Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

ESORTAZIONI IN VISTA DEL RITORNO DI GESÙ, da GIACOMO 5:7-20 di Filippo – 4-10-17

 

“7 Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Osservate come l'agricoltore aspetta il frutto prezioso della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell'ultima stagione. 8 Siate pazienti anche voi; fortificate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.

9 Fratelli, non lamentatevi gli uni degli altri, affinché non siate giudicati; ecco, il giudice è alla porta. 10 Prendete, fratelli, come modello di sopportazione e di pazienza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. 11 Ecco, noi definiamo felici quelli che hanno sofferto pazientemente. Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso.

12 Soprattutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo, né per la terra, né con altro giuramento; ma il vostro sì, sia sì, e il vostro no, sia no, affinché non cadiate sotto il giudizio.

13 C'è tra di voi qualcuno che soffre? Preghi. C'è qualcuno d'animo lieto? Canti degli inni. 14 C'è qualcuno che è malato? Chiami gli anziani della chiesa ed essi preghino per lui, ungendolo d'olio nel nome del Signore: 15 la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati.

16 Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia. 17 Elia era un uomo sottoposto alle nostre stesse passioni, e pregò intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. 18 Pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia, e la terra produsse il suo frutto.

19 Fratelli miei, se qualcuno tra di voi si svia dalla verità e uno lo riconduce indietro, 20 costui sappia che chi avrà riportato indietro un peccatore dall'errore della sua via salverà l'anima del peccatore dalla morte e coprirà una gran quantità di peccati.”

 

I passi in questione, si riferiscono alla parte conclusiva della lettera di Giacomo, dove egli intende esortare i credenti oppressi, alla pazienza ed alla resistenza, in vista della venuta del Signore.

La vita di un cristiano non sarà senza sofferenza, in quanto dovrà affrontare svariate prove e superare diversi eventi con le sole “armi”, della coerenza, della moderazione, della tolleranza e del grande spirito di sopportazione che contraddistingue chi si affida, con fede, alla potenza del Signore. Perciò sarà necessario avere il giusto coraggio e resistere; fortificati nel Signore e nella speranza che la Sua venuta è vicina. L’esempio dell’agricoltore che aspetta il frutto prezioso della terra mostra chiaramente l’atteggiamento che deve possedere un vero credente: cioè attendere pazientemente che le prime piogge facciano germogliare i semi e le ultime facciano ingrossare i frutti, rendendo così il raccolto abbondante. Questo ci fa capire che non si può pensare di seminare e raccogliere il frutto nello stesso giorno: ogni cosa ha un suo tempo prefissato; ogni evento un suo significato.

I cuori dei credenti dovrebbero essere irrobustiti nella speranza della venuta del Signore, per tale motivo, Giacomo invita i fratelli a non perdere di vista l’obiettivo; a non avere risentimenti tra di loro; a essere tolleranti e pazienti come lo furono i profeti che parlarono nel nome del Signore e che soffrirono e confidarono nella Sua compassione e misericordia. Se desideriamo essere felici, non possiamo non guardare ai profeti, come a dei modelli che rappresentano l’incarnazione della costanza e della fiducia nelle promesse del Signore.

Soprattutto, li esorta a non giurare per nessun motivo e per nessuna cosa al mondo, per non essere giudicati da Dio, che è il padrone di ogni cosa, sia in cielo che in terra. Qui sta anche la fermezza del vero servitore di Cristo, il quale, anche nella prova, non aggiunge nulla all’autenticità delle proprie affermazioni, ma si limita ad un sì, quando è un sì, e a un no, quando è un no.

Il ruolo della preghiera, per Giacomo, è un fattore strettamente necessario che esprime il senso di devozione e di abbandono del credente nei confronti di Dio, sia nei momenti di gioia che in quelli di sofferenza. La preghiera del giusto ha una grande efficacia e si manifesta anche come strumento di guarigione del malato. Nello specifico, Giacomo si riferisce alla guarigione del malato che è legata al perdono dei peccati: “Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti”. Ciò non vuol dire che per ottenere il perdono dei peccati occorre confessarli ad altre persone, ma che la liberazione dalla condanna del peccato può solo avvenire grazie al sangue di Cristo, per mezzo della confessione a Dio e agli altri fratelli: cioè, tutti i peccati vanno confessati direttamente a Dio, mentre quelli a danno di altri fratelli vanno confessati subito ai diretti interessati, affinché cessino immediatamente fenomeni di ira, gelosia, contesa, discordia, egoismo e orgoglio.

All’apostolo Pietro che domanda a Gesù se si deve perdonare fino a sette volte, Egli risponde che si deve perdonare non fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette, cioè sempre. Tanto più che, lo stesso Gesù, ci avvisa che gli uomini saranno perdonati da Dio nella misura in cui avranno saputo perdonare i propri simili: “...rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori...” (Matteo 6:12).

In conclusione, anche se la nostra fede venisse messa alla prova, l’invito di Giacomo è quello di manifestare in noi i segni dell’ubbidienza alla parola di Dio, dimostrandola con le opere che una fede vera è in grado di produrre; una fede lontana da favoritismi, divisioni, maldicenze, gelosie, ostilità e giudizi; una fede pronta a manifestare l’amore ed il perdono, nella consapevolezza di non aver bisogno di giuramenti per affermare la verità; una fede che non si traveste dell’amore di Dio per ingannare il prossimo, ma che cerca la Sua presenza, in una vita onesta e vera, in tutte le occasioni della vita.

 

Non lasciamoci contaminare dalle cose della vita, ma facciamoci riempire dall’amore di Dio che tutto trasforma.

Non facciamo convivere in noi sentimenti contrastanti: l’amore non ha nulla a che fare con l’odio, la gelosia, la cupidigia, la maldicenza, l’indifferenza ed il disprezzo. L’amore non vive nell’egoismo e nell’orgoglio, ma nella carità, nella generosità, nella solidarietà e nella benevolenza.

E ricordiamoci, sempre, che non si può essere luce, se prima la Luce non è entrata in noi.

 

 

 

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