Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

RIFLESSIONI SU MATTEO 22:23-46 - Le domande dei Farisei - Commento di Filippo - 28-7-17

 

 

Matteo 22:23-46

Dibattito sulla risurrezione
23 In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali dicono che non vi è risurrezione, e gli domandarono: 24 «Maestro, Mosè ha detto: "Se uno muore senza figli, il fratello suo sposi la moglie di lui e dia una discendenza a suo fratello". 25 Vi erano tra di noi sette fratelli; il primo, ammogliatosi, morì; e, non avendo prole, lasciò sua moglie a suo fratello. 26 Lo stesso fece pure il secondo, poi il terzo, fino al settimo. 27 Infine, dopo tutti, morì anche la donna. 28 Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette sarà ella moglie? Poiché tutti l'hanno avuta». 29 Ma Gesù rispose loro: «Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio. 30 Perché alla risurrezione non si prende né si dà moglie; ma i risorti sono come angeli nei cieli. 31 Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: 32 "Io sono il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe"? Egli non è il Dio dei morti, ma dei vivi». 33 E la folla, udite queste cose, stupiva del suo insegnamento.

Il gran comandamento
34 I farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si radunarono; 35 e uno di loro, dottore della legge, gli domandò, per metterlo alla prova: 36 «Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?» 37 Gesù gli disse: «"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". 38 Questo è il grande e il primo comandamento. 39 Il secondo, simile a questo, è: "Ama il tuo prossimo come te stesso". 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti».

Gesù interroga i farisei
41 Essendo i farisei riuniti, Gesù li interrogò, 42 dicendo: «Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?» Essi gli risposero: «Di Davide». 43 Ed egli a loro: «Come mai dunque Davide, ispirato dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo:
44 "Il SIGNORE ha detto al mio Signore:
'Siedi alla mia destra
finché io abbia messo i tuoi nemici sotto i tuoi piedi
'"?
45 Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?» 46 E nessuno poteva replicargli parola; da quel giorno nessuno ardì più interrogarlo.

 

1) Commento generale:

Leggendo questi versetti, non solo per gli argomenti trattati, potremmo subito distinguerli in tre parti: nelle prime due si evidenzia la curiosità dei sadducei e dei farisei, intenzionati solo a mettere alla prova Gesù: «Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette sarà ella moglie? Poiché tutti l'hanno avuta.» e «Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?»; nella terza ed ultima, l’interrogativo posto da Gesù: «Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?». Adesso analizziamo, singolarmente, la qualità di queste tre domande, allo scopo di capirne la sostanza ed il significato.

 La prima è una domanda che dimostra quanto, i sadducei, fossero “lontani” dalle Sacre Scritture e dalla potenza di Dio. Difatti, nel cercare di mettere a disagio Gesù, non solo dimostrano di non credere alla risurrezione dei morti, ma anche alla potenza di Dio stesso perché non ne conoscono i disegni e le vie. Le loro menti hanno prodotto radici che si sono ramificate nel cuore della terra e non nello Spirito di Dio. Per questo non conoscono le Scritture, perché il Signore acceca le menti dei sapienti e degli intelligenti e si volge ai piccoli e agli umili di cuore. «"Io sono il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe"? Egli non è il Dio dei morti, ma dei vivi». Con queste parole Gesù dimostra che la risurrezione è un fatto reale, perché in Dio non c’è solo una continuità di vita, ma l’essenza della vita stessa.

La seconda domanda viene fatta dai farisei: «Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?». Ma Gesù anziché dare una risposta né da due: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente" e poi aggiunge "Ama il tuo prossimo come te stesso". Poiché integra la prima risposta con una seconda, la prima è manchevole di qualcosa? No. Ma la seconda risposta è fondamentale se si vuole obbedire alla prima: non si può dichiarare di amare e servire Dio, completamente, se poi non si ama e si serve il prossimo come se stessi. L’apostolo Giacomo 2:14-16 afferma: «14 A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? 15 Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, 16 e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve?» Da questi due comandamenti dipende tutta la legge e i profeti. Ma anche in questo caso la domanda posta dai farisei viene, per così dire, smontata da Gesù. Perché, come i sadducei, anche i farisei si dimostrano “lontani” dal cuore della legge di Dio.

Finora sono stati gli altri a fare le domande, ma il terzo interrogativo è posto da Gesù: «Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?». Non ci meraviglia la risposta: «Di Davide».

Noi, invece, conosciamo un’altra risposta, la quale ci viene suggerita da Gesù: “Egli è il Figlio dell’Iddio Altissimo, il nostro Signore”.

Le prime due domande sono terrene, la terza proviene dal cielo. Le prime due chiedono, ma non cercano una risposta: sono come alberi senza frutto. La terza pone un interrogativo che parla al cuore e semina la speranza della salvezza.

 

2) Commento personale: “Cosa potrebbe volermi dire il Signore con questo passo?”

 

«Che cosa pensate del Cristo?

Egli è il Figlio di Dio, l’unto del Signore, l’Agnello di Dio. Egli è Colui che si offre in sacrificio per i nostri peccati, quello che paga il prezzo della condanna che altrimenti sarebbe gravata su di noi tutti. In Lui abbiamo la speranza della nostra redenzione, ma una speranza che diviene certezza nel momento in cui è Egli stesso a realizzarla con il proprio sacrificio sulla croce. Il suo sangue ci ha fatto fare pace col Padre. Dio ama l’uomo e dona il corpo del Figlio, Gesù si offre in riscatto di molti, perché ama il Padre, il suo prossimo, i suoi fratelli, i suoi figli, le sue pecore.

Per Lui, in Lui ed in vista di Lui sono tutte le cose. Egli è primogenito in ogni cosa ed ogni cosa vive, sussiste in Lui ed in grazia di Lui.

 "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente"

A questo passo Dio mi ha fatto “sentire” queste due domande: “Cosa farai per dimostrarmi che sono il tuo Signore e Dio; che mi ami con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente? Cosa farai… che Io non l’abbia già fatto per te?  Proverò a spiegarmi:

Nella nostra breve vita il Signore ci passa spesso accanto, solo che alle volte facciamo fatica a sentirne la presenza e pensiamo che le cose che ci accadono siano frutto del caso e delle circostanze. Per presunzione o per orgoglio, crediamo di avere in mano il “timone” della barca che rappresenta la nostra vita, ma non sempre è così. Le scelte sono sempre le nostre, ma in un modo che non conosciamo il Signore ci guida e ci sostiene, con lo scopo di condurci a Lui. Il risultato di queste scelte, per noi, non è scontato, perché non conosciamo il futuro, ma non può essere così per Dio, il quale permeando l’eternità, vede già la fine di ogni possibile sentiero. Essendo quindi esseri limitati, non abbiamo tanti strumenti per interagire con Dio e “varcare” quella soglia che ci porta di fronte all’orizzonte degli eventi che rappresenta l’eternità. Solo una cosa ci mette in comunicazione diretta con Dio: l’amore. Noi sappiamo che Egli è l’unica fonte di questa sorgente di luce. Perciò se proviene da Lui, quell’amore che noi diciamo di provare, appartiene anche a Lui. Quindi noi siamo un riflesso del Suo amore e, come degli specchi, siamo in grado di riflettere bene questa luce solo nella misura in cui siamo capaci di rendere pulita la superficie riflettente delle nostre anime.

In forza di questi ragionamenti il Signore mi ha fatto sorgere questi interrogativi: quali vie percorrerai per giungere a me? Cosa farai per dimostrarmi che sono il tuo Signore e Dio; che mi ami con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente? Sarai in grado di riflettere il mio amore? Restituirai soltanto i miei talenti o li fari fruttare? Metterai da parte le tue passioni e ti affiderai completamente a me? A queste domande, in questo momento, non sono in grado di poter dare una risposta. So solo una cosa e di questo ne sono certo: l’amore di Dio non ci potrà mai abbandonare. Se saremo in grado di riflettere anche solo una piccolissima parte di questo amore anche agli altri specchi, la nostra vita non sarà stata inutile. Voglio anche illudermi che qualunque cosa io pensi di dover fare per Dio, Egli, nella sua gloriosa onnipotenza, l’abbia in qualche modo già realizzata nel mio futuro: “Cosa farai… che Io non l’abbia già fatto per te?”. Vivi la tua vita, ma sappi che Ti ho già condotto tra le mie braccia.

 

 

 

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