MISERICORDIA DI DIO E GRATITUDINE DEI CRISTIANI

- di Anna Cuomo – 23-1-21

 

 

  

Noi cristiani abbiamo in Cristo la realizzazione del nuovo patto e la mediazione perfetta tra gli uomini e Dio. Cristo unisce gli uomini attraverso il suo Corpo di cui siamo sue membra - 1 Corinzi 12, 12-14: “12Poiché, come il corpo è uno e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un solo corpo, così è anche di Cristo. 13Infatti noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito. 14Infatti il corpo non si compone di un membro solo, ma di molte membra”

Questa concezione ha numerose implicazioni che chiamano in causa la solidarietà tra gli uomini, specie quando vengono colpiti dalla sofferenza. Anche la terra e tutte le altre creature sono unite in uno stesso piano di Dio. Romani 8,19-23: “19Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; 20 perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l'ha sottoposta,21 nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio. 22 Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio 23 non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo.

Sembra esserci una contraddizione tra la misericordia di Dio, sommo bene, e la sofferenza degli uomini. Specie in momenti come quello che stiamo vivendo, a causa della pandemia da Covid 19. Oltre alla pandemia e alle sue conseguenze, di per sé già gravi, si aggiungono quelle derivanti da conflitti, crisi politiche, immigrazioni di profughi. Per non parlare di terremoti e calamità naturali che scuotono l’intero pianeta.

È forse venuto meno il patto di Dio? È forse venuta veno la Sua misericordia? No. È l’uomo che si è allontanato da Dio e ogni volta che succede questo, ne paghiamo le conseguenze perché diamo la possibilità al male di operare e di agire. Anzi, diventiamo noi stessi strumenti del male. In questi momenti Dio è partecipe della nostra sofferenza, Dio continua a chiamarci e ci aspetta come il padre del figliuol prodigo. Ma è necessario che noi facciamo ritorno, che ci incamminiamo verso la casa paterna dove troveremo sicurezza e riparo.

Sin dall’antichità Israele e tutta l’umanità hanno sempre sperimentato questa situazione. Anche nel Vecchio Testamento troviamo pestilenze, esili vari e sembra quasi che in certi momenti Dio abbia abbandonato il Suo popolo. Il popolo si lamenta, spesso con accuse reciproche tra i diversi componenti, finché non si pente, si unisce in “un solo grido e in una sola preghiera”. A quel punto, la misericordia di Dio si manifesta con tutta la Sua potenza. Questo ritorno a Dio, “Teshuvah” per gli ebrei, significa conversione, pentimento, riconciliazione con Dio, ritorno al patto d’amore. D’altro canto Dio ripete al suo popolo: Geremia 31, 2-3 “Così parla il SIGNORE: «Il popolo scampato dalla spada ha trovato grazia nel deserto; io sto per dar riposo a Israele». 3 Da tempi lontani il SIGNORE mi è apparso. «Sì, io ti amo di un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà (…) ».

Da sempre il Signore ci richiama, è più che mai il tempo di ritornare a Lui al di sopra di ogni denominazione specifica, perché siamo di fronte a cambiamenti epocali in vista degli ultimi tempi. Uniamoci ogni giorno in una sola preghiera di salvezza per tutti i credenti dal cuore puro nel Nome di Gesù Cristo e per opera dello Spirito Santo, cantiamo al Signore le lodi perché la sua ira dura un attimo e la sua misericordia è per sempre.

 

Salmo 30: “4 Salmeggiate al SIGNORE, voi suoi fedeli, celebrate la sua santità. 5 Poiché l'ira sua è solo per un momento, ma la sua benevolenza è per tutta una vita. La sera ci accompagna il pianto; ma la mattina viene la gioia”.

 

 

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