Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

Gli effetti della giustificazione ottenuta per fede - Romani 5:1-4; Romani 6:3-11; Romani 6:22-23 - di Filippo - 14-11-17

 


1 Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, 2 mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; 3 non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l'afflizione produce pazienza, 4 la pazienza esperienza, e l'esperienza speranza. (Romani 5:1-4)

3 O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4 Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita. 5 Perché se siamo stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla sua. 6 Sappiamo infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo più al peccato; 7 infatti colui che è morto è libero dal peccato. 8 Ora, se siamo morti con Cristo, crediamo pure che vivremo con lui, 9 sapendo che Cristo, risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 10 Poiché il suo morire fu un morire al peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio. 11 Così anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù. (Romani 6:3-11)

22 Ma ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per frutto la vostra santificazione e per fine la vita eterna; 23 perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore. (Romani 6:22-23)

 

In questi versi, l’apostolo Paolo continua a trattare l’argomento della giustificazione e, nello specifico, considera i benefici che essa produce nella vita del credente. Cosa si intende per “giustificazione”?

Partiamo dal presupposto che “Il Signore è giusto in tutte le sue vie e benevolo in tutte le sue opere” (Salmo 145:17). Come giusto Giudice, Egli dichiara la Sua legge, distinguendo ciò che giusto da ciò che è sbagliato e rendendo a ciascuno secondo le sue opere. Nessun uomo, però, è libero di potersi considerare giusto agli occhi di Dio, in quanto Paolo afferma che “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23). Secondo quanto appena detto, ogni essere umano è sottoposto all’"ira di Dio" e quindi irreparabilmente condannato, in quanto è per natura incline al male. Nonostante tutti gli sforzi, l’uomo non riesce ad adempiere pienamente a tutti i criteri di giustizia stabiliti e rivelati da Dio stesso, perché in lui è sempre presente il peccato e Dio, in quanto giusto Giudice, non può rimanere indifferente e non decretare, quindi, una sentenza di condanna, perché Dio odia il peccato e l’iniquità.

Come avrebbe potuto Dio continuare ad essere un giusto giudice, e nello stesso tempo salvare e rendere giusti gli uomini peccatori, senza violare il carattere giusto della sua stessa legge? Ecco la soluzione: offrendo se stesso, attraverso la persona del Figlio, come sacrificio espiatorio per tutti i peccati dell’uomo. Dio riconcilia con se l’uomo attraverso Cristo e per mezzo del suo sangue versato sulla croce, paga il prezzo del peccato che è appunto la morte.

In Cristo, ciò che la legge esigeva è stato pienamente soddisfatto, in quanto Egli ha servito in modo perfetto Dio. Non conoscendo il peccato è stato fatto peccato, e trattato come peccatore, per riscattare l’uomo dalla maledizione della legge.

Sulla base della disubbidienza di un solo uomo (Adamo), il peccato si è manifestato nel mondo ed è entrato nel “patrimonio genetico spirituale” di tutti gli uomini.

Sulla base dell’ubbidienza di un solo uomo (Cristo), la grazia della giustificazione è stata accordata a tutti gli uomini che hanno accettato, con fede, il Suo piano di salvezza.

Dio li giustifica perché trasferisce a loro il verdetto di grazia che l’ubbidienza di Cristo ha meritato. Dio stesso, attraverso questo decreto unico e con decorrenza immediata, dichiara, accetta e tratta come giusti i credenti, non perché essi abbiano personalmente osservato la legge, ma perché Egli li considera uniti a Suo Figlio Gesù, che è stato capace di adempiere la legge per conto loro.

Cristo è morto per rimuovere i peccati dell'uomo, ed è risorto per poterlo giustificare agli occhi del Padre. La sua risurrezione, infatti, dimostra che l’opera è stata definitivamente compiuta, il prezzo è stato pagato e Dio è pienamente soddisfatto dell’opera redentrice del Cristo Salvatore.

Ecco l’opera dell’amore di Dio, che salva e che dona gratuitamente secondo giustizia.

Giustificati dunque per fede, abbiamo fatto pace con Dio e speriamo nelle sue promesse.

Gesù ci trasporta in una posizione di privilegio, che fa sì che restiamo saldi e fiduciosi di partecipare alla gloria di Dio, persino nelle afflizioni, le quali hanno anche il compito di insegnarci ad essere perseveranti.

Nel momento in cui il credente riceve la salvezza è come se venisse “immerso” nella morte di Gesù, e identificato nella Sua risurrezione.  Il battesimo, per così dire, ci unisce al Signore in un unico corpo; ci innesta sull’albero della croce come una nuova pianta. Quella che c’era prima non poteva avere affinità, compatibilità, con l’albero della croce di Cristo, perché il peccato ne impediva l’attecchimento. Ma ora che siamo stati considerati come piante della stessa specie, possiamo crescere uniti e saldi alla pianta che ci ospita.

Siamo stati identificati con Cristo nella risurrezione, quindi noi possiamo e dobbiamo camminare in novità di vita, perché l’uomo vecchio è stato crocifisso sulla croce, ma ora vive; in virtù della potenza, della misericordia e della grazia di Dio. Il corpo del peccato è stato annullato, la pena è stata scontata, la condanna che pesava sulle nostre teste è stata pienamente rimossa. La morte è stata vinta perché non può più esercitare alcun potere su colui che muore, perché per legge, colui che muore è libero dal peccato. La condanna è stata eseguita ed il caso è chiuso.

Adesso, in quanto servitori di Dio, non è che siamo esenti dal peccato, ma la nostra nuova natura ci spinge, con l’aiuto del Signore, a guardare alle cose di lassù, piuttosto che a soddisfare i desideri e le passioni del nostro egoismo.

La rinuncia al peccato, non deve diventare uno sforzo personale per cercare di guadagnare dei punti nei confronti di Dio, quasi a meritare un qualcosa perché non abbiamo fatto questo o avremmo potuto fare quest’altro; ma deve essere intesa come un atto d’amore, tra due persone che si amano e che non vogliono procurare alcun dispiacere alla persona amata.

Gesù ha donato se stesso per noi, perché ci ha amato da sempre, anche quando noi non ci curavamo di avere alcuna comunione con Lui. In quanto suoi, perché riscattati dal Suo sangue prezioso, non possiamo che amarlo per ciò che ha fatto e per quanto farà ancora nelle nostre vite.

Se si ama qualcuno, veramente, si è disposti a tutto, perché l’amore non ha prezzo.

 

 

 

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