Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

L’IPOCRITA DISSACRANTE FALSA LIBERTÀ DEI NOSTRI TEMPI

Amplessi televisivi sempre più completi, violenze documentate in ogni particolare, linguaggi da fogna, intolleranza ai valori… questa è la “normalità” di oggi. Se non sei d’accordo sei un moralista bacchettone. Ma è proprio vero? Dobbiamo accettare proprio tutto? Chi è il vero anticonformista oggi? E i cristiani ci sono ancora?

Di Renzo Ronca – 15-3-12

 

 

 

Sarà per la mia età, ma mi pare sempre più evidente nella nostra società un sovvertimento della normalità. Forse socialmente è normale anche che la normalità cambi coi tempi, non lo so.  Io so solo che Dio non cambia[1]

 

in ciò che è, in ciò che ci ha detto e nelle profezie che ci ha dato. So che noi dobbiamo assomigliare al Signore e non al mondo che cambia.

 

Per ricordare parole come pudore,[2]

 

timidezza, onestà, mitezza,[3]

 

 equilibrio, autocontrollo, morigeratezza,[4]

 

temperanza,[5]

 

come avete visto in questa riga, ci vogliono le note della Treccani! Alcuni di questi significati sono ormai obsoleti come i graffiti delle caverne: se ne parli ti guardano senza capire e dietro quello sguardo, identico allo sguardo delle capre, intravedi il vuoto.

 

Il cristiano invece non si deve spaventare: avere una morale è giusto e sano; la moralità è una “qualità, un condizione di ciò che è conforme a principî morali” (Trecc). La morale è l’espressione dei valori che hai dentro. I valori “valgono” qualcosa, se no si chiamerebbero in un altro modo. Logico che se non hai valori non puoi capire cos’è la morale. La morale segue dei princìpi. Il principio è un fondamento importante su cui poi viene ad articolarsi il comportamento. Logico anche qui che se non hai princìpi non puoi capire cos’è la morale. Questo sistema di cose ha perso valori e princìpi. Il mondo è un corpo malato che fa della malattia la sua condizione normale; è comprensibile  che tirare fuori un valore o un principio importante scatena una guerra nel corpo malato: attiva nel corpo una “difesa”, come fanno gli anticorpi, come fece la folla quando condannò Gesù e liberò Barabba assassino e ladro.

 

Il “moralista” invece non va bene; Il moralismo è la “tendenza a dare prevalente o esclusiva importanza a considerazioni morali, spesso astratte e preconcette, nel giudizio su persone e fatti della vita, della storia, dell’arte; atteggiamento di rigida e talora eccessivamente conformistica difesa dei principî della morale comune” (Trecc). In pratica il moralismo è l’esasperazione della morale; è deleterio come ogni forma di fanatismo.

 

Facciamo qualche esempio per portare questi discorsi nel pratico:

 

Io vado spesso a passeggiare come tanti altri, in riva al mare o in belle zone della natura. Capita sempre più frequentemente di trovare delle coppie che amoreggiano sulla sabbia o in mezzo alla strada. Una cosa è qualche effusione nei limiti della decenza ed una cosa è un atto sessuale! Chi è l’ipocrita qui? Quello che passa facendo finta di niente (“facendo finta” è già ipocrisia; non mi venire a dire che non lo vedi!!) o quello come me che ci rimane male e  torna indietro?

 

La libertà e il falso progresso.

Io nel 68 avevo 18 anni ed ho vissuto quei periodi in modo piuttosto attivo: come molti della mia generazione volevamo cambiare la famiglia, la chiesa e lo stato. Noi volevamo cambiare, non imporre. Fornire dei modelli, non aggredire. Noi uscivamo dal conformismo, non entravamo in un'altra conformità politico-consumistica (forse è stato proprio per questa ingenuità utopistica che poi abbiamo fallito e siamo stati riassorbiti dal sistema). Per libertà intendevamo la possibilità di poter scegliere in ogni direzione, non la moda di essere dissacranti. Pensateci un poco a quello che ho detto. Rileggetelo se occorre.

 

La libertà di oggi qual è? L’uso della donna nuda in ogni circostanza? (se fossi donna mi ribellerei e rifonderei un sano femminismo che non sia però la copia contraria del maschilismo) O forse è libertà il gay pride?  Il riconoscere i gay (quelli veri però, nati con una mente di un sesso ed il corpo di un altro sesso, non i maiali viziosi che usano l’omosessualità per il solo piacere), riconoscere l’uso della droga, riconoscere l’aborto, riconoscere l’eutanasia, non significa che devo accettare tutto questo come principi di verità di questo secolo! Queste cose ci sono, esistono ne prendo atto, cerco di conformare nella nazione una vita sociale e politica tenendone conto, ma non cambio nulla dei miei princìpi morali o di fede.

 

Sono per la libertà a punto tale che rispetto la decisione persino di togliersi la vita come fece il politico L. Magri coerente fino in fondo. Ma certo se domani uno mi dicesse che è stupido bacchettone e moralista chi non va in una clinica svizzera a togliersi la vita, ovviamente non sarei d’accordo. Vuoi farti i tatuaggi? Fai pure.  Vuoi andare con uomini e donne? Fai pure. Vuoi unirti con cavalli cani e maiali? Fai pure. Ma non mi venire a dire che è giusto e normale farlo.

 

E’ giusto perfino che una persona abbia la libertà di rinnegare Dio, ma non è giusto che tutti rinneghino Dio. Capite la differenza? Avere una possibilità di scelta per es. rifiutare Dio, non vuol dire che chi rifiuta Dio sia giusto. Ha fatto la sua scelta.

Io come credente so che la vita non appartiene all’uomo e che gli verrà chiesto conto di come l’avrà condotta; però so che Dio non ha mai costretto nessuno a fare un’azione che non voleva fare.

 

In conclusione se hai la libertà di fare di tutto sii contento ma non andare oltre. Cosa c’è bisogno, di bestemmiare? Di dissacrare la fede di chi crede? Di ridicolizzare Dio nelle vignette nelle barzellette? Se ce l’hai con una chiesa  o con un papa, prenditela con quella chiesa e con quel papa, non confondere Dio con le istituzioni e gli uomini!

Non venirmi a dire che chi non fa come te è condannabile altrimenti anche tu fai la stessa cosa dei veri bigotti e moralisti che ti accusano perché dici le parolacce! Non vuoi essere accusato? Vuoi essere rispettato per come sei? Allora  comincia tu a rispettare chi non la pensa come te.

 

Unica difficoltà personale

Ognuno facesse quello che vuole, a me tutto sommato non cambia nulla, c’è però un punto che non capisco. Parlo adesso delle persone che si definiscono cristiane credenti: ecco, come può un cristiano, se è veramente tale, essere preso da comportamenti così palesemente anti-biblici? Passi per chi non crede in Dio, ma come può un cristiano parlare come una fogna, drogarsi, ubriacarsi, dichiarare il falso, commettere regolarmente adulteri, scadere in varie perversioni sessuali… come può un cristiano dimenticarsi di glorificare Dio anche nel suo comportamento? Anche intere chiese storiche invece di dare buon esempio accettano compromessi politici e omosessuali. Nel progresso di questi anni forse dobbiamo riscrivere la Bibbia? Questo libro è diventato forse obsoleto come il pudore?

Ecco, dove sono i cristiani …. questo me lo dovete spiegare.

(segue)

 

 

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[1]

Malachia 3:6 “…io, il SIGNORE, non cambio…”

 

[2]

Pudóre s. m. [dal lat. «sentir vergogna»]. – 1. Senso di riserbo, vergogna e disagio nei confronti di parole, allusioni, atti, comportamenti che riguardano la sfera sessuale: avere, non avere p.; provare p.; offendere, turbare il p. di una persona; il comune senso del p.; cosa che il p. vieta di nominare; mi creda pure ... una sciagurata, la quale abbia perduto ogni pudore (Capuana). 2. estens. Ritegno, vergogna, discrezione, senso di opportunità e di rispetto della sensibilità altrui: abbia almeno il p. di tacere; mentire senza p.; ho p. di farmi vedere da altri in questo stato. Con sign. più generico, sentimento e atteggiamento discreto e riservato (Vocab. Treccani)

 

[3]

Mite: “ Di persona che ha carattere dolce e umano, disposto alla pazienza e all’indulgenza” (Treccani)

 

[4]  

Morigerato: “che segue una norma di condotta onesta e regolata, lontana da ogni eccesso” (Treccani)

 

[5]

Temperanza s. f. [dal lat. temperantia, der. di temperare nel senso di «moderarsi, osservare la giusta misura»]. – 1. a. Nell’etica classica, virtù che permette l’uso equilibrato dei piaceri corporei, conformemente alla retta ragione; nella teologia cattolica è una delle quattro virtù cardinali (Treccani)

 

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