SPERANDO CONTRO SPERANZA (Ro 4:18) - di Stefania - 9-3-18

 

 


 

E' un pomeriggio di pioggia, aria fredda, poca voglia di uscire. Un pomeriggio di pulizie svogliate e bambini che giocano tranquilli. Il telefono non squilla, il citofono non suona.

È un giorno lento, pigro, silenzioso, non devo lavorare, né accompagnare i bambini da qualche parte.

Potrei riposare... potrei riposare?

Il solo pensiero del “riposo” immette nell'aria che profuma di termosifoni accesi e ammorbidente, una sensazione elettrica, come un'attesa timorosa di qualcosa...qualcosa di bello o forse no, qualcosa di preoccupante in realtà.

Sì, comincio a preoccuparmi non so bene di cosa.

Passo in rassegna il mio repertorio di crucci per capire quale di essi stia per affacciarsi sul palcoscenico della mia mente. Intanto continuo a sistemare oggetti a caso, a passare da una stanza all'altra come se avessi uno scopo, faccio capolino in camera dei bambini che a malapena registrano la cosa, immersi come sono nel loro mondo.

La sensazione ansiosa si acuisce in maniera direttamente proporzionale all'impressione di essere inutile e improduttiva.

Nel mio peregrinare in giro per la casa, passo vicino al comodino e il mio sguardo si posa sulla Bibbia. La prendo e la porto con me in cucina. La lascio sul tavolo, osservo la sua copertina bianca, la scritta dorata. Non la apro. Non sono dell'umore adatto.

Mi avvicino alla finestra e guardo fuori: il cielo è di un grigio scuro e compatto, sembra voler comunicare alla terra che oggi è chiuso. Metto sul fuoco l'acqua per una tisana.

Chiudo gli occhi per un istante e mi immergo ancora nei profumi, nei suoni e nelle voci di questa casa. Dovrei sentirmi felice e grata per tutto questo e invece il mio cuore si appesantisce sempre di più, attimo dopo attimo, senza un motivo apparente.

Sento salire la tristezza, distintamente, come acqua che comincia a straripare senza clamore ma inesorabile.

Mi siedo con la mia tisana e la Bibbia chiusa. Quante persone al mondo hanno il privilegio di stare in casa al caldo, a bere tisana, quante persone hanno una Bibbia e possono leggerla in piena libertà?

La Bibbia ha cambiato molte cose nella mia vita, la guardo, e penso ad una piccola frase che mi aveva colpito qualche sera fa: “sperando contro speranza”.

Sperando contro speranza...

In questo momento io non sono esattamente l'icona della speranza.

Che cos'è la speranza? É l'attesa fiduciosa di un bene desiderato. Mentre adesso io sono piuttosto in uno stato di attesa sfiduciata, quasi come se non credessi di poter un giorno avere ciò che il mio cuore desidera. Ma la Bibbia, anche se è ancora chiusa, mi fa ricordare che si può sperare contro speranza, come Abramo che, contro ogni evidenza credette fermamente che avrebbe avuto la discendenza promessagli da Dio.

Contro ciò che i miei sensi percepiscono, contro ciò che le mie paure mi sussurrano, contro ciò che è per tutti evidente, anche io voglio sperare.

Qui, nel segreto della mia casa, nell'intimo dei miei pensieri, anche io voglio sperare contro speranza.

Io vedo chiaramente tutto ciò che sta accadendo nel mondo, sono consapevole che grida di dolore e lacrime di terrore stanno salendo al cielo in questo preciso momento da varie parti della terra. So che molte persone piangono in segreto e si sentono sospese nel vuoto di un mondo senza spessore.

Ma io voglio sperare, io voglio credere alle promesse di Dio, anche se in questo momento mi sembra lontano da me e da tutti. Israele perse la speranza nei giorni in cui restò ai piedi della montagna aspettando Mosè e si volse agli idoli. Io non voglio perdere la speranza, non voglio essere impaziente, non voglio vedere solo la parte buia della vita.

Ci sono momenti in cui è bene tacere e aspettare, essere grati, e stare sereni nella luce fioca che un cielo chiuso come quello di oggi può irradiare. Momenti in cui, facendo silenzio, si può cogliere l'eco flebile di parole lette giorni fa, che prendono corpo solo ora, nel guardare questo mio libro chiuso davanti a me.

Sperando contro speranza.

Il mio cuore trova sollievo in queste parole, la gratitudine colora di nuovo tutto ciò che guardo. Ringrazio il nostro Dio per questo cielo grigio, per questa Bibbia chiusa, per quest'attesa.

 

 

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