Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

RICONOSCERE LE COSE (E SE STESSI)  ATTRAVERSO LA LENTEZZA

AZIONI E REAZIONI: PARLIAMO DI COME CI COMPORTIAMO - 1

di Gabriella Ciampi - psicologa psicoterapeuta - 7-5-12

 

 

Soltanto solo, sperduto, muto,

a piedi, riesco a riconoscere le cose.

(Pier Polo Pasolini)

 

Mi piace cominciare da questa frase di Pasolini perché contiene in due righe cinque concetti-modi di essere  e di stare importanti per la persona: la solitudine, l’assenza di categorie/riferimenti, il silenzio, la lentezza e il ri-conoscere. Oggi parliamo della lentezza e rimando i primi tre argomenti a futuri articoli; invece sul riuscire a riconoscere torneremo tra poco.

Sappiamo tutti come questa sia l’epoca della velocità: velocità è bello perché è efficienza, prontezza, essere veloce è essere bravo, quindi significa essere capace, funzionare perfettamente, non aver problemi di salute che ostacolino la prestazione. Velocità è diventato sinonimo di essere sani e giovani, ed infatti questi sono i due spauracchi dell’attuale società,  la malattia e la vecchiaia, entrambe negate, manipolate, rifiutate.

Su questo sfondo, come sarà vista una persona che ama la lentezza? Sarà considerata l’opposto di quanto detto sopra: poco efficiente, incompetente, non sana, non giovane, non bella.

Vorrei provare a sganciare la lentezza da questa visione “difettosa” della persona e a mostrarne invece la grande forza e potenzialità.

Quando viaggio in treno, su quelli bellissimi ad alta velocità, rimango sempre sorpresa di una cosa: si procede in silenzio, fluidamente, sembrerebbe a media andatura, ma poi in prossimità di un laghetto, di un fiume, dove vorrei soffermare lo sguardo per osservare dei pescatori o delle anatre, faccio appena in tempo ad avvicinarmi al finestrino che già via, tutto sparito, già finito, passato come un lampo, già inghiottito dalla distanza.

Ci rimango sempre malissimo, non mi sembrava di correre tanto veloce, avrei voluto rallentare ma non è dipeso da me. 

Ecco, questo è il punto: la velocità non permette di guardare, di osservare, ed io devo essere capace di rallentare, io devo poter guardare quando lo desidero: io devo imparare a regolare la mia andatura.

Andare più lentamente arricchisce l’esperienza che sto facendo: posso osservare i particolari, notare piccole cose, assaporare meglio. Per esempio camminare lentamente fa del camminare un’esperienza speciale che può coinvolgere tutto il corpo e i sensi: percepisco i piedi  nella scarpa e nel contatto sul terreno (il tatto), posso catturare gli odori di passaggio (l’olfatto), colgo con gli occhi ciò che mi viene incontro  e mi si avvicina o qualcosa più in lontananza (la vista), ho il tempo di sentire i rumori della vita e del mio cuore funzionante (l’udito), riesco a percepire il mio corpo che sta in equilibrio mentre mi muovo e i muscoli lavorano (la propriocezione).

E i pensieri dove li mettiamo? E la mente? Pensate veramente che questo discorso non abbia un collegamento con il nostro mondo interiore? Con la nostra psiche?

Sapersi muovere lentamente, saper camminare lentamente, porta a saper pensare lentamente, capacità preziosissima. Vedete bene che io non sto dicendo di fare tutto lentamente, non a caso dico “saper …”:  ci sono momenti in cui bisogna saper essere veloci ma ci sono momenti in cui devo essere capace di andare più piano. Questo è l’obiettivo, riuscire ad autoregolarsi.

LENTEZZA E IMPULSIVITA’.  E se il pensiero è ciò che sta dietro al comportamento, pensate a quanto può essere importante il tema della lentezza per una persona troppo impulsiva. Il problema dell’impulsivo è la sua  “tendenza ad agire d’impulso, in modo precipitoso e talvolta anche (ma non necessariamente) violento, senza valutare le conseguenze o la portata dei proprî atti. (…) Più specificamente, in psicologia e in psichiatria, il comportamento impulsivo è quello incontrollato, privo di una razionale motivazione, determinato da offuscamento della coscienza, o da un disturbo della volontà, oppure anche da una spinta affettiva molto intensa” – Treccani.it (vocabolario online).

 AUTO-OSSERVARSI GUARDANDOSI COME ALLA MOVIOLA, rallentando i passaggi mentali o fisici (ciascuno troverà più facile l’uno o l’altro), aiuta ad imparare a non essere precipitosi nel comportamento, a non attivare istintivamente la risposta senza aver prima riflettuto. Questa è una tecnica molto utile quando vogliamo riflettere e rivedere il nostro comportamento dopo averlo agito, perché magari vogliamo correggerlo: basta ripensare alla situazione e rivedere fotogramma per fotogramma il proprio comportamento, cercando di individuare i nessi causa-effetto (ho fatto così perché lui ha detto cosà, ho risposto così perché ho notato in lei un’espressione cosà, ecc).  Questo “rivedersi al rallentatore” consente di vedere meglio le nostre motivazioni, ci permette di trovare il nostro punto debole per poter intervenire e guarirlo, equilibrarlo. 

ALLENARSI ALLA LENTEZZA, MA COME? Proviamo a muoverci con lentezza,  alleniamo il nostro corpo a rallentare, come fosse un gioco tra bambini,  è un gioco speciale che ci porta un gran beneficio mentale.

Oggi sia dentro che fuori la Cina, molti praticano il Tai Chi Chuan, una disciplina antica di quasi tremila anni che ha tra le sue caratteristiche fondamentali proprio la lentezza dei movimenti. (Vedi nostro link: Cos’è il Tai Chi Chuan)

Le favole, scrigno della saggezza popolare, spesso ci raccontano di come la lentezza sia vincente in molti casi. Una favola recente narra di una tartaruga che insegna al  protagonista affascinato dalla velocità, l'importanza della lentezza, fino a suggerirgli come comportarsi nella vita: "devi essere, nello stesso tempo, lento e tranquillo come una tartaruga e veloce e potente come una vela gonfiata dal vento. Devi essere come una tartaruga con la vela." [1]

Vi riporto qui sotto anche un link per leggere una favola semplice e istruttiva che non fa male rileggere, se già nota, quella de LA LEPRE E LA TARTARUGA.

http://www.letturegiovani.it/Esopo/Lalepreelatartaruga.htm

Nel prossimo nostro appuntamento, vedremo come possiamo “rallentare” una giornata-tipo, guardando alla nostra moviola i vari momenti di una persona come tante, dal risveglio al coricarsi.


 

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"Per chiarimenti sul contenuto, approfondimenti o domande, potete scrivere all'indirizzo mispic2@libero.it  specificando nell'oggetto "Domande alla psicologa". La d.ssa Ciampi sarà lieta di rispondere"-

 


[1] La Favola della Tartaruga con la Vela (Ed. Polistampa, pp. 40, euro 8)

 

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