LA PAURA

Percorso nelle nostre emozioni / V

di Gabriella Ciampi - psicologa psicoterapeuta - 3-3-12

(disegno di GC)

“Possiamo perdonare un bambino che ha paura del buio.

La vera tragedia della vita è quando gli uomini hanno paura della luce. (Platone)

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 La paura è l’emozione più arcaica presente nell’uomo e la cui origine è rintracciabile facilmente nella storia filogenetica degli esseri viventi per la sua funzione di sopravvivenza. L’essere esposti continuamente ai pericoli ambientali, hanno acuito nell’uomo la capacità di analizzare e classificare le paure, per prevederle e neutralizzarle. Si sono sviluppati nel tempo meccanismi automatici, sia nell’uomo che negli animali ma è nell’uomo che l’intelligenza svolge un lavoro di elaborazione tale da poter distinguere tra percoli reali e falsi pericoli, tra pericoli concreti e altri simbolici, tra rischi probabili e paure irrazionali.

 

Mi immobilizzo o scappo? Queste sono le due possibilità di azione quando l’uomo o un animale è colto dalla paura. In realtà c’è la terza possibilità, quella del far fronte, dell’affrontare ciò che ci spaventa ma arriva un po’ dopo, con il ragionamento e con la scelta di come muoversi.

Di fronte a qualcosa che veramente mi spaventa la reazione più istintiva può essere l’immobilità, il sentirsi paralizzati, bloccati. Si tratta di un comportamento molto istintivo che vuole copiare quell’atteggiamento dell’animale che finge di essere morto per non essere attaccato dal predatore. Purtroppo abbiamo tutti sperimentato come il restare immobile nella paura spesso non cambia la situazione: lo stimolo spesso continua (il predatore non ci casca) e la paura pure.

Altre volte viene istintiva la fuga: prima ancora di capire cosa mi fa paura, scappo, mi metto al sicuro. La mia mente valuta in una frazione di secondo la presenza di vie di fuga e sceglie di scappare.

La terza via è la lotta: questa richiede non solo coraggio ma anche la capacità di saper valutare il grado di rischio, cioè il rapporto tra le mie capacità e il livello di pericolosità, saper confrontare la mia forza con la forza della cosa che mi spaventa.

Non siamo molto lontani dal discorso sull’autostima fatto in un altro capitolo!

 

Adesso, tutto quanto detto sopra, provate a considerarlo in termini metaforici, cioè immaginate queste tre alternative di comportamento (immobilità, fuga, lotta) nella vita di tutti i giorni, davanti a situazioni reali, nel dialogo con le persone con cui vi relazionate, quando vi trovate davanti ad un problema importante di lavoro o familiare o di coppia, che non vorreste affrontare, o durante un litigio violento. Oppure considerate alla luce di queste tre alternative e del loro significato,  l’atteggiamento che a volte prendiamo di fronte a noi stessi, alla nostra vita, al nostro carattere, a quelle relazioni sbagliate che non riusciamo a chiudere, a quei blocchi mentali che non riusciamo a risolvere, a quelle parti di noi stessi che non riusciamo a cambiare.

Rileggete il paragrafo precedente (Mi immobilizzo o scappo? ) in questo senso, pensando a voi stessi nella vostra realtà personale.

 

Esistono tanti termini per parlare delle diverse sfumature della paura: terrore, timore, ansia, panico, trepidazione, spavento, orrore, fobia. La paura è comune a tutti ma si tratta di intensità molto diverse e diversa è la capacità di gestione che possiamo esercitare su di esse. Una cosa è certa: il livello di intensità della paura mi dice quanto mi sento in grado di fronteggiarla. Sono due valori inversamente proporzionali.

L’ansia, la trepidazione, il timore sono emozioni comuni, normali entro certi limiti. Ogni giorno qualcosa ci scatena ansia o preoccupazione, spesso sono problemi da risolvere, persone da affrontare, quindi situazioni abbastanza gestibili in cui conosciamo la causa del disagio.

Ma l’ansia a volte è presente in modo acuto e incontrollabile, e può arrivare a creare sindromi cliniche come negli attacchi di panico. (vedi allegato  "Il dio Pan e gli attacchi di panico" )

La paura può assumere una forma più problematica quando persiste anche in assenza reale della minaccia: parliamo in questo caso delle fobie. (vedi secondo allegato "Le fobie"  )

Paura di ciò che non si conosce, paura come autoconservazione, paura legata all’ insicurezza di sè o delle proprie capacità, paura generata e rafforzata dall’ignoranza, questi sono i vari aspetti di tale emozione; in tutti i casi bisogna fronteggiarla, se non vogliamo immobilizzarci, restare passivi. Non parliamo ovviamente di situazioni realmente a rischio di vita. Negli altri casi ciò che ci viene richiesto è un atto di coraggio, perché in sé la paura non significa incapacità, impossibilità di azione ed il più delle volte la usiamo come alibi per non affrontare situazioni che richiederebbero una particolare attivazione o un cambiamento faticoso.

 

Allegati:

 "Il dio Pan e gli attacchi di panico"

 "Le fobie"

 

 

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