Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

IL CONDIZIONAMENTO: capiamo come funziona - II PARTE 

Da: AZIONI E REAZIONI: PARLIAMO DI COME CI COMPORTIAMO - di Gabriella Ciampi psicologa psicoterapeuta - 31-10-12 -  (Livello 4 su 5)

 

Gli esperimenti con le cavie dentro la gabbia (V. link IL CONDIZIONAMENTO: capiamo come funziona / I PARTE) si svolgevano negli anni ’30-’40 in America ma già all’inizio del  1900  Ivan Pavlov aveva parlato di condizionamento, spiegando che esiste un meccanismo per cui, senza che ce ne accorgiamo, due cose apparentemente con nessuna relazione, nella nostra mente vengono associate determinando il nostro comportamento. Pavlov aveva scoperto questo fenomeno osservando dei cani in laboratorio, per la precisione notando che ogni volta che entrava in laboratorio per dare da mangiare agli animali, questi salivavano ancora prima di vedere il cibo (veniva loro “l’acquolina in bocca”). Lo scienziato capì che il riflesso fisiologico della salivazione – che si innesca quando si mastica - era stimolato nei cani dal rumore che lui stesso produceva entrando in laboratorio all’ora della pappa. Cosa significava questa scoperta?

L’UOMO COME IL CANE…

Come per il cane di Pavlov, anche noi funzioniamo così in alcune situazioni: ci accade che memorizziamo un’associazione, cioè due cose che accadono vicine temporalmente si legano tra loro, e noi rispondiamo all’una come fosse l’altra. Succede così che uno stimolo, che inizialmente non ha alcun particolare significato per noi, ci richiama un nostro comportamento automatico, un riflesso fisiologico, un’abitudine, un atto. Con gli animali questo è abbastanza facile da osservare: il cane scodinzola quando sente il rumore delle chiavi perché sa che sta per entrare il suo padrone. Lo scodinzolare (risposta incondizionata) inizialmente non ha nulla a che fare con il rumore delle chiavi (stimolo neutro) ma avviene soltanto alla vista del padrone (stimolo incondizionato), poi il cane sperimentando spesso che dopo il rumore arriva il padrone, reagirà anche soltanto al rumore delle chiavi.  Per le persone accade frequentemente di fare queste associazioni, per es. ad un certo orario abbiamo voglia di uno snack pur non provando fame, o un vestito ci innesca uno stato d’animo, oppure una canzone ci risveglia la mancanza di una persona.  

Chi fa yoga o esercizi di rilassamento o meditazione, sa bene come la sua mente inizia a calmarsi e il suo corpo a rilassarsi da subito già entrando nella sala o mettendosi in posizione ascoltando la musica di sottofondo, prima ancora di iniziare l’esercizio. Questo accade dopo un certo periodo di allenamento ripetuto sempre nello stesso modo e con la stessa musica, e si basa proprio sul meccanismo del condizionamento pavloviano. Grazie allo stesso meccanismo, potremmo provare un senso di benessere e calma appena seduti e aprendo la Bibbia per iniziare la lettura quotidiana. Per semplificare con altre parole,  ogni volta che facciamo un’azione accompagnata sempre dalle stesse condizioni, o che accade qualcosa in un modo sempre uguale, e questa azione o cosa genera in noi sempre la stessa emozione o reazione, a lungo andare si crea un’associazione specifica tra la situazione/cosa e la nostra reazione/risposta. È questo il motivo per cui ad es. le ninnananne fanno addormentare i bimbi piccoli già alle prime frasi cantate (e anche i grandi!).

Per sorridere -  vedi imm  COSA NE PENSA IL CANE                       

 

CONDIZIONAMENTO SIGNIFICA APPRENDIMENTO

Capirete che molto di ciò che impariamo crescendo e nella vita è una forma di condizionamento. Infatti per esempio il bambino impara a dire “mamma” perché vede che lei compare alle sue chiamate, una persona impara a fidarsi degli altri nella misura in cui ha trovato un sostegno alla sua richiesta di aiuto, un uomo impara a credere nelle proprie forze perché ha avuto spesso buoni risultati quando si impegnava fino in fondo. Si tratta di gratificazioni sperimentate,  sono rinforzi positivi che spingono a ripetere un comportamento. Questo è utile saperlo perchè rappresenta una buona metodologia educativa ( vedi approfondimento: COME USARE IL RINFORZO PER APPRENDERE UN COMPORTAMENTO PREFISSATO).

Ugualmente si tratta di apprendimento quando prendendo la scossa nel toccare dei fili elettrici, imparo velocemente a non toccarli; l’azione è stata seguita da una “punizione”, un dissuasore, ed io memorizzo quello che può accadere in questa situazione e imparo che è meglio per me  non fare una cosa. Sembra che le fobie e le paure abbiano questo processo alla base: è probabile che ci sia stato un episodio nella vita in cui la persona ha vissuto un episodio molto brutto che non vuole più rivivere e da cui si tiene lontana sviluppando una fobia (per es. dell’acqua, delle altezze, dei cani, ecc).

L’USO SCORRETTO DEL CONDIZIONAMENTO

Va da sé che questo meccanismo si presta a vari usi, più o meno leciti e rispettosi della libertà della persona. Se l’uso del rinforzo positivo  è accettabile nel campo educativo come metodologia per l’apprendimento sia con gli animali (pensiamo ai cani addestrati per accompagnare i ciechi o antidroga) sia con i bambini a casa e a scuola, diventa meno giustificato per altri fini. Per es. consideriamo la pubblicità. Quasi tutto quello che vediamo negli spot pubblicitari in televisione per es. deve la sua efficacia al meccanismo del condizionamento, cioè si basa sull’associazione prevedibile che noi faremo nella nostra mente tra le immagini viste in TV e la nostra scelta al supermercato! L’aggancio, il collante tra l’immagine vista e il prodotto, è il nostro bisogno, i nostri desideri più o meno consapevoli. (Vedi approfondimento CONDIZIONAMENTO E PUBBLICITA’)

 

CONCLUSIONE

Nessuno è libero dai condizionamenti e l’apprendimento in generale si basa su questo processo, non è quindi in sé una cosa negativa. In diversa misura tutti noi siamo condizionati da qualcosa o da qualcuno, in modo positivo o negativo, per scelta nostra o senza saperlo.

Quello che a noi interessa sottolineare è la necessità di essere consapevoli del fatto che questo accade e che possiamo ridurre l’azione dei condizionamenti esterni negativi, se vogliamo.

In parte possiamo difenderci a priori, preventivamente, per esempio guardando e ascoltando in modo più intelligente e critico quello che ci viene offerto, osservando, ragionando; e anche poi riflettendo sulle nostre scelte e comportamenti, analizzando ogni tanto il criterio che sta dietro ai nostri atteggiamenti, chiedendoci se facciamo una cosa spinti dall’esterno o dall’interno.

In parte possiamo riprenderci il nostro margine di libertà rivedendo alcuni atti abbastanza abitudinari, correggendo alcuni nostri meccanismi che vanno in automatico,  e provare a muoverci diversamente, con una diversa conoscenza delle cose, seguendo il nostro vero bisogno naturale piuttosto che quello indotto da fuori, dalle mode, dai falsi modelli.

Non è facile, ci vuole molta volontà e un ben definito carattere personale da contrapporre.

 

Correlazioni

Vedi gli argomenti in questo indice: Pensare .. Usa la testa! - USCIRE DAL CONDIZIONAMENTO DEI MEDIA

 

 

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