto fermarmi, battezzarmi nelle loro chiese ed accettare ogni volta tutto il resto delle loro dottrine, in certi periodi non avrei avuto il tempo di asciugarmi tra un battesimo e l'altro!  Ma per fortuna il battesimo e' uno e irripetibile, come la grazia di Dio; e la strada della salvezza e' spesso nascosta alla sapienza di chi si sente sapiente.

"Badate dunque a voi stessi.."[12]

La vigilanza non sta solo negli altri ma in primo luogo nella nostra persona e nei nostri pensieri.

 ".. e a tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi.."

 La responsabilità della cura di altre anime non viene attribuita dall'uomo o dalle gerarchie, ma dallo Spirito di Dio: o si ha e si sente nel cuore e si manifesta negli atti, o non si ha, ed allora sono inutili tutti i mandati delle chiese. Le chiese possono prenderne atto, ma se qualcuno ha questo dono non e' con le regolette, mandati, timbri, che si potrà riconoscere o limitare: chi lo ha non potrà mai fare a meno di prendersi cura delle persone che gli verranno affidate da Dio, checche' possano dire anziani, preti o cardinali. Il primo gregge su cui siamo stabiliti e' la nostra famiglia, poi gli altri. Su questi altri molto ci sarebbe da dire; ma una cosa e' certa: chi e' nel Signore avverte in se stesso quali sono le persone che il Signore gli affida e di queste dovrà anche rispondere davanti a chi glieli ha affidate.

 "..per pascere la chiesa di Dio.."

 E' di Dio la Chiesa! Questo punto così chiaro ce lo dimentichiamo sempre. Io vi vorrei proporre di contare tutte le volte che dite -la mia chiesa-. Proviamo a parlare più correttamente: che cosa e' nostro? Nulla. Nemmeno la "nostra" persona, perche' dovremo restituirla e rendere conto su come l'abbiamo trattata. Dio ha riscattato la Sua Chiesa, non noi:

 ".. che egli ha acquistata col proprio sangue."

 Come possiamo essere così superficiali da parlare come appropriandoci di un insieme raro prezioso e tanto amato da Dio come il rimanente dei salvati?

La Chiesa e' di Dio. Le chiese sono degli uomini.

Attenzione dunque a come ci esprimiamo. Il possesso e' una radice maligna idolatrica e contagiosa. I falsi profeti radunano anch'essi il gregge, ma tolgono la libertà con l'imposizione, e dietro una maschera protettiva che usa parole evangeliche divorano i loro agnelli perche' hanno impedito loro di pensare, di ragionare e di vedere la verità.

      Molti identificano col papa una figura tipo dell'anticristo, infatti egli osa spesso parlare come un dio e approva chi gli si inginocchia davanti; ebbene, noi che siamo fuori dal cattolicesimo, ci impossessiamo mai della parola di Dio?

     Limitiamoci, cari fratelli, a coltivare il nostro campicello vocazionale; cerchiamo di evitare incarichi troppo impegnativi da parte della nostra chiesa, perche' mentre stiamo "salvando il mondo", non di rado Gesù, vestito da persona semplice, bussa alla nostra porta a chiedere acqua e non lo sentiamo.

 

Correlazioni:
 

1 - IL MOMENTO DELLA SPOSA: UN ATTIMO DI RIFLESSIONE PRIMA DI USCIRE     DALLA NOSTRA VECCHIA CASA

2 - L'ABBANDONO DEL NUCLEO ORIGINARIO

3 - LA NUOVA VITA

4 - I NUOVI RAPPORTI COL NUCLEO ORIGINARIO

5 - LA VIA GIUSTA: CRESCITA CONTINUA NELL'ESPANSIONE SPIRITUALE

 

 

 

  Indice Generale ES - Indice ES_2Home

 



[1] Giov 10:7

[2] Mat 7:13

[3] Mal 3:1-3

[4] Mat 7:22-23

[5] Matt 6:25

[6] Atti 10:4 e segg.

[7] Atti 16:9 e segg.

[8] Giov 15:1-2

[9] Atti 20:22-23

[10] Atti 20:25

[11] Mar 7:37

[12] Atti 20:28

 

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