MISTICA PREGHIERA DEL CUORE COSA ACCOGLIERE E COSA RESPINGERE – P.7  - Conclusione personale 1 - di Renzo Ronca – 8-9-18

 

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CONCLUSIONE PERSONALE

Espongo in conclusione la mia opinione personale sulla “preghiera del cuore” e altre simili, che ovviamente non ha alcuna pretesa ed è discutibilissima. 

 

1) So che il Signore si rivela quando vuole a chi vuole e come vuole. Conosco persone che hanno ricevuto, senza cercarle con preghiere o tecniche particolari, queste aperture celesti sia nel contemplare vedere sentire ascoltare  il Risorto o qualche Suo angelo, e sia nel percepire parti delle realtà di Satana (quel tanto da rendersi conto della sua natura malvagia, disperata, violenta, assassina).

Tali manifestazioni sono arrivate spesso senza sforzi per poterle avere, ma solo per scelta e volontà di Dio, che ha causato non poco sconvolgimento (e poi un lento assestamento e una notevole crescita spirituale) nella vita di chi le ha provate.

Non credo che Dio sia raggiungibile solo da pochi eletti, dalla loro capacità o dalla bravura ascetica. Anche se non posso escludere che Dio si riservi delle persone per lunghi periodi di solitudine e decida poi di rivelarsi loro. Dico che l’uomo sente il richiamo di Dio e risponde come meglio può e come meglio sa, ma è sempre dall’eternità che agisce l’Eterno e POI arriva all’uomo. Il primissimo movimento spirituale avviene al di fuori dell’uomo. Non credo che parta da dentro l’uomo: in esso si manifesta, in esso arriva. E questa manifestazione può accadere sia che ci concentriamo nella parte superiore del cuore mentre batte –come nella preghiera del pellegrino-, oppure no.

 

2) La fuga fisica reale dal mondo per pregare senza sosta, pure se comprensibile come anelito dell’anima, non mi pare rientri nell’insieme degli insegnamenti che ci ha dato Gesù, ma è solo una parte di essi, possiamo farla ma senza dimenticare le altre. Ricordate cosa dicemmo all’inizio? Avevano letto Efesini 6:10-20, l’armatura del cristiano, e avevamo scritto: «L’apostolo usando l’esempio dell’armatura del guerriero elenca sei punti di forza fondamentali: la verità per cintura,  la corazza della giustizia (v.14), lo zelo per il vangelo della pace come calzari (v.15), l'elmo della salvezza,  la spada dello Spirito (v.17) e la preghiera (v.18). Il tutto dopo aver ripetuto due volte la necessità di usare la completa armatura (vv 11 e 13). La COMPLETA armatura significa TUTTE e sei le parti elencate, non una di meno. Tutti i punti elencati da Paolo sono un perfetto insieme»

Un cristiano dunque, anche se devotissimo, non ha per così dire (scusate se uso provocatoriamente dei termini estremi, ma è solo per spiegare meglio) non ha, dicevo, “il diritto” di crearsi un “paradiso in terra” tutto suo, intimo e personale, come se non esistesse il mondo e come se non esistessero gli altri e come se lui fosse esentato dal servire il prossimo. Non credo si possa amare Dio in maniera concreta, senza trasmettere in maniera concreta tale amore nelle azioni verso il prossimo. Azioni dico, non solo preghiere. Non è un giudizio e mi scuso se può sembrare tale, è solo una opinione. Tutti penso desidereremmo restare accanto al Signore, alla Sua trasfigurazione e tutti, come Pietro, vorremo dire “Rabbì, è bello stare qua; facciamo tre tende” (Mar 9:5). Ma Gesù dopo essersi trasfigurato in maniera sublime, riportò i tre apostoli nel mondo e li mandò a servire gli altri come gli ultimi servitori. A chi, tra i credenti, non farebbe piacere starsene in luoghi meravigliosi di silenzio dove devi solo mangiare, lavorare e pregare spegnendo la TV? Ma è questo davvero che vuole il Signore da noi? Alle volte si, può isolarci per tempi anche lunghi, anche lunghissimi, ma poi è nel mondo, a contatto con le difficoltà pratiche, che si deve portare la croce. Se non per sé almeno per gli altri. L’esempio che ci ha dato il Signore è molto chiaro: Gesù è vero che si isolava spesso da solo per pregare, ma lo faceva nei momenti adatti, spesso di notte, non si è mai ritirato completamente per tutta la vita su un eremo o in un monastero facendo il “guru” e dispensando i pellegrini di belle frasi. Poteva farlo ma non l’ha fatto; e chi vuole seguirLo non scappi dal mondo, ma prenda la sua croce e lo segua; questo è il vero prezzo del discepolato: ”Diceva poi a tutti: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua” (Luca 9:23. Anche Matteo 16:24, Marco 8:34)

Se vogliamo seguire Gesù facciamolo anche con i doveri che la vita ci offre (o ci impone): evangelizzare, assistere chi è malato, assistere i genitori, amare i figli e sacrificarsi per loro, trasmettere i talenti che ci sono stati dati, ecc.

In questa ottica possiamo riflettere su una possibile verità nascosta su cui lascio la porta aperta con una domanda: Il vivere isolandosi fisicamente dal mondo, da soli o in piccole comunità mistiche-ascetiche, dove deleghi ad altri ogni tipo di decisione interesse e preoccupazione della tua vita terrena, non sarà una “tentazione”?

Se infatti l’apostolo scrive “Vorrei che foste senza preoccupazioni..” (1Corinzi 7:32a) è anche vero che ha cura delle comunità che aveva fondato, se ne preoccupa, le segue anche fisicamente, si sposta viaggia agisce e con grande sacrificio:

“Infatti, se uno vi riduce in schiavitù, se uno vi divora, se uno vi prende il vostro, se uno s'innalza sopra di voi, se uno vi percuote in faccia, voi lo sopportate. 21 Lo dico a nostra vergogna, come se noi fossimo stati deboli; eppure, qualunque cosa uno osi pretendere (parlo da pazzo), oso pretenderla anch'io. 22 Sono Ebrei? Lo sono anch'io. Sono Israeliti? Lo sono anch'io. Sono discendenza d'Abraamo? Lo sono anch'io. 23 Sono servitori di Cristo? Io (parlo come uno fuori di sé) lo sono più di loro; più di loro per le fatiche, più di loro per le prigionie, assai più di loro per le percosse subite. Spesso sono stato in pericolo di morte. 24 Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; 25 tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte negli abissi marini. 26 Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi, in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei miei connazionali, in pericolo da parte degli stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti, in pericolo sul mare, in pericolo tra falsi fratelli; 27 in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità. 28 Oltre a tutto il resto, sono assillato ogni giorno dalle preoccupazioni che mi vengono da tutte le chiese. 29 Chi è debole senza che io mi senta debole con lui? Chi è scandalizzato senza che io frema per lui?” (2 Cor 11:20-29)

Ora l’interesse la vocazione la scelta di questo e di altri apostoli non mi pare sia stata quella di pensare solo alla loro meditazione personale.

Il punto principale riguardo alla preoccupazione e cose simili che si cerca di evitare perché ci possono distogliere dalla preghiera, non sta, secondo me, nel cancellare queste cose dalla nostra vita terrena, facendo finta che non esista o vivendo in una atmosfera ovattata sospesa tra cielo e terra, ma sta nel modo di gettare sul Signore ogni nostra preoccupazione, perché Egli ha cura di noi (1 Pt 5:7).  Non dico che sia facile questo dare a Lui le ns preoccupazioni, ma tutti siamo chiamati a confidare in Dio, e questo confidare in Dio non significa sfuggire alla incombenze della vita terrena.

 

(continua con "E ALLORA COSA DOBBIAMO FARE..?")

 

 

 

 

 

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