Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

MATTEO CAP. 6

Gesù passa dal "progetto" alla pratica di base 

tesoro nel cielo, preghiera, fiducia, perdono 

di Renzo Ronca - 5-1-10

 

 

 

(segue)

Collegamento alla prima parte del suo discorso

Abbiamo visto nel cap.5 di Matteo che Gesù dà subito gli elementi sostanziali del suo programma. Nella sua prima esposizione impegna a fondo tutte le risorse mentali e le conoscenze tradizionali della Scrittura dei discepoli, che sospinti da tanta sapienza si trovano “costretti” a ragionare e rendersi conto di tante cose. Immaginiamo che gli ascoltatori saranno rimasti sorpresi ma anche “appesi”, non ancora in grado di tramutare i ragionamenti in atti pratici[1].  Ma Gesù è davvero grande e conosce i nostri limiti. Dopo una prima parte che servirà da sottofondo e da accompagnamento per tutta la nostra vita, come un tesoro da cui attingere in continuazione, passa nel cap. 6 ad una illustrazione semplice e chiarissima. Il versetto 48 del cap5. richiedeva un modo di essere impossibile per l’uomo “voi dunque siate perfetti come perfetto il Padre vostro che è nel cielo”. Questa ultima pennellata della prima parte rappresenta la prospettiva, lo sfondo, la direzione del nostro cammino. Ora Gesù pazientemente ci insegna dai primi piccoli passi come fare a camminare in quella direzione. Saremo un giorno perfetti come il Padre, cominciamo e predisporci con attitudini mentali ed azioni, con pensieri, buona volontà ed opere.

 

Rapporto stretto e diretto uomo-Dio

Gesù continua nelle piccole cose questo stretto rapporto tra uomo e Dio: l’elemosina è un atto riservato tra te e Dio non una esibizione della tua generosità (6:1-4); se vuoi averne un guadagno allora fai tutto di nascosto;[2] solo Dio deve sapere e non gli uomini e Lui ti ricompenserà. Anche la preghiera (6:5-8) è un fatto intimo, riservato, segreto tra te e Dio che ti ascolta. Inutile stare in piedi davanti agli altri e proclamare discorsi sapienti per farsi dire che siamo bravi ed intelligenti, inutile allungare e ripetere con centinaia di parole quello che si può esprimere solo con quattro o cinque. Dobbiamo trovare il dono dell’intimità con Dio che si trova solo nel silenzio della nostra preghiera personale.

Fateci caso quando andate in chiesa, ascoltate gli altri che pregano e magari ascoltate voi stessi quando pregate.. siete sicuri che tutto è sempre detto alla gloria di Dio e non c’è invece un certo piacere personale o una necessità di essere apprezzati dagli altri? Ogni tanto dobbiamo fare queste prove per quanto “spietate” possano sembrare perché è scritto “esaminate voi stessi se siete nella fede; provate voi stessi.[3] e la fede quando cerchiamo l’approvazione degli altri o quando cadiamo nell’abitudine, non c’è.

Il “Padre nostro” 6:9-13)

La prima parola “Padre” indica già il rapporto d’amore e di rispetto stretto del credente. Per gli israeliti il padre era ed è ancora una figura importante verso cui si deve avere rispetto e cura perché a lui è affidata la responsabilità della famiglia ed a lui in primo luogo Dio ne chiederà conto.

“Nostro”: non “mio”, ma “nostro”; Dio infatti non è conquista di un singolo ma è “possesso” della Chiesa: Dio “appartiene” al Suo popolo.

“che sei nei cieli”: Il luogo dove risiede il Padre è nei cieli. Si rivela in Cristo, ma il Padre vero e proprio nessuno lo ha mai visto. E’ sempre bene mantenere questa consapevolezza reverente. Molte persone parlano del divino con grande familiarità  come si parlerebbe del proprio cagnolino; abbiamo spot pubblicitari (vedi quello con adamo ed eva) dove viene persino messo in ridicolo. Dio è Dio noi siamo uomini, meglio ricordarlo sempre.

“sia santificato il tuo nome” santificare un nome significa non usarlo impropriamente, ma tenerlo fuori dal linguaggio comune del mondo. Ancora oggi gli ebrei non usano invano il nome di Dio (come da comandamento). Dunque usare raramente il nome di Dio, solo quando necessario con la dovuta gloria e rispetto che Gli sono dovuti.

“Venga il tuo regno”: Con Gesù inizia il regno di Dio. Il Signore inizia a liberare le anime condannate degli uomini, libera, guarisce, spiega, fa rinascere, eleva fino a Sé per fede in attesa del regno vero e reale che avverrà dopo il rapimento, nel millennio.

“Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo”: noi pensiamo che tutto l’universo sia solo la nostra piccola terra, ma c’è anche il “cielo” un luogo a noi ignoto dove anche lì sono in atto dei movimenti e cambiamenti e dove anche lì si deve realizzare la volontà di bene di Dio. Dopo il giudizio finale infatti, alla fine dei tempi anche a noi sarà dato di conoscere direttamente e forse di partecipare a questo governo universale celeste.

“Dacci oggi il nostro pane necessario”: come la manna nel deserto, la richiesta non è per tutta la vita o per una settimana, ma solo per un giorno. Questo è importante. L’uomo deve ricordarsi che dipende in tutto da Dio, giorno per giorno. Non può fare “il pieno” del pane di cui ha bisogno, ma deve mangiarlo giorno per giorno. IN questo atto giornaliero l’uomo mostra la sua umiltà e la sua fiducia di continuo.

E perdonaci i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori.” Facile a dirsi ma quasi mai messo in pratica. Il Signore consce i nostri cuori duri per questo poco dopo riprende questo punto e fa risaltare con l’evidenziatore giallo: ripetendo e sillabando quasi il concetto perché sia chiaro per tutti: 14 Perché, se voi perdonate agli uomini le loro offese, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi; 15 ma se voi non perdonate agli uomini le loro offese, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre. Ecco dunque che l’atto del perdono no è visto da Gesù come un’attitudine mentale ceh si può raggiungere dopo l’illuminazione ma un semplice atto pratico e fattibile. Lui non parla dei pensieri che proviamo verso quello a cui dobbiamo perdonare: non importa cosa provi o non provi: sappi che se perdoni allora Dio perdona anche te, ma se non perdoni, allora Dio on perdonerà nemmeno te. La semplicità e la logica di questa azione ci mette con le spalle al muro e ci carica di responsabilità e di sofferenza. L’argomento infatti sarà ripreso più volte nel nuovo testamento: nessuno può seguire il Signore infatti se non fa morire il proprio “io”, se non “rinnega se stesso, prendendo la propria croce” nell’ubbidienza. Per Gesù dunque il perdono non è pregare per aspettare di sentirsi nel cuore pronti a farlo, ma è un atto “da fare”, indipendentemente. Un modo di ristabilire i buoni rapporti tra noi e Dio. In pratica dunque il beneficiario maggiore non sarà tanto la persona perdonata (che al limite potrebbe anche sbagliare ancora) quanto chi perdona, perché avrà il favore e la benedizione di Dio.

13 E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, La tentazione qui non è vista tanto come una “prova” che ci può essere utile, quanto un’attività di Satana autonoma che potrebbe imprigionarci. La preghiera di essere sotto la protezione del Padre e di essere liberati dal maligno è da ricordare spesso perché non sempre siamo consapevoli di essere nelle tentazioni e chi ha questa preghiera nel cuore non è mai preso alla sprovvista.

 

Il parallelo-contrapposizione tra cielo e terra prosegue, e Gesù mette in risalto le cose che contano, le ricchezze del cielo, non quelle della terra (6:19-21). C’è da chiedersi quanti tra i credenti seguono davvero questo insegnamento e quanti invece cercano ricchezze vere qui in terra;  magari aggiustandosi le cose pensando di poter avere sia l’uno che l’altro; il Signore non dice però “fatti tesori nel cielo ed anche sulla terra”; le due cose (o il tesoro in cielo o sulla terra) sono in contrapposizione. Dirà infatti poco dopo:  24 Nessuno può servire a due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro; oppure sarà fedele all'uno e disprezzerà l'altro; voi non potete servire a Dio e a mammona.

 

 21 Perché dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Una frase profonda e bellissima. Il mio cuore, la mia vita, il centro del mio essere sarà in quello che io considero realmente più importante. Se per me nella vita conta il denaro, il mio cuore sarà lì, inutile fare discorsi evangelici sarò un evangelico idolatra. Se per me è la cosa più importante è un figlio, sarò uno che ha l’idolo del figlio;  e così via per tutte le cose. Pesino la chiesa o la Bibbia possono divenire idolo. Per non sbagliare dobbiamo mettere il nostro cuore direttamente nel cuore di Gesù.

 

22 La lampada del corpo è l'occhio; se dunque l'occhio tuo è puro, tutto il tuo corpo sarà illuminato, 23 ma se l'occhio tuo è viziato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso; se dunque la luce che è in te è tenebre, quanto grandi saranno quelle tenebre!

Questa precisazione approfondisce ancora di più il concetto precedente. Gesù è come uno psicologo con il bisturi che taglia la nostra mente ed entra nel nostro pensiero portandolo alla luce. Nessuna meraviglia che ci conosca così bene se, come Dio, è anche creatore dell’uomo. E’ dunque il nostro modo di pensare che dà significato e valore alle azioni. Se per esempio in me cova il risentimento e l’odio, potrò dire cose magari sagge ma non produrranno mai frutti buoni perché il mio corpo non è illuminato. Il modo di guardare le persone e i fatti determina il mio benessere interiore. Avere il Signore con me è vedere col Suo sguardo: uno sguardo benefico. Dio non ha creato il peccato, non vede il peccato, nel senso che il peccato è una anomalia della creazione, come una cellula di cancro che non può far parte della perfezione di un corpo sano; il peccato cioè, non è “contemplato” da Dio.

Se guardo il prossimo con lo sguardo di Dio vedo persone buone e perfette, nate per conoscere Dio come me, le quali possono esser momentaneamente schiave di vizi o di peccati come ero io prima, ma l’anima di quella persona è sempre amata da me ed io al suo cuore devo saper parlare (nei limiti delle mie possibilità umane) indipendentemente dal suo peccato. Il suo peccato è da odiare e da non considerare, ma se uno ha un tumore non posso dire che quella persona è “il” tumore. Ha qualcosa che rischia di farlo morire, ma il suo cuore è e resterà sempre amabile. Le azioni, le parole, i fatti che derivano dal peccato invece non fanno parte di noi e non dovrebbero essere recepite dalle nostre orecchie.

Allenarci in questo “non conoscere più nessuno secondo la carne[4]”, per quanto difficile ci sembri, ci permetterà piano piano di avere lo sguardo di Gesù.

 

In questo capitolo il Signore  a lungo  insegna a non avere preoccupazioni ed ansietà per il domani (6:19-34). Se Lui sviluppa lungamente questo tema si vede che un motivo c’è. Infatti la fede è un parola difficilissima da vivere e sentire. Noi viviamo nel reale e quando non c’è lavoro oppure uno si sente male e rischia di morire è logico pensare al futuro con preoccupazione. E’ logico umanamente. Non è logico per chi ha fede. Chi ha fede sa che ogni cosa è misurata per lui, al meglio, da parte di Dio. La preoccupazione è una  sottile prigionia opposta alla fede che entra nei cuori senza farsene accorgere, e poi si impossessa di tutto il corpo bloccando la libertà dei pensieri e creando persino delle patologie sempre più gravi. Per quanto sia difficile per noi crederci Gesù dice che “il Padre sa di cosa abbiamo bisogno” e le nostre preoccupazioni devono passare dalla sfera pratica umana materiale a quella spirituale: 33 Ma cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte. Anche questo non è un “optional” è una indicazione precisa e ferma per il nostro bene. Forse sarà impossibile per noi metterla in pratica bene, però questo è quanto Gesù ci chiede di fare e noi ci dobbiamo sforzare di metterlo in pratica.

 

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[1] Non ci sentiamo superiori: questo è ancora esattamente quello che capita anche a noi oggi, visto che il messaggio del Signore, conosciutissimo in tutto il mondo a parole, difficilmente trova riscontro nei fatti. Proseguendo scopriremo forse che tutti abbiamo bisogno ogni tanto di rivedere le nostre basi evangeliche.

[2] Davvero molto bella la frase “non sappia la tua sinistra quello che fa la destra” v.3

[3] 2Corinzi 13:5

[4] 2 Cor 5:16

 

 

 

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