Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

COME GESTIRE LA RABBIA Cosa posso fare per non farmi sopraffare?

Allegato n.3 a LA RABBIA di Gabriella Ciampi - psicologa psicoterapeuta - 10-11-11

 

 

["Nella mente" di GC]

 

Un mostro con vita propria

 

Molti immaginano l’emozione della collera come un mostro con vita propria, qualcosa di orrendo che vive dentro la persona, qualcosa che al massimo si può domare attraverso un interruttore on-off, o accendere o spegnere del tutto.

Ma in verità l’ira che sentiamo ha un senso, un’origine precisa ed individuabile, un motivo del tutto individuale e direi soprattutto legato alla propria storia personale.

Questa è la semplice ragione per cui ci sono cose o situazioni che a qualcuno scatenano furore ad altri no.

 

Oppure semplicemente un’ emozione

 

Allora la prima cosa che dobbiamo chiederci non è come fare per non farci travolgere dalla rabbia ma per quale ragione la rabbia è dentro di noi. Se andiamo a vedere indietro lungo la nostra strada passata, sicuramente troveremo qualcosa che possiamo collegare al senso di disagio, paura, incertezza, che ci accompagna ancora oggi; un rancore antico, un’offesa che ancora ci brucia, un episodio mai scordato.

Per fare questo cammino a ritroso e ritrovare fatti ed emozioni passate, spesso c’è bisogno dell’aiuto di una guida.

 

Il secondo passo è cominciare ad usare nuove espressioni: non dire “la rabbia mi ha travolto!” oppure “ Sono stata presa da un attacco di collera!”. Questo è un modo per scrollarci la responsabilità delle nostre azioni e per mettere la distanza tra la nostra coscienza e il nostro comportamento. Sarebbe meglio dire “Mi sono sentito offeso, attaccato, e ho attaccato a mia volta” oppure “Non sono riuscita a controllarmi” o “anziché riflettere, ho agito impulsivamente”. La rabbia, la collera, non hanno una vita propria, non sono entità che assalgono e posseggono! Siamo noi che agiamo, che scegliamo (in quanto adulti) come comportarci, che decidiamo quale contegno tenere di fronte alle persone e ai problemi. Cominciamo a guardare alla nostra vita interiore con consapevolezza, guardarsi dentro e pensare che possiamo agire su di noi se sappiamo cosa ci sta accadendo a livello emotivo: imparare cioè ad essere consapevoli di ciò che proviamo e saper dare un nome a ciò che sentiamo dentro.  

 

E poi distinguere tra reazione e risposta

 

Se qualcuno ti ha offeso, tu vai in collera e agisci mosso dall’ira: questa è una reazione.

Qui noi non siamo persone libere, il nostro comportamento è stato guidato dall’altra persona, ci siamo lasciati influenzare emotivamente e ci siamo arrabbiati riversando fuori collera che andrà ad alimentare la collera dell’altro, in un circolo vizioso distruttivo.

La risposta invece è frutto di una scelta, è quella che segue quando io non rispondo impulsivamente all’altro ma mi ascolto dentro e rifletto sul perché mi sento ferito, colpito. In tal caso mi comporterò certamente in un modo diverso dall’esempio precedente.

(Ovviamente questo è un discorso generale che non può considerare tutte le specifiche e diverse situazioni.)

 

Questo non significa reprimersi

 

Rimane il fatto che posso sentirmi arrabbiato. E allora come fare?

Intanto possiamo evitare di dirigere la rabbia verso gli altri, iniziare a non sfogarla su qualcuno perché la vera causa della nostra ira non è quel qualcuno.

 

Cerchiamo un modo alternativo per sfogarci: una corsa al parco, un cuscino da prendere a pugni oppure cantare a squarciagola, sono alcuni semplici sistemi per scaricare la tensione. Dopo quindici/trenta minuti la collera svanisce, non è stata repressa e non è stata sfogata su nessuno, si è scaricata fuoriuscendo come un veleno tossico.

Nella vita abbiamo assorbito tante cose, crescendo e vivendo, anche cose dannose che a volte ci rimangono dentro e condizionano il nostro comportamento. E’ importante che decidiamo di capire cosa ci spinge ad agire perché solo così possiamo orientare al meglio le nostre azioni.

Talvolta è un percorso faticoso e lungo ma questo non deve scoraggiare. Bisogna sempre darci la possibilità di cambiare, di migliorare, e non dimenticare che la comprensione è il primo passo verso la trasformazione.

 

 

 

 

 indice "emozioni"   -  home

 

 

 

 

Rif.to bibliografico:

OSHO Il gioco delle emozioni ed. Oscar Mondadori 2000

 

 

 

Questo sito ed ogni altra sua manifestazione non rappresentano una testata giornalistica - vedi AVVERTENZE