Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

IL CONDIZIONAMENTO: capiamo come funziona - I PARTE 

Da: AZIONI E REAZIONI: PARLIAMO DI COME CI COMPORTIAMO - di Gabriella Ciampi psicologa psicoterapeuta - 26-10-12 -  (Livello 3 su 5)

 

Il condizionamento è quel processo che avviene quando un individuo compie un’azione che, andando ad analizzarne la motivazione che l’ha generata, risulta in qualche modo indotta dall’esterno, richiamata dall’ambiente o da qualcuno . È un concetto abbastanza difficile perché non significa che chi agisce non senta il bisogno di fare quella cosa; la complessità sta proprio nel fatto che è questo stesso bisogno che viene usato da colui o da ciò che ci condiziona. Vediamo di capire meglio.

IL MECCANISMO DEL CONDIZIONAMENTO.

Nel disegno vedete una cavia, un pulsante e un distributore vuoto di cibo. Se io voglio insegnare alla cavia a premere la leva per mangiare, la condizione di base necessaria è che la cavia si muova (a caso o per bisogno, per es. per fame), inizi a toccare, a spingere qualcosa, fino ad arrivare anche a premere la leva. La prima volta sembrerà un caso il fatto che premendola, uscirà del cibo; forse anche la seconda volta. Dopo alcune prove, la cavia imparerà che quella leva serve per ottenere il cibo e la premerà quando ha fame. Questo tipo di processo, che è anche una forma di apprendimento, viene chiamato CONDIZIONAMENTO OPERANTE: il soggetto compie un’ azione a cui segue un effetto. Questo effetto può essere positivo (qui è il cibo) oppure negativo, e ciò causerà conseguenze ovviamente diverse sul comportamento.

Questo appena descritto è un tipo di condizionamento, è molto frequente nella nostra vita quotidiana sia nel suo risvolto negativo sia come strumento positivo.

UN ESEMPIO NEGATIVO: IL GIOCO D’AZZARDO.

La forza del condizionamento operante sta nel fatto che all’azione segue una gratificazione, la cavia dopo mangia e si sente la pancina piena, quindi è portata a ripetere quell’azione (premere la leva). Per l’uomo funziona allo stesso modo: per es. basta che per una volta tirando la leva della slot-machine io vinca, per ottenere una forte piacevole soddisfazione che vorrò ripetere. Se questa vincita avviene una volta su venti o anche trenta o più tentativi, non ha alcuna importanza per me. Vi dirò anzi che dal punto di vista psicologico questa frequenza bassissima rende il meccanismo ancora più potente: se io vincessi una volta su due, l’attrazione per il gioco sarebbe inferiore; è la difficoltà della vincita a rendere potente e più condizionante il gioco.

Alla mia azione segue un effetto che fa da rinforzo perché la conseguenza è per me una gratificazione, qualcosa che mi dà piacere, quindi vorrò ripeterla. Tutto ciò diventa negativo se, guardando oltre all’immediato piacere, ci sono anche degli effetti negativi. Nel caso del gioco d’azzardo capite bene come a lungo andare si possono avere grandi problemi economici (e non solo). Pensiamo anche per es. al piacere/vizio del fumo. Lì per lì è gratificante ma il fumo è dannoso per la salute; nonostante sia risaputo, il fumatore non riesce a smettere. Si tratta infatti di un fortissimo condizionamento operante che viene rinforzato e rinnovato ad ogni sigaretta.

UN ESEMPIO POSITIVO: IL PREMIO.

Se la forza condizionante di questo processo sta nella gratificazione finale, perché non usare questo meccanismo come metodo di insegnamento o educativo?

Pensiamo ad un bambino difficile, confusionario, iperattivo e disattento, o semplicemente molto vivace e impegnativo da educare. Come si fa ad insegnarli per es. a stare seduto a fare i suoi compiti di scuola? Possiamo usare questo metodo! Ogni volta che riesce a comportarsi bene, secondo quello che io gli ho chiesto, gli offro una ricompensa. Lo devo cioè gratificare quando fa la cosa giusta. Forse all’inizio devo abbassare la pretesa: lo ricompenso quando per un minuto intero sta fermo a leggere, poi passerò a tre minuti, poi allungherò il tempo. Non c’è bisogno di rimproverarlo sul comportamento sbagliato se si alza o si distrae, perché la forza trainante di questo metodo sta nell’evidenziare il giusto atteggiamento. Ci vorrà un po’ di tempo ma se io sono costante e paziente, il bambino ad un certo punto inizierà a volere il suo premio e saprà cosa fare per ottenerlo (ovviamente lo può avere soltanto con quel comportamento).

L’uomo rispetto agli animali, possiede una caratteristica speciale: la capacità simbolica.

Significa che se per la cavia funziona come rinforzo soltanto il cibo, per l’essere umano oltre al cibo funzionano anche le parole, i gesti e i simboli stessi. Questa è una cosa meravigliosa! Questo è il motivo profondo per cui una carezza in certi momenti assume una fondamentale importanza educativa e incoraggiante, pensiamo all’abbraccio di una mamma quando il figlio le dice che il difficile compito di matematica è andato molto bene, oppure a cosa significa una medaglia per uno sportivo o ancora meglio una medaglia al valore civile…

Quindi vedete come il condizionamento può avere nella nostra vita un peso negativo ma anche un peso positivo, addirittura orientativo nell’educazione e nello spingerci ad agire bene, secondo buoni valori. Dipende anche da noi come usarlo e quanto restarne vittime.

Per sorridere vedi questa vignetta intitolata: "cosa ne pensa la cavia"

 

          (continua)

 

Correlazioni

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