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APPARENZA E SOSTANZA – GUARDARE IN FACCIA LA REALTA' - CONSAPEVOLEZZA
DELLA POTENZA DI DIO SEPPURE NELLA
NOSTRA
DEBOLEZZA – di Filippo –
18-10-17
I passi in questione raccontano di come l’apostolo Paolo
rispose a chi lo accusava di agire con ragionamenti umani e di comportarsi con
severità solo quando scriveva le lettere alle chiese, mentre quando si trovava
in mezzo ai fedeli dimostrava di non avere quella personalità e quel carisma
tipico di chi possiede l’autorità di un vero ministro di Dio. Gli individui che avevano deciso di diffamarlo e di
mettere in discussione la fondatezza del suo apostolato, erano alcuni
appartenenti della comunità cristiana di Corinto, i quali si erano lasciati
attrarre e convincere dalle parole di certi falsi apostoli che si erano
abilmente introdotti in mezzo a loro. Questi falsi ministri di Dio, pur di
allontanare i credenti dagli insegnamenti di Paolo e di convertirli alle loro
dottrine, avevano dipinto l’apostolo come una persona codarda e debole di
carattere; capace di dimostrarsi coraggioso solo mantenendosi a debita distanza
dalla gente.
Ma Paolo risponde loro con paziente e benevola
umanità, spinto dalla stessa umiltà e bontà di Cristo: li esorta al ravvedimento
e li prega di non costringerlo a trattarli con la stessa fermezza con cui
intendeva trattare coloro che lo accusavano di parlare e agire con ragionamenti
umani. Egli li invita a riflettere su un
concetto essenziale per la vita di ogni credente: ovvero la consapevolezza di
vivere in dei corpi fatti di carne, i quali però non affrontano il combattimento
cristiano con le armi convenzionali di questo mondo, ma con le potenti armi di
Dio. Gli uomini usano le armi della ricchezza, della potenza, della
sapienza, della filosofia, dell’eloquenza, dell’intelligenza; i credenti
possiedono la fede nel Dio vivente, la preghiera e l’ubbidienza alla parola di
Dio. Con esse, sconfiggono l’errore mediante la verità, “facendo prigioniero
ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo”. Ogni insegnamento deve
essere considerato alla luce della parola del Signore e quando si pone in
contrasto con essa, va subito rigettato e combattuto come ostacolo che si leva
contro la conoscenza di Dio.
L’apostolo Paolo li
richiama altresì a
non guardare all’apparenza delle cose, ma di scendere
in profondità; a non giudicare un individuo sulla base
dell’aspetto esteriore e con superficialità, ma a
guardare in faccia alla realtà; questo gli avrebbe fatto capire
le vere e profonde intenzioni di quei falsi dottori che, diversamente da Paolo,
non potevano vantare di aver fondato alcuna chiesa, ne avrebbero mai potuto
dimostrare un’autorità pari alla sua. Egli, basando il suo appello ancora una
volta sull’umiltà che lo aveva
sempre contraddistinto, mostra ai Corinzi che se anche avesse voluto vantarsi,
lo avrebbe potuto fare senza alcuna vergogna perché tale autorità l’aveva
ricevuta direttamente da Dio, per la loro edificazione. Invece, i
falsi apostoli, poiché avevano
portato in mezzo a loro confusione,
divisioni e turbamenti, mostravano chiaramente i frutti delle loro
intenzioni e della loro dottrina. Paolo non ammetteva di essere stato severo con
le sue lettere, ma di aver agito sempre allo stesso modo, sia per iscritto che
di persona, ma se qualcuno l’avesse messo ancora in dubbio egli l’avrebbe potuto
dimostrare appena giunto presso di loro.
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