PESO DELLA “TRADIZIONE” - RINASCERE CONOSCERE PENSARE -  parte 2 - RR 1-5-20

 

(segue)

 

Vi sono addirittura delle persone sagge (per quanto difficile possa sembrare), le quali sanno ricavare un buon insegnamento da ogni tipo di esperienza negativa o positiva. Però chi è malvagio, non solo continua ad esserlo in ogni circostanza, ma approfitta di ogni situazione per perfezionare la sua malvagità. Spesso queste persone empie si sono fatte strada con la prepotenza, la corruzione, il cinismo, l’appoggio di altri peggio di loro, in una specie di associazione di mutua empietà; ed per questo che li troviamo spesso in posti di responsabilità o comunque di spicco nella società di oggi, che di conseguenza non brilla molto in quanto a moralità. Queste orribili persone hanno spesso molta popolarità perché, assoldando squadre di intelligenti spindoctors  (manipolatori delle notizie, mercenari senza princìpi etici), si prefiggono la conquista del successo e del potere “fabbricando il proprio consenso” in ogni situazione.  

Questi abili avventurieri truffatori non esisterebbero se la gente fosse abituata a pensare e a scegliersi il proprio destino. Ma la base del potere sta proprio nelle sofisticatissime tecniche mediatiche, messe in pratica proprio per non far pensare la gente.

 

E’ in qs premessa di un certo spessore da approfondire in futuro, che va inquadrato lo spirito rinnovatore degli insegnamenti di Gesù Cristo e non certo delle chiese che sembrano averlo dimenticato. Le chiese infatti (ovvero quelle associazioni organizzate gerarchicamente che non sempre rispecchiano gli insegnamenti biblici) perseguono troppo spesso degli scopi umani, legati alla conquista dell’affermazione personale o del potere. Più o meno succede come al tempo di Gesù, in cui salvo qualche eccezione, la classe sacerdotale che era al comando, assieme agli scribi e a certe tipologie di “sapienti”, si preoccupava più di stessa che del popolo. Molti di questi dirigenti cercavano di  mantenere i loro privilegi con continui compromessi con l’impero di Roma.

Così anche oggi molti dirigenti di chiese si servono di certi linguaggi religiosi non tanto perché ci credono e li vivono,[1] ma per mantenere il loro benessere personale e il loro potere lobbistico-organizzativo tramite il consenso di grandi masse di persone.

 

L’uso distorto del termine “tradizione”, ad esempio, è uno dei mezzi vincenti delle istituzioni religiose per mantenere la loro supremazia. Infatti molti fedeli seguono certe chiese per “tradizione”, ovvero “perché così faceva mio padre e mio nonno, perché così si è sempre fatto ed è quindi giusto così”.

Ma cos’è veramente questo meccanismo della tradizione religiosa? Ci hanno convinto che la tradizione religiosa ha un valore positivo perché preserva i valori antichi; può anche essere, ma dipende appunto da quali valori trattiamo. Se io per esempio, avendo un certo potere sul popolo, ad un certo punto impongo/diffondo volontariamente –tra tutti gli altri valori buoni- un particolare insegnamento corrotto, e obbligo/convinco tutti che anche questo è “buono” (pur sapendo che non è vero), ecco che allora la tradizione, riportando l’errore iniziale un anno dopo l’altro, non farà che inglobare, perpetuare l’insegnamento corrotto, assimilandolo alle altre cose buone, senza più fare distinzione tra il corrotto e il buono. “Tradizione” in questo caso significherebbe “inerzia mentale”. Dando per scontato quello che facevano gli altri, cioè senza più pensare, sarebbe come il piantare il profano nel sacro. Sarebbe come far crescere un seme di falsità assieme agli altri insegnamenti buoni, fino a divenire una pianta parassita maligna enorme, come un tumore, che prima o poi soffocherà e farà morire tutto il resto buono. E’ anche da qui che parte la rivoluzione cristiana: bisogna scuotere l’indifferenza, togliere quell’inerzia mentale che offusca il cervello, realizzare una seria revisione di base per scovare la parte estranea che si maschera di “buono” ma buono non è. Poi isolare questa parte e quindi rimuoverla con un taglio netto. In questo modo, senza il meccanismo coercitivo che ci opprimeva la coscienza, senza i sensi di colpa derivanti da una gestione legalistica, rimarrebbe la libertà leggera e soave di poter pensare e scegliere ogni giorno. Non avremmo più sul groppone il peso di una ambigua tradizione imposta da dogmi. Così liberi nella mente sgombra da preconcetti, potremo dare una risposta al termine “Dio”.

Si, tutta questa risistemazione dovrebbero fare quelli che fino ad oggi hanno seguito le tradizione senza riflettere. Tra Dio e certe denominazioni religiose c’è la stessa differenza che c’era tra Gesù e il sinedrio, un differenza come tra il giorno e la notte.

Non mi preoccupo di quei dirigenti che sfruttano la loro posizione per ingannare –questi avranno presto la loro condanna davanti a Dio- ma mi preoccupo e me la prendo con chi, pur avendo un cervello che funziona, e dunque la capacità di uscire da certe chiusure, segue ancora pedestremente quello che gli viene ordinato dalla sua istituzione religiosa, senza andare a controllare se è davvero quello che ha detto Dio. Si tratta quasi sempre di brave persone che hanno commesso solo l’errore di fidarsi dei loro conduttori. Ormai però i tempi di Dio sono stabiliti e chi tollera ancora una cosa ambigua sarà anche lui considerato ambiguo davanti al Signore che torna. Leggete, studiate la Scrittura, approfondite anche l’Apocalisse,[2] preparatevi, e la grazia di Dio saprà come aprirvi la mente ed il cuore.

 

(continua)
 

 

 


[1] Vedi i grandi scandali della pedofilia, delle banche, delle alleanze con personaggi come Hitler, ecc.

 

[2] Possono essere utili i nostri due libricini gratuiti leggibili o scaricabili in PDF:

PIC 19 - APOCALISSE 1 - COMMENTO curato da Renzo Ronca - pag 276 - form A5 - 2,2 MB

PIC 20 - APOCALISSE 2 - COMMENTO curato da Renzo Ronca - pag 297 - form A5 - 1,9 MB

 

 

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