Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

GLI EMO

Allegato allo scritto "La tristezza", di Gabriella Ciampi - psicologa psicoterapeuta - 7-1-12

 

 

[Imm. traduzione: "Se il mio cuore avesse un volto, questo sarebbe sorridente"]

 

 

Il termine “emo” è stato utilizzato per la prima volta negli anni 80 per indicare un sottogenere musicale che faceva parte della cosiddetta musica hardcore punk.

Oggi è possibile identificare un adolescente emo soprattutto dall'abbigliamento: stile punk, smalto nero, occhi truccati, maglioni di lana larghi o magliette molto strette, pantaloni di velluto, scarpe da ginnastica, skinny jeans, frangia asimmetrica, capelli spettinati, collane con cuori spezzati o teschi.

Secondo alcuni la caratteristica principale di questi giovani è l’intenzione o l’intento di mettere in mostra le proprie “emo-zioni”; altri invece prendono in giro questa moda, considerandola come “una cosa da sfigati”.

Più che una moda starebbe ad indicare uno stile di vita, una filosofia di pensiero, ma oggigiorno la maggior parte dei ragazzi che incontriamo con questo look hanno il solo scopo di differenziarsi, di farsi notare, di non confondersi con la massa.

Sebbene è innegabile che dietro ci sia un significato negativo legato alla ricerca del macabro e all’esaltazione della parte “oscura” dell’animo, che alimenta quindi un aspetto depressivo, auto lesivo e distruttivo della persona, vorrei spostare l’attenzione sul perché oggi un giovane abbia bisogno di arrivare a questo.

La mia ipotesi è che alcuni adolescenti non tollerino (più o meno consapevolmente) il continuo tentativo della nostra società - e quindi degli adulti, dei genitori forse - di attenuare il malessere, di negare i bisogni profondi di ascolto e di accudimento che tutti abbiamo, di evitare il contatto con le proprie emozioni per la paura di non saperle gestire. La nostra società, nel suo continuo offrire mezzi, beni di consumo, chiacchiere, apparenza, svolge un subdolo e sotterraneo lavoro di insabbiamento dei veri bisogni, di svalutazione dell’aspetto emotivo (non è da “persona forte e efficiente” mostrare la propria emotività), come volendo anestetizzare la parte più intima e spontanea delle persone. Il rischio sarebbe capire che non abbiamo bisogno di niente per vivere bene, se non del necessario e dell’amore nella reciproca compagnia e attenzione.

Gli emo secondo me ci mandano questo messaggio e lo fanno nel modo più prorompente ed esagerato possibile affinché non sia un messaggio inascoltato, affinché la loro presenza generi un fastidioso richiamo contro l’abitudine, la routine, contro l’indifferenza e l’eccessivo autocontrollo.

 

 indice "emozioni"   -  home

 

Questo sito ed ogni altra sua manifestazione non rappresentano una testata giornalistica - vedi AVVERTENZE