Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

LA CULTURA DEI QUAQUARAQUA'

(29-1-09)

(Rubrica satirica  "Due chiacchiere de giornalaio" di Renzo Ronca)

 

 

 

 

 

 

- E' sempre più concreta l'ipotesi che la crisi economica imponga a molte imprese britanniche di ridurre l'orario di lavoro a tre giorni la settimana e che lo Stato intervenga sostenendo finanziariamente questa misura. Lo scrive oggi il quotidiano londinese The Independent.. (AG.ANSA 26-1-09)

Su questa notizia già circolano in Italia battutine sciocche sul non lavorare. Invece di farci sempre riconoscere nella nostra capacità di mettere tutto a barzelletta, sarebbe il caso di riflettere invece sulla gravità della situazione mondiale. Sono da ammirare paesi come l’Inghilterra, che per evitare troppi licenziamenti, almeno in questo periodo di ripresa, decidono di adottare la formula “lavorare meno ma lavorare tutti”. E’ l’egoismo di chi guadagna infatti, l’ingordigia dei potenti occidentali che ci ha portato a questo crollo e male non farebbe una ventata di vera solidarietà sociale. Cominciare dalla distribuzione più equa del lavoro per tutti a me sembra una cosa saggia e nobile.

La qualità della vita non si vede dal numero dei soldi che girano o dal numero di auto di lusso, ma dal come l’uomo vive il suo tempo. Guardate lo standard del manager “businessman” americano: non gli è concesso di avere una vita privata; deve sacrificare persino la famiglia per la sua reperibilità continua al mondo degli affari. Avrà la limousine gigantesca con l’interno in pelle e le maniglie dorate, ma gli costerà forse la morte dell’anima perché non avrà il tempo di nutrire lo spirito. L’anima ha bisogno di cibo e di tempo. Il cibo è la riflessione sulla Scrittura, è vivere Cristo; il tempo è necessario per ritirarsi nei silenzi interiori fatti di preghiera e di ridimensionamento della nostra statura davanti a Dio. Il lavoro e il potere divengono in certi casi come una droga. Gli insegnanti delle scuole di Israele, seguendo le indicazioni di Dio,  ogni sette anni prendono un anno di riposto per ricaricarsi, per crescere conoscere, educarsi ancora, per rimettersi in gioco, per ritrovare se stessi. Cosa c’è da ridere in questo? Molte nazioni occidentali, nonostante le loro contraddizioni, hanno da tempo scoperto almeno il fine settimana e lo rispettano. Noi in Italia non solo ridicolizziamo la settimana più corta, ma nemmeno siamo stati in grado di applicare su larga scala il fine settimana classico. Nel campo della scuola pubblica dove lavoro, sapete in ultima analisi perché molti genitori e dipendenti sono contrari a prendere il sabato? Perché i dipendenti sarebbero “costretti” a stare a casa in una vita di fastidi e di noia e molti genitori sarebbero “costretti” a tenersi i “fastidiosi” figli un giorno di più! Questa è la realtà poco confessata dietro le facili battute o i discorsi politicizzati. Che vergogna! Una volta nel nostro Paese  il concetto di famiglia e di fede erano importanti. E i nostri politici? I capi delle industrie? Perché incoraggiano questa squallida “cultura del quaquaraquà”? Non sarà perché tutto sommato è più conveniente per loro licenziare piuttosto che distribuire meglio le ore di lavoro? Pensate che guaio per il potere se la gente avesse tempo per leggere, per guardarsi, ascoltarsi e per pensare! Finirebbe la “cultura del quaquaraquà” ed i governanti sarebbero costretti a darci delle risposte.

Un saluto dal vostro giornalaio.

 

 

 

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