Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

“SEI TU COLUI CHE DEVE VENIRE O NE ASPETTEREMO UN ALTRO?” -  Lu 7:20

 - di Stefania - 7-2-17-


 

 

Giovanni il battista sapeva chi era Gesù.

Aveva annunciato l'arrivo del Salvatore predicando nel deserto e battezzando coloro che, riconoscendosi peccatori al cospetto di Dio, si ravvedevano, ammettendo così il bisogno di essere perdonati.

Aveva dichiarato, nel vederlo arrivare quel giorno al fiume per essere battezzato: “Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo” (Gv. 1:29). Aveva udito lo Spirito di Dio attestargli che Gesù era il Figlio di Dio (Gv. 1:33-34).

 

Eppure, quando Gesù cominciò il suo ministero, quando cominciò a compiere miracoli, a guarire le persone, addirittura a resuscitarle, e ad annunciare il vangelo, Giovanni ebbe un dubbio.

Un dubbio che noi, sempre più increduli e figli della moderna filosofia del “posso avere di più e posso avere di meglio”,  potremmo anche capire. Noi siamo abituati a sentirci insoddisfatti e a pensare che è meglio non accontentarsi.

Ma lui, uomo di Dio, così forte nella fede da spendere la sua vita, da perdere anche la sua vita per Gesù, come poté lui dubitare anche solo per un momento che Gesù fosse colui che Israele e il mondo intero stavano aspettando?

 

Da una parte, si potrebbe scorgere in questo suo dubbio la felicità immensa di un uomo che vede compiersi sotto i propri occhi, qualcosa di grandioso, qualcosa che ha aspettato da sempre e che quasi fatica a credere vero.

Dall'altra parte, in questo dubbio si potrebbe vedere la manifestazione dell'umanità, e quindi del limite, di Giovanni il battista. La sua missione si concludeva, lui decresceva proprio come aveva detto, mentre la missione di Gesù, passando in primo piano, andava verso il suo compimento. Giovanni poteva deporre le armi in un certo senso, e forse fu proprio questo che lo indusse a chiedersi, magari nella stanchezza, se non si fosse ingannato riguardo a Gesù.

Giovanni il battista era un profeta, anche più di un profeta come poi Gesù disse di lui, ma era pur sempre un uomo. Solo Gesù non vacillò mai nella fede, nemmeno nell'ora più buia della sua vita terrena.

 

Ma Giovanni non volle restare preda di questo dubbio: mandò due dei suoi discepoli a chiedere a Gesù se fosse proprio lui quello che aspettavano. E Gesù non si arrabbiò, non rispose: “ma come, proprio tu che mi hai annunciato al mondo adesso dubiti di me?”, come magari risponderebbe uno di noi.

Gesù accolse il suo dubbio, e, dopo aver compiuto altri miracoli in presenza dei discepoli di Giovanni, rispose citando i profeti del passato, le cui profezie venivano adempiute: “Andate a riferire a Giovanni quello che avete visto e udito: i ciechi recuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti resuscitano, il vangelo è annunciato ai poveri. Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!” (Lu 7:22).

 

E dopo che i discepoli di Giovanni se ne furono andati, parlò di Giovanni il battista, lodandolo: “fra i nati di donna nessuno è più grande di Giovanni” .

Poi aggiunse una cosa che ci dà ancora di più la misura di quanto la condizione umana sia limitata:  “però, il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui”(Lu 7:28).

 

Che cosa significa per noi, oggi, tutto ciò?

 

Quello che io capisco è questo: se Giovanni il battista, il più grande tra gli uomini, pur avendo avuto molte conferme di chi era Gesù, ha dubitato di lui, tanto più noi saremo esposti al rischio di dubitare di quello che non abbiamo né visto, né udito, e che per di più, è così lontano dalla concezione del mondo che si ha nella nostra società.

Ma un dubbio non è la fine della fede. Un dubbio può diventare una domanda, una domanda da fare, come Giovanni, a chi soltanto può risponderci: a Gesù stesso. E Gesù, venuto per salvare e non per condannare, accoglierà la nostra domanda, il nostro dubbio “in buona fede”, che diventerà un modo per confermarci, per farsi conoscere un po' di più, e farci avanzare lungo una strada che adesso non vediamo.

 

 

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