IL “BUONISMO CRISTIANO” PERCHE’ E’ TANTO PERICOLOSO

-Troppa superficialità nel cristianesimo fa perdere di vista la serietà di Dio nei confronti del peccato e ci fa restare come siamo, impedendo una reale conversione-

di Renzo Ronca - 10-3-18

 

 

Abbiamo parlato molte volte degli eccessi e dei difetti nella fede ed abbiamo visto quanto siano deleteri. Se il l’eccessiva rigidezza e severità nell’applicare le Scritture in modo letterale ha causato e causa l’idea di un dio cattivo, accigliato, sempre pronto a scaraventarci nell’inferno, è anche vero l’opposto; infatti la predicazione superficiale e “buonista” di molti predicatori di oggi porta l’idea di un dio bonaccione, che parla tanto ma poi perdona tutti. Certo, Dio perdona ed è contento di farlo, ma sempre dopo una REALE CONVERSIONE. Il nostro Signore applica la Sua giustizia in modo serio, senza favoritismi, ed intimorisce la Sua avversione al peccato, consapevoli come siamo delle nostre debolezze.

 

Nelle chiese si sente spesso parlare di conversioni miracolose ma CAMBIARE VERAMENTE significa impegno personale, sofferte cadute, prove da superare, fede matura in cui dai tutto te stesso a Dio. Solo quando ti rendi conto di non essere in grado di fare nulla e ti arrendi in ginocchio alla misericordia divina, allora inizia la grazia.

 

Nella nostra epoca dove tutto è permesso dove tutto è un diritto, anche le predicazioni nelle chiese cambiano, ti dicono: “resta come sei perché Dio ti ama così come sei” e questa ingannevole e superficiale evangelizzazione preclude, impedisce il reale esame della condizione umana in generale e la nostra condizione in particolare. Senza pentimento, senza una vera “compunzione” nel nostro cuore è inutile presentarci al trono di Dio. Questa “compunzione”  è un processo di dispiacere e mortificazione della nostra personalità a cui la nostra anima si apre nel momento che accetta il “tocco di Dio”; in questa umiltà (da humus” terreno, ridimensionati, prostrati davanti all’Eterno) ecco che l’anima assetata accoglie la mano di Gesù e lo Spirito della Vita che la risolleva alla nuova nascita. In qs modo si comprende che quella personalità nostra di prima non andava bene, è diventata “vecchia” era il “vecchio uomo” di cui parla l’apostolo. La grazia di Dio, per i meriti di Cristo, allora ci risolleva dalla nostra mortificazione e ci riempie di nuova speranza. Questo Spirito di resurrezione ci apre la porta della salvezza. E da qui comincia il nostro cammino. Comincia, inizia…  Noi siamo arrivati, iniziamo a camminare verso Gesù; un avvicinamento che investe mente volontà corpo e spirito e che durerà tutta la nostra vita terrena.

 

La predicazione moderna, fatta di belle parole “Dio ti ama, Dio ti ama..” è affascinante, bellissima, ma troppo spesso salta tutta la parte della sofferta conversione. La sofferenza non è un dolore inflitto solo perché hai sbagliato e DEVI pagare; la conversione non è “sofferta” perché la sofferenza si addice come contorno, come manifestazione esteriore, ma perché la sofferenza è la conseguenza naturale della nostra anima, nella consapevolezza di essere lontani da quel Dio di amore che tocca il ns cuore; sentiamo un reale dolore nell’accorgerci di come siamo noi e nel percepire come è Lui. Una differenza, una frattura, un distacco INCOLMABILE, che diventerebbe disperazione terribile e ci farebbe sprofondare, ci spingerebbe a voler morire, se non intervenisse, ad un certo punto, la grazia, l’amore di Dio; Il Quale sentendo il nostro reale versamento del cuore pentito, ci abbraccia e ci riveste di questa nuova consapevolezza: perché come eravamo consapevoli di essere peccatori e dunque nella morte, così diventiamo, per grazia senza sapere come, consapevoli di una vita eterna che ancora ci aspetta, che non l’abbiamo perduta e che al ritorno di Gesù possiamo finalmente conoscere e  vivere. Sia lode a Dio.

 (continua)

 

 

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