PERCHE’ INSISTIAMO A RIPORTARE STUDI E PENSIERI EBRAICI? - Allegato alle riflessioni:  "AVVICINIAMOCI AI COMANDAMENTI BIBLICI IN MODO RAGIONATO" parte 35 - di Renzo Ronca – 7-4-19

 

              Noi occidentali, soprattutto noi popoli latini, abbiamo in noi stessi quasi istintivo il modo di essere e di ragionare ereditato dai filosofi greci; infatti ragioniamo su tutto chiedendoci i perché di tutto. Non sto dicendo che questo sia un male perché il ragionamento è fondamentale per l’uomo e serve anche nella fede per non diventare fanatici, tuttavia le persone occidentali che abbracciano una fede mediorientale (come quella cristiana), si trovano –di fatto- di fronte ad una mentalità molto diversa dalla propria. Allora, sempre chi mantiene la fede cristiana, sec me ha due possibilità:

1) Impara la nuova mentalità, la medita la metabolizza, l’accoglie, sforzandosi di trovare la giusta risultante tra quella giudaica e la sua occidentale;

2) Fa il contrario, cioè “importa” nella mentalità ebraica, la propria mentalità occidentale. In qs modo però il rischio è quello di formarsi un cristianesimo occidentale diverso da quello che ha fondato Gesù (Gesù era un giudeo;  ragionava parlava scriveva e viveva come tale).

             Nell’ipotesi n.1, cioè che uno voglia accogliere il cristianesimo “vero” per tentare di farlo proprio senza modificarne il pensiero, la struttura portante, l’essenza, si tratta allora di fare una specie di sforzo mentale. Non dico “forzatura” perché il temine è eccessivo, in quanto l’anima è attratta “normalmente” dalle parole del Signore e ne facilità l’approccio che determinerà la “nuova creatura” di cui parla l’apostolo Paolo, tuttavia un certo sforzo razionale deve pur farlo.

             A quanto mi pare d’aver capito invece il pensiero dell’ebraismo che si evolve poi nel cristianesimo, parla di “assoluti”. Concetti probabilmente estranei, se non offensivi, per un filosofo greco (almeno penso, non ho fatto studi di filosofia).

             Di certo il giudeo di fronte per es. ad un comandamento, è concreto, lo prende e lo applica. Non si pone troppe domande: Dio parla, il giudeo ascolta e mette in pratica.

             Il cristianesimo di Gesù, e della Chiesa apostolica da Lui fondata, non modifica gli “assoluti” e la concretezza del fare, solo in più li arricchisce e li spiega meglio.

             Ora in certi scritti di studiosi ebraici possiamo trovare quelle che a noi sembrano esagerazioni[1] tuttavia non ci soffermeremo a giudicarle bensì cercheremo di assorbire/capire il loro modo di pensare così com’è. Se riusciamo a farlo senza pregiudizi allora quel modo asciutto, concreto, assoluto, di osservare e rispettare la Parola di Dio si unirà al nostro in un perfetto innesto. Il loro potrebbe uscirne meno duro e spigoloso, il nostro più serio e responsabile.

             Ovviamente è solo la mia opinione.


 

 


[1]

Ricordo a proposito di un testo sul riposo sabbatico, lo scrittore ebraico passeggiava nel suo giardino osservando le piante, poi ne vide una che necessitava di potatura e pensò che l’avrebbe dovuta potare… questo semplice pensiero fu da lui visto come una disubbidienza sul riposo del sabato, così dopo aver chiesto perdono all’Eterno promise che non avrebbe mai più potato quella pianta.

 

 

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