Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

AVVICINIAMOCI A DIO PER ASCOLTARE, PIU' CHE PER PARLARE - di Renzo Ronca 18-11-17

 

 

 

 

Bada ai tuoi passi quando vai alla casa di Dio e avvicìnati per ascoltare, anziché per offrire il sacrificio degli stolti, i quali non sanno neppure che fanno male. 2 Non essere precipitoso nel parlare e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio; perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra; le tue parole siano dunque poche; 3 poiché con le molte occupazioni vengono i sogni, e con le molte parole, i ragionamenti insensati. 7 Infatti, se vi sono vanità nei molti sogni, ve ne sono anche nelle molte parole; perciò temi Dio! (Ecclesiaste 5:1-3,7)

 

Ogni volta che preghiamo Dio è come se entrassimo nella Sua casa. Egli vive in un ambiente santo che rinnova continuamente;  Egli può lasciarci entrare in parte di questa sacralità rivelandosi spiritualmente, se il nostro cuore è sincero. A Mosè e a Giosuè fu detto di “togliersi i calzari” perché quel suolo era santo (1). Dobbiamo pensare a quel mezzo metro in cui ci inginocchiamo come ad uno spazio non solo fisico fatto di terra o di mattonelle, ma a un ambiente che si proietta e si espande nello spazio e nel tempo, fino ad incontrare una dimensione ancora a noi sconosciuta. L’eternità di Dio è come un manto di cielo che a volte Dio ci avvolge attorno, ritagliandoci dal mondo. Non sappiamo in quale mondo, in quale pianeta, in quale posto sia realmente Dio, non sappiamo nemmeno come ciò avvenga, però sappiamo che a volte ci permette di avvicinarci, seppure in spirito.

Questo spazio-tempo è così sublime e “totale” per la nostra anima che il salmista è estasiato perfino dei “cortili” di qs casa:

“Beato chi sceglierai e accoglierai, perché egli abiti nei tuoi cortili! Noi ci sazieremo dei beni della tua casa, delle cose sante del tuo tempio. (Salmi 65:4)

“Un giorno nei tuoi cortili val più che mille altrove. Io preferirei stare sulla soglia della casa del mio Dio, che abitare nelle tende degli empi.” (Salmi 84:10)

Noi conosceremo la vera casa di Dio, la visiteremo per le “nozze dell’Agnello”, quando Gesù ci rapirà come una chiesa-sposa e ci porterà nella casa del Padre:

«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2 Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; 3 quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. 4 E del luogo dove io vado, voi conoscete la via». (Giovanni 14:1-4)

Noi abbiamo timore di tornare, come il figliol prodigo, ma il Padre nostro desidera che torniamo; Egli ci vuole accogliere con infinito amore e misericordia:

“Il signore disse al servo: ‘Va' fuori per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare, affinché la mia casa sia piena.’” (Luca 14:23)

 

E allora ricordiamo Chi abbiamo davanti ogni volta che entriamo in preghiera. Facciamo la preghiera con moltissimo rispetto ed umiltà, ascoltando più che parlando; perché è dalla parola di Dio che noi veniamo ed esistiamo.

 

 

 

 

 

 

(1) Togliersi le scarpe, soprattutto in Medioriente, è ancora oggi segno di rispetto per l’ambiente in cui entriamo. Nella preghiera è come se quel luogo o quel tempo non dovesse essere contaminato dalle cose del mondo:

“Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro»” (Esodo 3:5)

 “Il capo dell'esercito del SIGNORE disse a Giosuè: «Togliti i calzari dai piedi; perché il luogo dove stai è santo». E Giosuè fece così.” (Giosuè 5:15)

 

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