“Ecco, io ho predisposto ogni elemento per la causa; so che sarò riconosciuto giusto”. “Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l'occhio mio ti ha visto. Perciò mi ravvedo, mi pento sulla polvere e sulla cenere”. (Giobbe 13:18; 42:5-6)
I nostri ragionamenti, per quanto logici e onesti come quelli che faceva Giobbe, sono umanamente ristretti e non riescono a tenere conto di certe grandezze che sono nel cielo, davanti a Dio. Solo un certo tipo di conoscenza basata sull’esperienza della rivelazione divina può aprirci la mente. Quando ci rendiamo conto di chi è Dio, degli spazi eterni e della nostra statura di piccoli uomini, solo allora ci ridimensioniamo nell’umiltà e solo allora cominceremo a capire che significa essere “giusti”.
R.R.