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IL PERDONO - cerchiamo di conoscere le nostre emozioni anche dal punto di vista psicologico - (17-11-10) 11-10-15-h.8,45 - livello 2 su 5)
Definizione: Non tenere in considerazione il male ricevuto da altri, rinunciando a propositi di vendetta, alla punizione, a qualsiasi possibile rivalsa, e annullando in sé ogni risentimento verso l’autore dell’offesa o del danno (Treccani)
Perdonando si vive meglio. Infatti annullando la tensione, il legame esclusivo che lega offeso ad offensore, si prova una sensazione di sollievo. Questo atto, producendo una diminuzione di amarezza e risentimento, ha un effetto purificatorio, di liberazione, perché è capace di eliminare o attenuare i sentimenti di rabbia, di vendetta, di vergogna e di risentimento, liberando delle energie, che possono essere dunque meglio spese su altri fronti. Il perdono non è certo debolezza, ma richiede un grande sforzo emotivo ed intellettuale e molto coraggio. L'atto del perdonare è l'ultima fase di un lungo processo in cui sono coinvolti tutti i sistemi: percezione e ragionamento, emozione, comportamento. Chi perdona non è che non sappia assumersi la responsabilità di punire o correggere, oppure desideri solo dimenticare, al contrario, pur mantenendone il ricordo, chi perdona fa in modo che questo ricordo, non provochi più dolore. Perdono e dimenticanza sono due cose distinte.
Non necessariamente il perdono implica la riconciliazione. Uno può perdonare ma allo stesso tempo scegliere di non vedere più l'offensore. Al contrario la riconciliazione non può essere vera se prima non c'è stato il perdono.
(FONTE:
Il contenuto dello scritto è stato liberamente sintetizzato dall'articolo
“Il Perdono” della Dott.ssa G. Proietti in psicolinea.it del 2006 -
www.psicolinea.it/g_t/il_perdono.htm )
1Sull'ODIO Vedi il nostro riassunto: https://www.ilritorno.it/emozioni/2_Odio-1.htm
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