IL PROFETA AGGEO: QUALCHE RIFLESSIONE SUL CONTENUTO - di T. M. - 6-9-18

Oggi come allora, tramite le parole del profeta Aggeo, Dio ci invita a riflettere sulla nostra condotta (...) La più grande benedizione è la comunione con Dio e questo dipende da un percorso santo e da un devoto timore verso di Lui (...)

 

 

Per capire meglio le parole di Aggeo, bisogna collocare storicamente il profeta sulla base delle informazioni contenute nel libro che ne prende il nome. Il tempo storico è quello del regno di Dario Hystaspes, che regnò dal 521 al 486 a.C., dopo essere succeduto a Ciro. In precedenza, Dio aveva dato a Ciro la vittoria sui Babilonesi e fece maturare nel sovrano persiano la volontà di consentire agli Ebrei di tornare in patria per ricostruire il Tempio. Si avverava così la profezia annunciata molti anni prima dal profeta Elia. Il Tempio era il luogo deputato ad accogliere la presenza di Dio e ricopriva un’importanza centrale nel rapporto degli uomini con Dio. Per questo i Giudei, come ricordato nel libro di Esdra, iniziarono subito la sua ricostruzione.

I Giudei iniziarono bene per poi smarrirsi, e presto la gloria di Dio fu superata da altre faccende, come la costruzione e decorazione delle proprie abitazioni. Visto ciò, Dio avrebbe potuto punirli duramente, ma scelse di mandare il profeta Aggeo per ammonirli e ricordare loro quali fossero le vere priorità. Il popolo riconobbe l’autorità del Signore e ricevette in cambio la migliore delle promesse: «Io, il Signore, sono con voi». Si tratta della frase più rassicurante che possa essere pronunciata: anche in mezzo alle difficoltà, anche contro ogni aspettativa umana, il Signore è presente. Ma c’è di più. Dice infatti il Signore: «… sii forte, popolo tutto del paese. "Mettetevi al lavoro! perché io sono con voi", dice il SIGNORE degli eserciti, 5 "secondo il patto che feci con voi quando usciste dall'Egitto. Il mio Spirito è in mezzo a voi, non temete!" 6 Così infatti parla il SIGNORE degli eserciti: "Ancora una volta, fra poco, io farò tremare i cieli e la terra, il mare e l'asciutto; 7 farò tremare tutte le nazioni, le cose più preziose di tutte le nazioni affluiranno e io riempirò di gloria questa casa"» (Aggeo, 2,4-7). Ancora una volta, come in passato, Dio li avrebbe aiutati, avrebbe dato a Israele la vittoria sulle nazioni circostanti, li avrebbe resi forti. Gli Ebrei, deboli e impauriti, potevano essere forti perché il loro Dio è forte. La sua forza è tale da potere scuotere il cielo e la terra, per cui nulla ha da temere chi è nella sua grazia.

Oggi come allora, tramite le parole del profeta Aggeo, Dio ci invita a riflettere sulla nostra condotta. Appena usciti da Babilonia, dopo avere sperimentato la vera Conversione, anche noi siamo pieni di entusiasmo. Poi sorgono degli impedimenti e abbandoniamo l’edificazione del Tempio di Dio. Tante volte, di fronte alle avversità della vita, ci perdiamo d’animo. Di fronte ai problemi, ci dimentichiamo di Dio, anziché affidarci interamente a Lui. Molte volte l’Ingannatore riesce nel suo intento di farci credere che il nostro impegno per Dio non serve a nulla e siamo tentati di mollare tutto. Non bisogna cedere a questa tentazione. Le complicazioni mettono alla prova la nostra fede, ci purificano e permettono di avere ancora più fede. Quando siamo deboli, Dio è forte e possiamo essere forti in Lui.

La più grande benedizione è la comunione con Dio e questo dipende da un percorso santo e da un devoto timore verso di Lui. Quando ci affidiamo a Dio, possiamo contare sul suo sostegno. Quando Dio è con noi, il nostro operato non sarà mai vano. Al contrario, senza Dio nella nostra vita mancherà sempre qualcosa. Si mangerà, ma senza essere sazi. Si berrà, ma senza essere ristorati. Si vivrà, ma senza trovarne il senso. Ci si trascinerà in un’esistenza banale, in cui ogni giorno è uguale all’altro, senza alcuna gratificazione reale.

Non siamo responsabili per i nostri risultati, ma siamo responsabili della nostra obbedienza al Signore, lasciando che Lui si occupi dell’esito. Abbiamo il dovere di annaffiare i semi, curare le piante, ma la crescita e i frutti appartengono a Dio. Non saranno, forse, i frutti che pensavamo di cogliere, ma saranno i frutti migliori che potremo far maturare se ci affideremo interamente alle Sue cure. C’è un tempo per ogni cosa e qui, sulla Terra, abbiamo delle possibilità che non si ripeteranno mai più. Per questo non dobbiamo sprecarle.

«Cercate prima il regno e la giustizia di Dio e tutte queste cose vi saranno date in più», ci ha ammonito Gesù (Matteo 6:33). Chi è stato perdonato e salvato dai suoi peccati, appartiene a Dio e non sarà mai solo. Dio è fedele sempre, anche quando lo releghiamo in un angolo. Dio ha promesso che non abbandonerà mai coloro che, tramite la morte e resurrezione di Cristo, sono stati redenti e salvati. Come gli Ebrei di quel tempo, allora, non dobbiamo temere nulla, quando Dio è con noi e quando noi ci abbandoniamo a Lui.

 

 

 

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