Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

«EFFATÀ!»  «APRITI!» (Marco 7:34)

Lasciamoci condurre in disparte dal Signore, impariamo ad ascoltare e a dialogare con Lui

-di Renzo Ronca- 10-2-17-

 

 

Condussero da lui un sordo che parlava a stento; e lo pregarono che gli imponesse le mani. 33 Egli lo condusse fuori dalla folla, in disparte, gli mise le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34 poi, alzando gli occhi al cielo, sospirò e gli disse: «Effatà!» che vuol dire: «Apriti!» 35 E gli si aprirono gli orecchi; e subito gli si sciolse la lingua e parlava bene. (Marco 7:32-35)

 Questo paragrafo è intitolato generalmente “Gesù guarisce un sordomuto”. I titoli dei paragrafi non fanno parte della Scrittura ma dipendono dall’editore della versione biblica che abbiamo comprato, il quale cerca di dare sintetiche indicazioni pratiche del passo per facilitarne la comprensione; quindi non sono sempre da prendere alla lettera. In questo caso per esempio la Scrittura non dice proprio “sordomuto” ma “un sordo che parlava a stento. La sordità dunque è l’handicap principale. Questa piccola differenza, anche se non determinante ai fini del significato generale, può comunque aiutarci a meditare che il nostro saper parlare dipende molto dal nostro saper ascoltare.

Egli lo condusse fuori dalla folla, in disparte… - E’ molto bello questo atto di Gesù che allontana l’uomo dalla folla e lo mette in disparte. La folla non è mai positiva perché le sue reazioni dipendono dall’emotività e da una maggioranza facilmente condizionabile (1). Quell’essere condotti in disparte è il primo scalino della nostra salvezza; la parola “santo” infatti significa letteralmente “messo a parte”. Quando il Signore ci viene incontro per prima cosa ci mette a parte dal mondo, ci pone in una condizione di riservatezza, in qs modo può rivolgersi a noi senza che noi veniamo distratti. Non poniamo resistenza dunque se ci chiama a volte nel silenzio, o in apparente solitudine, forse vuole instaurare con noi un rapporto più profondo.

Gesù si preoccupa di noi in maniera completa; non agisce mai meccanicamente o indipendentemente dalla nostra volontà o comprensione. Egli vuole sempre che noi capiamo, che siamo perfettamente coscienti di quanto accade, di quanto Lui ha intenzione di fare. IN qs caso è di fronte ad un uomo che non poteva udire nulla perché era sordo, dunque fa la cosa più logica e naturale che si fa in questi casi: si esprime a gesti; egli “mima” per così dire, quanto sta per fare: “gli mise le dita negli orecchi..” (indicando così l’udito) …” con la saliva gli toccò la lingua..” (indicando così il parlare) “..poi, alzando gli occhi al cielo..” (indicando l’alto, il luogo di Dio a cui Gesù si rivolgeva e implicitamente invitando l’uomo a fare lo stesso)  “.., sospirò..” (indicando probabilmente un respiro grande, il riempimento dei polmoni, il riempimento dello Sp di Dio)  “..e gli disse: «Effatà!» che vuol dire: «Apriti!»” La parola pronunciata da Gesù era facile da leggere sulle labbra soprattutto dopo il sospiro, ed indicava sia l’atto dell’uomo, sia il comando potente e miracoloso del Signore, che agisce sempre nel nome del Padre che è nei cieli. Penso che l’uomo abbia partecipato in tutto alla guarigione, pienamente consapevole e fiducioso, perché se Gesù non avesse voluto questa partecipazione l’avrebbe guarito subito in mezzo alla folla, che lui avesse capito oppure no. E’ importante invece questo avvicinarsi premuroso del Signore al nostro stato, qualunque esso sia. Non c’è handicap che tenga, non c’è chiusura che tenga davanti all’amore di Dio in Cristo. Grazie Signore perché sai scendere nelle nostre piccolezze e povertà e difetti e ci sai trasformare riempiendoci di Te.

Questa parola «Effatà!» «Apriti!» è importante. Indica non solo un aprirsi fisico (in qs caso dell’intoppo delle orecchie), ma un aprirsi anche mentale e spirituale. A volte siamo come sordi che pur sentendo tante parole (la folla) non sappiamo udire le parole di Dio. Siamo RISTRETTI nella grettezza delle nostre tradizioni, nei dogmi chiusi, nel nostro “Ego”, nella epidermide di un linguaggio superficiale del mondo che non sa mai scendere nelle profondità dei significati o elevarsi nelle liberazioni che ci offre il Signore.

L'ascoltare ed il parlare sono la base della comunicazione. Pensiamo alla comunicazione nella nostra vita con delle priorità: PRIMA comunicazione con Dio; POI comunicazione con gli altri. Gesù prima tocca le orecchie, aprire l'anima nostra all'ascolto della Parola di Dio. Poi tocca la nostra lingua, iniziare a parlare in seguito a quanto abbiamo ascoltato. Il primo dialogo è sempre con Dio; poi vengono gli altri ed il mondo.

Riserviamoci dunque ogni giorno un piccolo spazio anche di pochi minuti per restare a tu per tu con il nostro Signore che tanto ci ama. Saprà come comunicare con noi. Apriamo la mente il cuore lo spirito nostro verso il cielo, verso lo Spirito Santo, che riempiendo i nostri polmoni sa come riempirci di eternità.

 

  

(1) Può essere utile in ns “Che succede all’uomo quando segue la folla?

 

 

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