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PREDESTINAZIONE
E PRECONOSCENZA
- Introduzione -
Paolo e la predestinazione
di Renzo Ronca
Schema
Il
tema della predestinazione è piuttosto complesso e merita un’attenta considerazione.
Dio non può essere ingiusto e sappiamo che ha lasciato tutte le sue creature
libere, così libere che possono persino rifiutarlo (il cosiddetto “libero
arbitrio” [1]).
D’altra parte è pur vero che una predestinazione esiste perché la Scrittura ne
parla, ed allora le anime non sembrerebbero più libere. Forse avrete già letto
gli altri scritti su questo numero, e noi così piccoli non pretendiamo certo di
dare una risposta esauriente ad una questione come questa; cercheremo solo di
offrire un’altra angolazione da cui osservare il problema e rifletterci sopra.
Dopo una breve introduzione, prendendo come esempio la vita dell’apostolo
Paolo, evidenzieremo prima il punto di vista tipicamente umano nel tempo
terreno; poi (ipoteticamente, per quel
poco che ci sarà possibile) quello propriamente divino nell’eternità; quindi
riformuleremo il concetto di “predestinazione” assieme a quello di
“preconoscenza”. Introduzione Tutto dipende “dall’ambiente”, “dalla
dimensione”, su cui articoliamo il nostro discorso: stiamo parlando dal
punto di vista umano o da quello spirituale? Se non teniamo conto di queste
due diverse vedute faremo solo confusione perché abbiamo un solo linguaggio
possibile, quello umano, che, per forza di cose, ci deve servire anche per i
discorsi spirituali. Il rapportare fatti e sentimenti “a misura di uomo” è normale e giusto perché altrimenti non ci
sarebbe l’elaborazione e l’esperienza; tuttavia facciamo molta attenzione,
quando parliamo di Dio, a non rapportare Lui alla nostra dimensione!!
[2] Sulla terra le nostre azioni si snodano misurate da un’invenzione quasi matematica: il tempo. La radice di questa parola ha a che vedere con la divisione in infiniti attimi.[3] Noi stessi siamo un attimo: “L'uomo è come un soffio e i suoi giorni sono come l'ombra che passa”[4] Ricordate invece la maestà di Dio con la frase già trovata più volte: “DIO disse a Mosè: «IO SONO COLUI CHE SONO»[5] Dio è un’esistenza continua, è l’Eterno.
L’uomo sulla terra è solo un’ombra che passa in un momento. Queste due
grandezze non sono compatibili. Sarebbe come voler raccordare le acque dell’oceano e di tutti i fiumi del mondo in
un tubicino millimetrico. Abbiamo un sola possibilità per poter capire Dio: che
Egli stesso renda compatibile la nostra limitatezza alla Sua infinità. E questo Dio lo ha già realizzato in Gesù e
lo realizza in continuazione con lo Spirito Santo, come avremo modo di vedere.
Fermiamoci allora su questi due passaggi importanti: il primo: l’ingresso di Dio
dall’eternità sulla terra rapportandosi al nostro tempo ed alla nostra
“statura” in Cristo; il secondo: l’ingresso della creatura trasformata dalla
terra all’eternità. Il primo passaggio è l’ingresso di Dio dall’eternità nel nostro tempo. Questo si è compiuto con Gesù, Figlio di Dio (o “Dio-Figlio”come dice più giustamente J.Packer). Vediamo lo schemino:
Fig.1 Il secondo passaggio è quel meraviglioso processo di trasformazione della nostra anima che chiamiamo santificazione, che Egli opera continuamente per mezzo dello Spirito Santo (o per meglio dire da: “Dio-Spirito”): Nello schemino che segue si vede come la santificazione sia un ritorno (la freccetta che va in senso opposto) dalla trasformazione terrena verso l’eternità:
Fig.2
Attraverso questa espansione dello spirito
nostro, che inizia già sulla terra, si forma “la compatibilità” nostra ad essere
“cittadini del cielo”. Tale compatibilità non è altro che una serie di continue
liberazioni-aperture della nostra mente che passa da un pensare terreno ad un
pensare sempre più nella grazia ed alla sapienza di Dio. “A Sua immagine”
diremmo più propriamente. Come abbiamo avuto modo di accennare più volte. Paolo e la predestinazione Prendiamo ora la vita di una persona speciale,
Saulo di Tarso. Facciamo prima un breve riassunto della sua vita vista dalle
Scritture bibliche e poi inseriamo il discorso nel nostro contesto: Sappiamo
com’era l’apostolo Paolo prima di conoscere Gesù, ce lo dice lui stesso: “prima
ero un bestemmiatore, un persecutore ed un violento…”[6]
Ricordate la sua presenza alla
lapidazione di Stefano: “e, cacciatolo fuori dalla città, lo lapidarono. E i
testimoni deposero le loro vesti ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. Or
Saulo approvava la sua uccisione. .. “[7]
Ma proprio mentre esercitava questo suo perverso zelo contro i primi cristiani
Gesù lo chiamò: “Saulo intanto, spirando ancora minacce e strage contro i discepoli del Signore, si recò dal sommo sacerdote, e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco affinché, se avesse trovato alcun seguace della Via, uomini o donne, li potesse condurre legati a Gerusalemme. Or avvenne che, mentre era in cammino e si avvicinava a Damasco, all'improvviso una luce dal cielo gli folgorò d'intorno. E, caduto a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Ed egli disse: «Chi sei, Signore?». E il Signore disse. «Io sono Gesù, che tu perseguiti…”[8]
Risulta
normale la perplessità di Anania a cui Gesù aveva chiesto di essere il mezzo
per ridargli la vista e la pienezza dello Spirito Santo:
“Allora Anania
rispose: «Signore, io ho sentito molti parlare di quest'uomo di quanto male ha
fatto ai tuoi santi in Gerusalemme. E qui ha l'autorizzazione dai capi dei
sacerdoti, di imprigionare tutti coloro che invocano il tuo nome». Ma il
Signore gli disse: «Va perché costui è uno strumento da me scelto per portare
il mio nome davanti alle genti, ai re e ai figli d'Israele. Poiché io gli
mostrerò quante cose egli deve soffrire per il mio nome». Anania dunque andò ed
entrò in quella casa; e, imponendogli le mani, disse: «Fratello Saulo, il
Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, mi ha mandato
perché tu ricuperi la vista e sii ripieno di Spirito Santo». In quell'istante
gli caddero dagli occhi come delle scaglie, e riacquistò la vista; poi si alzò
e fu battezzato.”[9]
Saulo
era per Gesù “uno strumento da me scelto”. Anche noi, come Anania, siamo
perplessi. “Era predestinato” ci dice
qualcuno, “Dio ha voluto così, e così è stato”. “Ma allora” ci dice un altro, “Saulo se era predestinato non aveva la
possibilità di scelta, per cui Dio ci usa come marionette!”
Tutto
dipende dal nostro approccio alla questione ovvero se guardiamo dal punto di
vista umano o spirituale. Vediamone le differenze[10]:
Schema vita terrena di Saulo, vista nel nostro tempo terreno, lineare:
Fig.3
Come vedete dalla sistemazione dei fatti su quella
retta che simboleggia la vita dell’apostolo Paolo, se noi fossimo al tempo
della sua scuola giudaica, non potremmo nemmeno immaginare che un giorno
avrebbe incontrato il Signore. Se invece ci trovassimo accanto a lui nel
momento della caduta da cavallo, quando incontrava Gesù, ricorderemmo la scuola
giudaica come un fatto del passato ma ancora non sapremmo nulla della sua
futura attività di apostolo. Insomma la situazione del tempo terreno lineare è
semplice: il futuro ci è precluso; possiamo vedere come a ritroso, ricordando
il passato e vivendo il presente, che tuttavia ci sfugge tra le dita, senza
poterlo “gustare” appieno, perché appena lo realizziamo nella nostra coscienza,
già fa parte del passato. In poche parole potremmo definire tutto questo come
una percezione limitata del fluire della vita. Ora disegniamo la vita di Saulo secondo la
probabile prospettiva vista dall’eternità:
Fig.4
La “vista” di Dio contempla tutto al presente. Non ci è dato capire come ciò avvenga, essendo per noi un assurdo, eppure Dio “vede adesso” la scuola giudaica, la caduta da cavallo e la sua attività apostolica, tutto “adesso”, tutto al presente. Fermiamoci per riflettere, sempre che sia possibile.
Nel primo caso quello dal punto di vista terreno-umano
(Fig.3) se ci
posizioniamo anche noi in un qualsiasi punto del tempo lineare e di lì
osserviamo gli eventi, l’attività di Dio ci apparirà come una esplosione
improvvisa, una bomba che interviene nella vita di una persona, la cambia e la
obbliga a fare la Sua volontà (seppure ai fini della salvezza eterna). In
questo caso sarebbe abbastanza lecito
parlare di “predestinazione” ovvero di una destinazione della vita di Saulo
avvenuta già prima in Dio, a cui poi
lui, volente o nolente ha dovuto ubbidire. Ma questo ragionamento evidenzia
solo la limitatezza umana perché vede le cose parzialmente. Non è sbagliata la
logica, ma è solo applicata ad uno spicchio di conoscenza. La conseguenza di un
ragionamento parziale porta conseguenze parziali che se non sorrette da una
grandissima dose di umiltà rischiano di formulare dei giudizi sbagliati
sull’opera di Dio; non è lecito infatti parlare di “ingiustizia di Dio” o di
“mancanza di libertà dell’uomo”, in quanto questi sono giudizi umani desunti
dalla logica umana, ovvero dai dati incompleti che abbiamo fornito alla nostra
mente, da un ragionamento incompleto. Credo questa sia stata la scoperta di
Giobbe, quando fu miseramente ridimensionato di fronte alla presenza di Dio:
egli infatti seguiva dei logici ragionamenti umani ed aveva ragione dal punto
di vista umano. Il punto è che l’uomo è l’uomo, non è Dio e come può arrivare a
dare giudizi persino sul suo Creatore senza avere la Sua conoscenza? Quante
cose non sa! Per questo Giobbe, prostrato a terra (probabilmente nella polvere
come Saulo) dice:
«Riconosco che puoi tutto, e che nessun tuo disegno può
essere impedito.[…] ho detto cose che non comprendevo, cose troppo alte per me
che non conoscevo. […] Il mio orecchio aveva sentito parlare di te, ma ora il
mio occhio ti vede. Perciò provo disgusto nei miei confronti e mi pento
sulla polvere e sulla cenere»[11] Per questo chi contende e divide le chiese tra “predestinazione-si” e “predestinazione-no” si comporta male, perché fa come i “saggi” che contendevano con Giobbe: solo parole, ragionamenti, frutto di elaborazioni umane; magari anche teologicamente brillanti, ma sempre umane, limitate. Certi estremismi teologici, come così bene ci ha fatto riflettere il pastore Massimo Pagliai in “predestinazione”, possono avere senso solo se compaiono insieme, in una specie di “dottrina limite” (tipo Gesuiti cattolici –estremo da una parte- contro riformati Calvinisti –estremo opposto-), ma la comprensione vera di un concetto è un lasciarsi permeare dalla trasformazione di Dio, che innaffia la nostra terra interiore, dà vita alle radici e ci fa crescere in sapienza. E’ un mite abbandono alla espansione spirituale, che un poco alla volta ci rivela le verità.
Passiamo al secondo caso, l’eterno presente
davanti a Dio (Fig.4)
L’Eterno
dice a Giobbe: “Dov'eri tu quando io gettavo le fondamenta della terra?
Dillo, se hai tanta intelligenza.”[12]
E certo lui si sarà reso conto di essere di fronte ad uno spazio illimitato di
sapienza e conoscenza. Un po’ come noi quando, come una formichina tentiamo di
capire l’eternità e l’infinito. Osservando la Fig.4 e meditando sull’eterno
presente di Dio sorgono delle considerazioni abbastanza logiche: Se Dio vede
tutto al presente davanti a Sé, che significato ha la parola “predestinazione”?
Il termine è puramente umano e si riferisce
una decisione presa nel passato e attuata nel futuro; ma se Dio è nel
passato ed è nel futuro contemporaneamente, allora dobbiamo rivedere i termini
che usiamo perché da un punto di vista spirituale il “piano di Dio” non sarebbe
più un progetto fatto una volta (passato) ed attuato in seguito o da attuare su
ogni uomo; bensì si dovrebbe parlare di una presenza continua di Dio-Spirito
che agisce assieme allo spirito dell’uomo, rapportandosi pazientemente ai suoi
tempi e ritmi terreni, ma preconoscendo in realtà già tutta la sua vita che
si sta svolgendo. Per quanto ci sembri assurdo dobbiamo pensare a due piani
di “realtà”; una terrena, quella che abitualmente viviamo in cui è logico
pensare al passato ed al futuro; ed una realtà spirituale dove non esiste
più né passato né futuro, ma c’è solo Dio trasformante.
Diciamo
subito che non basta vedere tutto al presente per essere nell’eternità. Anche
sulla terra vi sono creature, come il coccodrillo, che vivono un eterno presente;[13] ma mentre in questo animale non è presente
la capacità di elaborare il passato né quindi di ipotizzare il futuro,
nell’eternità il Signore ha la sapienza e la potenza di ogni cosa. Quando
dunque diciamo “Dio vede tutto in un eterno presente davanti a sé”, dovremmo
intendere non solo “vede”, ma anche “sa”, ed anche “vive” al momento ciò che
vede.
Nell’eternità
di Dio i fatti accadono in modo diverso dalla terra. Dobbiamo inginocchiarci ed
ammettere un profondo senso di
ignoranza e nullità di fronte alla “vista-sapienza” di Dio. Siamo
limitati come il servo di Eliseo che si spaventò nel vedersi circondato dai
nemici; e come pregò il profeta: «O Eterno, ti prego, apri i suoi occhi, perché
possa vedere»[14] così anche
noi dobbiamo dire: Spirito di Dio, ti preghiamo, apri i nostri occhi perché
possiamo vedere la verità delle cose e non la loro apparenza umana.
Non
è necessario capire il meccanismo specifico dell’eternità -e come potremmo se
siamo mortali?- Riusciamo tuttavia, per un Suo dono nel nostro cuore,[15]
ad ipotizzare una Sua preconoscenza dei fatti che ci accadono. Egli li vede
mentre accadono. Vi è inserito, vi partecipa, e penso, li crea. La nostra
libertà rimane sempre e sempre rimarrà, ma Dio ha in se stesso la vita mia, la
vostra, quella di Davide e di Paolo e quella del bambino che nascerà domani.
Queste vite terrene, saranno, sono, un’altra cosa nell’eternità. Il Signore
vede me adesso, in una giornata d’estate del 2001 mentre scrivo; allo stesso
tempo “vede” me “adesso” in un pomeriggio di 40 anni fa mentre osservando una
statua di un uomo dal manto rosso gli chiedo “Signore sei lì?” Egli mi vede mentre “sono” un altro
tra qualche anno… tutti in contemporanea. Non lo so come avvenga, ma non
m’importa. E se Lui mi avesse detto, 40 anni fa, “tu un giorno scriverai per me
e lo leggeranno altri figli miei” io forse mi sarei sentito “predestinato”,
imprigionato da un destino senza uscite. Ma non è stato così, Lui avrebbe solo
visto ciò che “sono” allora ed adesso. Sono arrivato qui per vie tortuose e
domani non so dove sarò. Potrei anche scadere dalla grazia, io non lo so, Dio
solo lo sa. So solo che mi fido, che non mi sento imprigionato, che voglio
avere fiducia in Lui. DedicandoGli la vita, significa in un certo senso, che
posso e voglio entrare come su un pullman in un viaggio organizzato (che
possiamo chiamare anche predestinazione), verso la vita eterna, con un biglietto
gratuito firmato Gesù (come dice un amico pastore).
Egli
in continuazione apre i cieli ed entra nel nostro piccolo spazio terreno
rivelandosi e rivelandoci scorci
d’eternità. E’ l’opera dello Spirito di Dio, è il dono profetico che, dopo
quello dell’amore fraterno, sarebbe bene ricercare continuamente.[16]
Ed
allora cari amici, in merito a questi grandi temi, come la preconoscenza di
Dio, non diamo più troppe definizioni perché saranno sempre limitate; non
dividiamoci perché faremmo l’opera dell’ingannatore; ma rimaniamo in silenzio
aprendo il nostro cuore al Signore ed accogliendoci gli uni con gli altri.
Saprà lo Spirito Santo come trasformarci per poter accedere all’eternità;
allora sapremo tutto così come è scritto:
“…ma io vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi
toglierà la vostra gioia. In quel giorno non mi farete più alcuna domanda…”[17]
Quando si è alla presenza del Signore
infatti, negli stati più elevati della preghiera, è come essere portati fuori
dal nostro tempo e gustare l’eternità. In essa tutto è permeato dalla presenza-sapienza-trasformante-vivente
di Dio che ci avvolge, ci penetra e ci fa respirare. Avviene come una
penetrazione, una osmosi[18],
anche nel pensiero; ed essendo come rapiti nelle altezze dei pensieri di Dio, allora realmente non ci saranno più
domande da fare, perché si avrà la percezione netta della vita eterna. Il
perché di ogni cosa sarà parte del respiro e della vita nostra che non sarà più
nascosta in Dio, ma vivente in Dio. Saremo staccati ed allo stesso tempo uniti
a Lui.
Ma
il linguaggio nostro di adesso, fatto di verbi al passato al futuro e di
rappresentazioni simboliche sulla base delle nostre esperienze materiali, per
quanto si sforzi non troverà mai i mezzi per spiegare queste cose, che potranno
solo essere sperimentate. Allora coraggio, avviciniamoci fiduciosi a Dio, chiediamo il Suo Spirito e Lui si avvicinerà a noi, trasformandoci, aprendo il nostro cuore e la nostra mente.
Trasformazione
(foto PIC)
[1] La possibilità propria dell'uomo di fare o non fare qualcosa decidendo liberamente.(Dizion Devoto-Oli) [2] Sarebbe bene, se non l’avete già fatto, leggere la parte riguardante “l’antropomorfismo biblico”.
[3] [lat.
tempus, di etim. discussa: dalla stessa radice indeur. che significa ‘tagliare’,
col senso originario di ‘divisione (del tempo)’] s. m.I Spazio indefinito nel
quale si verifica l'inarrestabile fluire degli eventi, dei fenomeni e delle
esistenze, in una successione illimitata di istanti. […] (Dizion. Zanichelli) [4] Salmo 144:4 [5] Esodo 3:14 [6] 1Timoteo 1:13 [7] Atti 7:58 e 8:1 [8] Atti 9:1-5 [9] Atti 9:13-17 [10] Tenete a mente quanto già detto in precedenza, soprattutto nell’articolo “Il tempo terreno e il tempo di Dio” pubblicato sul n.10 de “Il Ritorno” in cui si parla del tempo lineare e dell’eterno presente davanti a Dio. [11] Giobbe 42:2-6 [12] Giobbe 38:4 [13] “Altre creature, come i coccodrilli, non posseggono questa capacità di collegare passato, presente e futuro, e vivono in un eterno presente”. Barrow: Sull'origine del linguaggio e delle idee," Enc Encarta [14]2Re 6:17 [15] Ecclesiaste 3:11 Egli ha fatto ogni cosa bella nel suo tempo; ha persino messo l'eternità nei loro cuori, senza che alcun uomo possa scoprire l'opera che DIO ha fatto dal principio alla fine [16] 1Corinzi 14:1 Desiderate l'amore e cercate ardentemente i doni spirituali, ma soprattutto che possiate profetizzare, [17] Giovanni 16:22-23 [18] [dal gr. osmós ‘spinta’, da othêin ‘spingere’, di orig. indeur.; 1874] (fis.) Fenomeno di diffusione tra due liquidi miscibili attraverso membrane semipermeabili. (fig.) Passaggio reciproco di elementi, notizie e sim.: l'osmosi tra linguaggio scientifico e lingua comune; osmosi fra culture diverse.
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