Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

IL FICO STERILE SECCATO DA GESU’ - Potente messaggio contro quelli che non riconoscono il Signore, anche in previsione degli ultimi tempi- di Renzo Ronca - 12-1-17

 

 

 

 

 

 

L’episodio del fico senza frutti seccato da Gesù, si trova in Marco e Matteo:

 

“Il giorno seguente, quando furono usciti da Betania, egli ebbe fame. 13 Veduto di lontano un fico, che aveva delle foglie, andò a vedere se vi trovasse qualche cosa; ma, avvicinatosi al fico, non vi trovò niente altro che foglie; perché non era la stagione dei fichi. 14 Gesù, rivolgendosi al fico, gli disse: «Nessuno mangi mai più frutto da te!» E i suoi discepoli udirono.” (Mar 11:12-14)

 

“La mattina, tornando in città, ebbe fame. 19 E, vedendo un fico sulla strada, gli si accostò, ma non vi trovò altro che foglie; e gli disse: «Mai più nasca frutto da te, in eterno». E subito il fico si seccò.” (Matt 21:18-19)

 

L’interpretazione dell’episodio è sempre stata abbastanza complessa e controversa. Soprattutto quello che ci lascia perplessi è una domanda spontanea che può sorgere al v.13 di Marco: “..ma, avvicinatosi al fico, non vi trovò niente altro che foglie; perché non era la stagione dei fichi.” Ad una prima lettura infatti l’azione di Gesù sembra illogica: se non era la stagione dei fichi perché ne cercava? Tuttavia studiando un poco la complessità  botanica della specie del fico in genere, l’ambiente della Palestina,  il tempo in cui la scena si svolse, la simbologia biblica di questa pianta, la continuità degli insegnamenti del Cristo, credo che possiamo azzardare una spiegazione relativamente semplice, anche se piuttosto drammatica.

 

 

LA NOSTRA LOGICA NON SEMPRE VA BENE

Spesso intoppiamo nella comprensione degli insegnamenti biblici perché ragioniamo con la nostra mentalità occidentale o comunque fin troppo “umana”, senza tener conto che la Bibbia è una raccolta di libri di insegnamento. Se non capiamo subito il perché di una cosa apparentemente illogica (come cercare il frutto quando non sembra essere il tempo di quel frutto) non vuol dire che lo scritto sia errato o Gesù abbia “sbagliato”.

Vediamo alcune possibili riflessioni: a) Non dimentichiamo che stiamo parlando di Dio. b) Può darsi che la Scrittura non fornisca sufficienti elementi  (per noi popoli d’occidente, oggi) per comprendere quel fatto di allora; forse per le persone di allora non era così illogico; in qs caso bisognerebbe tentare di capire come era la mentalità e le abitudini del tempo. c) Potrebbe darsi che il fatto della “stagione dei fichi” in modo così letterale, non sia poi così rilevante ai fini dell’episodio e dell’insegnamento che voleva trasmetterci il Signore; se così fosse sarebbe inutile allora farne il centro della discussione.

 

a) Non dimentichiamo che stiamo parlando di Dio, quindi a prescindere dalle spiegazioni che comunque cercheremo di dare, ricordiamoci che il Signore Dio è sempre il Creatore, è Colui che soffia la vita e la toglie. Anche se non ci fossero spiegazioni logiche, o per noi al momento comprensibili, ogni atto del Signore non solo è possibile ma ha sempre una sua logica. La logica di Dio non necessariamente può essere sempre capita nell’immediato dall’uomo. Per prima cosa allora evitiamo dunque giudizi troppo veloci e chiediamoGli con umiltà, maggiore sapienza, come facevano i Suoi discepoli in disparte.

 

b) Il passo non fornisce elementi sufficienti a noi oggi, spetta a noi approfondire i dati e certe abitudini di quel popolo in quel luogo in quel tempo.

Partiamo dall’idea che l’albero del fico, di per se stesso è già abbastanza complicato e poco classificabile. Senza entrare troppo nel merito sappiamo che il fico ha una complicata biologia: vi sono fichi maschi, fichi femmine, fichi che danno un raccolto l’anno, altri che ne danno due.. (i primi verso la primavera o primaticci o gli altri verso fine estate o fichi veri) impollinazioni o meno della “vespa del fico”, germogli che possono comparire con le prime foglie agli inizi della primavera… Insomma un albero difficile da classificare in modo matematico nel mondo. Basterebbe questo per comprendere subito che non è facile dire “la stagione dei fichi è dal tale mese al tale mese”; molto dipende anche dalla nazione in cui si trova e a quale tipo di raccolto ci riferiamo (i primi germogli, la prima raccolta di primavera o la raccolta dei fichi veri a fine estate). Tra le tante spiegazioni in merito all’episodio narrato da Marco, l’argomentazione che a me è parsa più semplice e corretta è la seguente, che riporto come è scritta nel commentario: “Il periodo era quella di Pasqua, a metà del mese di Nissan (aprile). In Palestina gli alberi di fico producevano una certa quantità di piccoli germogli commestibili in marzo, seguiti dall’apparizione di grandi foglie verdi all’inizio di aprile. Questi primi “frutti” (germogli) verdi costituivano il cibo comune dei contadini del posto (l’assenza di questi germogli, nonostante il fogliame verde che prometteva la loro maturazione faceva capire che, per quell’anno, il fico non avrebbe portato frutti). Alla fine questi germogli cadevano quando si formava il normale raccolto dei fichi, che maturavano la fine di maggio-giugno, la stagione dei fichi. Così era normale che Gesù, poco prima di Pasqua (alla metà di aprile) si aspettasse di trovare qualcosa di commestibile su quell’albero di fichi, anche se non era ancora la stagione dei frutti” (J. D. Grassmick).

In pratica si tratta quasi certamente dei “ficucci” di cui parla in Cantico dei Cant 2:13 come dice la versione Diodati) o “primi frutti” (CEI); come suggerisce anche R. Pache nel suo commentario.

 

c) Potrebbe darsi che il fatto della “stagione dei fichi” non sia poi così rilevante ai fini dell’episodio e dell’insegnamento che voleva trasmetterci il Signore.

In effetti, quanto detto nel punto b) può soddisfare solo parzialmente la comprensione del passo. Capiamo che il comportamento di Gesù aveva una sua logica che andava oltre: il fico era piantato ai bordi della strada (Matt 21:19), dunque era a disposizione di tutti, era quasi certamente sano e su buona terra, perché rigoglioso e pieno di foglie; dunque prometteva i primi germogli commestibili. Diciamo che “non gli mancava nulla” per dare quello che prometteva. Ma perché Gesù ha quella reazione, che potrebbe apparire esagerata, tale da seccare l’albero fino dalle radici (Mar 11:20)? 

Qui è necessario riflettere bene: non è che Gesù si è indispettito e per questo l’ha seccato. Questo atteggiamento, quasi una ripicca, non rientra centro nel carattere e nella continuità  delle azioni del nostro Signore. Evidente che c’è dell’altro.

IL SIMBOLO BIBLICO DEL FICO è quasi sempre indicativo di Israele, cioè del popolo scelto da Dio.

Israele avrebbe potuto e dovuto essere un dolce albero di benedizioni per il mondo intero. Questo popolo infatti era preparato, conosceva l’Eterno, le Sue leggi, le Sue benedizioni la Sua presenza e le Sue correzioni… era stato posto su una terra fertile, ai bordi delle strade su cui tutti potevano nutrire la loro fame di Dio… invece non solo non adempie questo mandato, ma addirittura non riconosce Gesù stesso, il Messia, quando Lui stesso gli si avvicina!!

Gesù come Signore può pretendere il frutto da ogni creatura che Lui ha creato perché sa ciò che ha messo in quella vita; a maggior ragione poteva pretenderlo da Israele che aveva curato e amato dalla nascita. Ma il Fico-Israele non ha voluto riconoscere il Messia, negandoGli i frutti (1). E’ per questo motivo che viene maledetto dalle radici: Ma la maledizione terribile non è per tutto Israele; riguarda quella parte del popolo di Dio che persisterà a non voler riconoscere il Cristo nemmeno dopo, quando il Signore tornerà. Vi sarà però un rimanente secondo le Scrittura, una parte di quel popolo che riconoscerà il Signore Gesù come Messia e quella parte sarà salvata. (2)

 

COME SIAMO COLLOCATI NOI CRISTIANI NELL’EPISODIO DEL FICO SECCATO?

Per quanto i Giudei ancora oggi ci considerino solo degli estranei “infedeli”, indegni di leggere la “loro” Bibbia, resta comunque il fatto che per grazia divina, per i meriti di Gesù Cristo, l’Eterno ha inserito anche noi come parte del Suo popolo, checché ne dicano loro (3). Quindi sempre per i meriti del Signore Gesù abbiamo anche noi gli stessi diritti di essere considerati figli di Dio come loro. Purtroppo però è anche vero che, come molti di loro non riconobbero e non riconoscono Gesù, anche noi cristiani abbiamo commesso degli errori gravi, e forse peggiori, perché pur avendo conosciuto Gesù, lo abbiamo poi facilmente dimenticato. Questa “non considerazione” del Signore e della Sua legge eterna ci ha portato ad evidenziare solo alcune parti della Scrittura tralasciandone altre o addirittura modificandone il contenuto della Leggere regale stessa. Questo grave errore dettato dall’orgoglio ci ha spinto poi ad accettare effettivamente delle idolatrie che sono in abominio all’Eterno (4). Molti si considerano cristiani a tutti gli effetti, magari molto più “santi” di altri cristiani, però evocano gli spiriti dei morti e pregano creature che non sono Dio. Allora facciamo attenzione! Se anche noi cristiani giustamente pensiamo di essere parte del popolo di Dio, allora dobbiamo guardare bene quell’albero di fico che prometteva molto e poi non ha dato nulla. Gesù si sta per accostare anche a noi, aspettandosi dei frutti in base a quello che ci ha dato: abbiamo avuto una buona terra, siamo stati messi al centro degli incroci, ci è stato dato il compito di evangelizzare il mondo, compito che i Giudei non hanno assolto, però…  Lo abbiamo fatto? E come lo abbiamo fatto? Cosa abbiamo trasmesso? Foglie o frutti? Abbiamo predicato il Suo ritorno o ci siamo messi a contemplare il nostro fogliame? Le nostre chiese parlano di quanto sta per avvenire per decreto dell’Eterno, oppure si limitano a dire “pace nel mondo… “? Riflettiamoci.

 

PROIEZIONE VERSO GLI ULTIMI TEMPI

L’episodio del fico seccato in Marco è incastonato attorno ad un altro episodio fondamentale che è la purificazione del tempio (Mar 11:15-19). Questo collegamento dovrebbe sospingere le nostre riflessioni al tempo in cui Gesù tornerà e per prima cosa distruggerà ogni estraneità nella Sua casa. Il Suo tempio è il cuore del suo popolo, sia in senso stretto che in senso ampio. Per noi cristiani è il funzionamento del nostro “culto” sia all’interno del ns cuore che all’interno delle ns chiese.  Che farà Gesù alla Sua Chiesa quando tornando troverà in essa i “mercanti”?  C’è un tipo di chiesa che “traffica” che fa “mercato” delle cose di Dio. Quando il Signore tornerà la distruggerà in eterno, come fece a quell’albero di fico.

 

COSA FARE ALLORA?

L’apostolo Paolo in Romani 11 parla a noi come stranieri benedetti, a patto però che non ci esaltiamo, perché come Dio è stato severo col Suo popolo eletto, tanto più lo sarebbe con noi che in esso siamo stati innestati: “Parlo a voi, stranieri; in quanto sono apostolo degli stranieri faccio onore al mio ministero, 14 sperando in qualche maniera di provocare la gelosia di quelli del mio sangue, e di salvarne alcuni. 15 Infatti, se il loro ripudio è stato la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non un rivivere dai morti? 16 Se la primizia è santa, anche la massa è santa; se la radice è santa, anche i rami sono santi. 17 Se alcuni rami sono stati troncati, mentre tu, che sei olivo selvatico, sei stato innestato al loro posto e sei diventato partecipe della radice e della linfa dell'olivo, 18 non insuperbirti contro i rami; ma, se t'insuperbisci, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te. 19 Allora tu dirai: «Sono stati troncati i rami perché fossi innestato io». 20 Bene: essi sono stati troncati per la loro incredulità e tu rimani stabile per la fede; non insuperbirti, ma temi. 21 Perché se Dio non ha risparmiato i rami naturali, non risparmierà neppure te. 22 Considera dunque la bontà e la severità di Dio: la severità verso quelli che sono caduti; ma verso di te la bontà di Dio, purché tu perseveri nella sua bontà; altrimenti, anche tu sarai reciso. 23 Allo stesso modo anche quelli, se non perseverano nella loro incredulità, saranno innestati; perché Dio ha la potenza di innestarli di nuovo. 24 Infatti se tu sei stato tagliato dall'olivo selvatico per natura e sei stato contro natura innestato nell'olivo domestico, quanto più essi, che sono i rami naturali, saranno innestati nel loro proprio olivo. (Romani 11:13-24)

 

Per cui non ci resta che temere Dio, osservare la Sua volontà, essere pronti ad incontrarLo per renderGli quanto dovuto. Ciò che gli dobbiamo è il nostro ringraziamento per una salvezza immeritata, la nostra lode, il riconoscimento che Lui è il nostro Signore e l’aver compiuto il nostro compito, la nostra missione. Ognuno di noi ha un compito-missione come persona e un compito-missione come parte della Chiesa. Verifichiamo seriamente se stiamo adempiendo questo mandato. E’ così che potremo portare i primi frutti.

 

 

 

 

 

NOTE

 

(1) La simbologia del fico, della vite, della vigna, dell'ulivo hanno spesso somiglianza in riferimento a Israele. Il "Fico-Israele" era un popolo di particolare proprietà di Dio, come la "Vigna di Dio". C'era un patto reciproco. Se ricordiamo l'episodio della vigna e dei cattivi vignaioli che si vogliono appropriare della vigna e uccidono persino il figlio del padrone della vigna, possiamo estendere le nostre riflessioni: che farà l'Eterno a chi uccise suo Figlio e non lo riconobbe come Signore? «...C'era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, le fece attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare l'uva e vi costruì una torre; poi l'affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio. 34 Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli per ricevere i frutti della vigna. 35 Ma i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero un altro e un altro lo lapidarono. 36 Da capo mandò degli altri servi, in numero maggiore dei primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo. 37 Finalmente, mandò loro suo figlio, dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio". 38 Ma i vignaiuoli, veduto il figlio, dissero tra di loro: "Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e facciamo nostra la sua eredità". 39 Lo presero, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. 40 Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei vignaiuoli?» (Matt21:33-39). E' evidente allora che Gesù non si adira contro un semplice alberello di fico ma getta un pesante monito a chi tra il Suo popolo, nonostante i ripetuti richiami,  non Lo avrà riconosciuto come Signore.

 

(2) Ritengo che estendendo una possibile interpretazione, si possa intravedere la salvezza di questa parte di Israele anche attraverso l’episodio di Luca 13:6-9, dove il fico in questione non viene seccato dal padrone della vigna (Dio), ma ottiene la possibilità di salvezza per l’intercessione del vignaiolo (lo Spirito Santo per i meriti di Cristo): “Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella sua vigna; andò a cercarvi del frutto e non ne trovò. 7 Disse dunque al vignaiuolo: "Ecco, sono ormai tre anni che vengo a cercare frutto da questo fico, e non ne trovo; taglialo; perché sta lì a sfruttare il terreno?" 8 Ma l'altro gli rispose: "Signore, lascialo ancora quest'anno; gli zapperò intorno e gli metterò del concime. 9 Forse darà frutto in avvenire; se no, lo taglierai"»

 

(3) "Ora io dico: sono forse inciampati perché cadessero? No di certo! Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta agli stranieri per provocare la loro gelosia". (Rom 11:11)

(4)  E’ inammissibile in effetti la superficialità con cui gran parte della chiesa cristiana abbia “manipolato” i dieci comandamenti. (vedi CONFRONTO TRA I COMANDAMENTI CHE SONO NELLA BIBBBIA E LA TRASCRIZIONE CATTOLICA ). Questa libertà di modificare i dieci comandamenti cancellandone addirittura uno, ha esposto i fedeli all’idolatria dando la possibilità di evocare gli spiriti dei morti. Credo possa essere molto d’aiuto il ns sermone su youtube https://youtu.be/QwJp3vZ9d3s  (18 minuti) intitolato “QUALI DIECI COMANDAMENTI? – Fondamentale introduzione”.

 

 

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