Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

LA SOFFERENZA FA PARTE DEL NOSTRO CAMMINO – IL DOLORE DI DIO

-di Renzo Ronca - 3-2-16- h. 11,45 - (Livello 3 su 5) 

 

 

 

 

Il perché il Signore Gesù abbia percorso proprio al strada della sofferenza per arrivare alla resurrezione, rimane un profondo mistero nonostante le tantissime spiegazioni teologiche. Di fatto chi vuole seguire il Cristo sa che non può farlo senza “rinunciare a se stesso e portare la croce” (Matt. 16:24; Mar. 8:34; Luca 9:23). Parole queste difficili da capire, che nel corso delle epoche sono state anche travisate da molti credenti, quando per esempio si infliggevano addirittura sofferenze nel corpo, credendo così di seguire meglio l’esempio di Gesù. Ma Gesù non si è mai provocato sofferenze fisiche su se stesso, né ha mai consigliato ai discepoli di farlo. Il “rinnegare se stessi” è un concetto molto più complesso; oggi diremmo che ha a che vedere con un “io” troppo ingombrante che va ridimensionato di molto.

Alcuni l’hanno quasi capita la sofferenza quando hanno smesso di volerla capire; quando si sono concentrati sull’obbedienza a Dio, da cui scaturisce solo Amore.

 

Faccio un esempio: se vediamo qualcuno che invece di camminare per strada si va a tuffare dentro una siepe di spine dove c’è il filo spinato e si ferisce le braccia, pensiamo subito che sia matto. Se però ci accorgiamo che dentro le spine, imprigionato e piangente c’è un bambino, allora le cose cambiano. La sofferenza di fronte alle spine passa in secondo piano rispetto all’amore che proviamo per quel bambino.

L’amore è consapevole della sofferenza di se stessi, ma a volte non ne tiene conto e mette l’altro al di sopra di sé.

La vita del cristiano si basa su un fondamento: Amare Dio con tutto il meglio e la completezza di noi stessi; ed amare il nostro prossimo (Lc 10:27).

Questo è un comandamento ma anche una nostra volontà: è solo un comandamento doveroso per chi ha una fede basata sull’osservanza letterale della legge; ma è una volontà-necessità per chi, accogliendo Cristo, scopre di accogliere il Suo principio “vivo”, cioè la spinta insopprimibile di esprimere fuori da se stesso, fuori dal proprio “ego”, quell’amore di Dio, che è appunto donazione di sé per il bene di chi si ama.

Chi ama sa anche soffrire, sa farsi piccolo per amore dell’altro.

 

Nell’esempio che abbiamo fatto, l’uomo che salva il bambino dalle spine, la sofferenza del nostro corpo alle ferite è relativa e presto superata dalla gioia della liberazione, dal sorriso del bambino finalmente libero. Tuttavia vi sarebbe un dolore enormemente più grande qualora per esempio nonostante i nostri sforzi, il bambino per un qualche motivo ci rifiutasse, e nel tentativo di sfuggirci si ferisse a morte.

In quel caso in noi non ci sarebbe solo il dolore fisico delle ferite delle spine e del filo spinato, ma un dolore ben più forte in fondo al cuore per non essere riusciti a salvarlo.

 

Io credo che il Signore si senta così oggi nel vedere le sue amate creature che muoiono ogni giorno rifiutando di essere prese in braccio.

 

Il peccato in cui nasciamo si basa sulla negazione di Dio e tutta la nostra vita secondo il mondo è spinta all’autosufficienza, all’autonomia al dire “non ho bisogno di Dio”. L’uomo non è stato concepito così e se così è diventato è perché nella sua debolezza si è lasciato ingannare.

 

Quanto dolore potrebbe provare una persona nel vedere la propria amata compagna seguire un estraneo affascinata dalle sue parole false?

 

Dio ama.

 

Dio ci chiama a tornare con Lui.

 

Il Suo dolore è grande perché chiama ma nessuno ascolta.

 

Noi credenti amiamo.

 

Anche noi sentiamo una parte di questo dolore di Dio.

 

Se lo Spirito Santo non ci consolasse, moriremmo di dolore per questo mondo che si sta distruggendo da solo.

 

Ma il Signore non è tornato indietro quando ha visto che era solo sulla croce. Non ha smesso d’amare. L’amore del Signore sparso col sangue della sua fronte, trafitta dalle spine del nostro rifiuto, non è stato invano. Noi esistiamo, crediamo, siamo vivi e salvi proprio per quel Suo amore che ci spinge ad amare nonostante tutto. Nemmeno noi terneremo indietro e con le consolazioni dello Spirito Suo Santo continueremo ad amare nonostante il nostro dolore.

 

Signore considera la nostra debolezza ed aiutaci ad amare come hai fatto tu, pregando anche per chi non sa amare.

 

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