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Chiedere con perseveranza (Luca 11:5-13) - di Filippo - 29-11-17

 

5 Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte e gli dice: "Amico, prestami tre pani, 6 perché un amico mi è arrivato in casa da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti"; 7 e se quello dal di dentro gli risponde: "Non darmi fastidio; la porta è già chiusa, e i miei bambini sono con me a letto, io non posso alzarmi per darteli", 8 io vi dico che se anche non si alzasse a darglieli perché gli è amico, tuttavia, per la sua importunità, si alzerà e gli darà tutti i pani che gli occorrono. 9 Io altresì vi dico: chiedete con perseveranza, e vi sarà dato; cercate senza stancarvi, e troverete; bussate ripetutamente, e vi sarà aperto. 10 Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa. 11 E chi è quel padre fra di voi che, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? O se gli chiede un pesce, gli dia invece un serpente? 12 Oppure se gli chiede un uovo, gli dia uno scorpione? 13 Se voi, dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!»
 

Gesù, allo scopo di farci capire l’importanza di rimanere costanti nella preghiera, racconta questa parabola che troviamo nel vangelo di Luca. Questa narra di un uomo che riceve la visita di un ospite di passaggio, ma non avendo in casa nulla da potergli dare per sfamarlo, bussa alla porta di casa di un suo amico per chiedergli tre pani. L’ora è tarda, è mezzanotte, e l’amico non è intenzionato a soddisfare la richiesta: “Non darmi fastidio; la porta è già chiusa, e i miei bambini sono con me a letto, io non posso alzarmi per darteli”, ma l’uomo insiste e continua a bussare alla sua porta, fino a quando questi, stanco del suo caparbio atteggiamento, decide di alzarsi e di prestargli i pani che gli aveva richiesto.

Dalla lettura di questo brano, non abbiamo dubbi sul fatto che l’amico non si sarebbe mai alzato per dare i pani all’uomo, se questi non avesse continuato a bussare insistentemente e forse anche prepotentemente alla sua porta. Non è per un sentimento di amicizia che si alza, né per qualche forma di cortesia, ma solo per la perseveranza ostinata e molesta del presunto amico. Il senso generale della parabola è: “chiedete con perseveranza, e vi sarà dato; cercate senza stancarvi, e troverete; bussate ripetutamente, e vi sarà aperto”. Perché se un uomo è disposto ad aiutare un amico importuno, volete che Dio non sia più disponibile ad ascoltare le preghiere dei propri figli? Infatti, se vostro figlio vi chiedesse del pane, voi forse gli dareste una pietra? Se vi chiedesse un pesce, gli dareste forse un serpente? O se vi chiedesse un uovo, gli dareste uno scorpione? Assolutamente no! L’uomo, seppure totalmente immerso nella sua natura peccaminosa, non darebbe mai doni cattivi ai propri figli, quanto più il Padre celeste; il quale non solo conosce già quello di cui abbiamo bisogno, ma è anche capace di donare lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono. Gesù, insegnandoci a pregare, ci dice di chiedere, perché chiunque chiede è sicuro di ricevere, chi cerca è sicuro di trovare e sarà sicuramente aperto a chiunque avrà bussato, ma solo se l’avremo fatto con perseveranza, senza stancarci e con sincera disposizione d’animo. Dio non aspetta altro che accontentare i propri figli e donare tutto il necessario perché abbiano vita in abbondanza, secondo la Sua santa volontà. L’amico da cui andare in piena notte, ovvero nei momenti più bui della nostra vita, è Dio Padre; l’uomo che non chiede per se stesso, ma per un altro rappresenta il Figlio di Dio che intercede per noi, presso il Padre; i pani che vengono dati in prestito rappresentano lo Spirito santo, il quale è nutrimento ed elemento indispensabile per la crescita spirituale dell’uomo. Gesù ci invita a “svegliare” Dio e ci esorta a pregare con insistenza e coraggio, anche cercando di “scomodarlo”, se necessario, ed Egli si farà trovare. Ma allora qualcuno potrebbe obiettare: perché Dio non ci accontenta quando preghiamo? Perché molte cose che gli chiediamo non si realizzano nelle nostre vite? La risposta non è tanto difficile: perché non possiamo arrogarci la presunzione di sapere quali siano le cose giuste per noi, né possiamo permetterci di piegare Dio al nostro volere. Se il Signore permette determinate situazioni o non ne fa realizzare delle altre, lo fa certamente per il nostro bene e perché sa quello che è meglio per noi: questo atteggiamento si chiama FEDE.

 

 

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